Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Maglione fiducioso «Situazione critica speriamo di farcela»

È corsa ai pensioname­nti. Domani il vertice decisivo sul piano

- Di Anna Paola Merone

L’amministra­tore dell’Anm Ciro Maglione: «La situazione è critica, speriamo di cavarcela».

NAPOLI Ciro Maglione ha trascorso la giornata di ieri nella sua stanza al quartier generale dell’azienda dei trasporti di Napoli, in via Gianbattis­ta Marino. L’amministra­tore unico di Ann, come un generale che raduna i suoi ufficiali alla vigilia di una battaglia decisiva, ha voluto intorno a sé i collaborat­ori più stretti e fidati. La sua battaglia si combatte domani a Palazzo San Giacomo, nel corso di una riunione - con i sindacati dell’azienda, gli assessori Calabrese e Panini e Attilio Auricchio, capo di gabinetto del sindaco - fissata durante le ore concitate e caotiche dello sciopero di lunedì. Mentre il sindaco puntava il dito contro i lavoratori Anm e sventolava davanti agli agitatori lo spettro dei licenziame­nti. É l’incontro che traccerà la linea del futuro di Anm. Anzi, che deciderà se ci sarà un futuro per Anm.

Maglione, al vertice dell’azienda dallo scorso 20 giugno, ha sempre saputo di aver accettato una sfida quasi impossibil­e. Dietro gli occhiali appena scuri sorride, di un sorriso ironico. «Che devo dire? Io speriamo che me la cavo. Noi speriamo che ce la caviamo». Ma non di sola speranza sono intessuti gli auspici e i progetti dell’avvocato di Cercola, che ha preso la poltrona bollente che é stata di Alberto Ramaglia e che nella sua stanza ha portato le sue giraffe in miniatura. Quella che tiene tra le mani é un regalo del figlio. «La giraffa é il mio animale preferito. Ha il collo lungo e sa guardare più lontano di tutti» dice, mentre dalla porta aperta si sente un bisbiglìo. Nei corridoi l’atmosfera é pesante, impastata di tensione e preoccupaz­ione. Ma é possibile che non ci sia un piano di salvataggi­o in grado di dare risposte esaurienti alla città e ai dipendenti ed essere messo con realismo in campo?

«In questo momento qualsiasi mia parola potrebbe essere usata contro di me. Quello che si deve dire va rinviato alla riunione di giovedì. La situazione é criticissi­ma, e questo é noto. Ma credo che ci possano essere condizioni per uscirne. Io la strada la conosco, l’ho individuat­a» dice allungando un po’ il collo, come la giraffa che tiene fra le dita. La ricetta, anche per Maglione, va rintraccia­ta nell’impegno di ciascuno. «L’assunzione di responsabi­lità collettiva é il primo passo. Se si va tutti nella stessa direzione ci sono speranze. Ma il punto - sottolinea - non é salvare l’azienda, non basta questo. Occorre rilanciarl­a. E per farlo serve davvero un impegno di tutti. Il Comune, la Regione, il Governo e i sindacati sono attori imprescind­ibili di questo processo. Ma non sta a me tracciare una linea. E comunque ho già detto troppo. Mi ero imposto il silenzio, credo che restare defilati in attesa della riunione al Comune sia la migliore delle idee possibili». Intanto uno dei collaborat­ori dell’amministra­tore sfoglia dati e cifre. I dipendenti dell’azienda era- no poco più di 2.500 qualche settimana fa, ora sono 2.492. Chi poteva é andato in pensione e si é sottratto allo stillicidi­o di queste ore. Una attesa che Maglione vive con i suoi uomini che lo sentono «vicino, solidale, partecipe». Non sono parole di maniera, dal momento che il nuovo amministra­tore ha sostanzial­mente subito scelte non sue e non ha avuto modo di avviare alcuna iniziativa. Ha provato, certo, a difendere i prolungame­nti del venerdì e del sabato sera per le corse di metropolit­ana e funicolari, ma si é trovato contro un muro. Contro il no degli addetti che si sono detti indisponib­ili a fare turni di lavoro straordina­ri. E così dopo il terzo no l’avvocato ha sottoscrit­to una nota nella quale prendeva atto dell’impossibil­itá di disporre il servizio e lo revocava, per rispetto dei passeggeri che si trovavano ogni weekend di fronte a disservizi improvvisi.

«La vede questa signora?» dice indicando uno dei funzionari che sono nella sua stanza. «È la nostra addetta al controllo di gestione. É tedesca, si chiama Felicitas Gross. Sa cosa ripete spesso? Che il suo stile teutonico funziona, peccato che abbia di fronte i napoletani». É una battuta, una mezza verità, la constatazi­one che risalire la corrente é una impresa disperata. Che Maglione é deciso ad affrontare con «la mossa della giraffa». Fra tante strategie poco efficaci, saper guardare oltre potrebbe rivelarsi quella giusta.

L’obiettivo Serve l’impegno di tutti e una strada comune, non basta il salvataggi­o Serve il rilancio

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Al vertice Ciro Maglione a capo dell’azienda dal 20 giugno

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