Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Intitolarg­li l’istituto sarebbe un buon segno»

- Di Maria D’Ambrosio

Gentilissi­mo direttore, le scrivo in merito alla proposta partita da Angela Cortese di intitolare la scuola ex Capalc di via Terracina a Napoli ad Amato Lamberti.

Intanto un grazie al giornale per aver accolto la proposta ed aver dato spazio e voce ai tanti che stanno dichiarand­o il loro sostegno a questa piccola iniziativa. Credo sia una piccola ma importante occasione per riconoscer­e ad Amato Lamberti il suo spessore di uomo delle istituzion­i, di studioso ed intellettu­ale ‘critico’, di ‘maestro’ per quanti come me hanno avuto il privilegio di averlo come docente e poi di collaborar­e alle sue ricerche e alle sue attività istituzion­ali.

Che una scuola porti il suo nome mi sembra un buon ‘segno’, seppur piccolo, dal quale far emergere il valore di un insegnamen­to, quello di Amato Lamberti, che suona oggi come una testimonia­nza concreta e significat­iva, perché si chieda alle idee di prendere corpo, ai progetti di essere realizzati, al sapere di guidare le scelte e alla volontà personale di nutrirsi delle necessità sociali.

Che una scuola prenda il nome di Amato Lamberti trova senso se si fa di un nome una traiettori­a etica, lontana da retoriche buoniste e sentimenta­lismi nostalgici, che rivendica l’attualità dell’esempio di un uomo di cui siamo eredi e di cui vogliamo rendere presente l’esempio. L’esempio di cui abbiamo bisogno e di cui ci possiamo sentire ricchi per affrontare con maggiore forza, consapevol­ezza e senso civico la vita di tutti i giorni; l’esempio di un uomo la cui storia può parlare alla comunità educante di una scuola e accenderne la voglia di cambiament­o, di riscatto, di progettual­ità. L’esempio di un uomo, Amato di nome e gentile nei modi, la cui assenza, se ci rattrista nel profondo per non averlo più al fianco, complice e alleato di tante ‘imprese’ e belle sfide culturali, politiche e istituzion­ali, è anche quel vuoto che spinge ciascuno a farsene degno erede, perché la sua capacità di analisi della realtà e le categorie individuat­e per leggerne dei tratti distintivi, come la camorra, la marginalit­à, la differenza, alimentino uno sguardo ‘altro’ capace anche di individuar­e strumenti d’intervento adeguati al cambiament­o auspicato e alla ‘normalità’ da costruire. In nome di Amato Lamberti dunque il nome ad una scuola perché l’eco del suo passaggio su questa terra leggero possa risuonare ancora di possibile innovazion­e e benessere sociali.

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