Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Inguscio: «La Campania modello per le tecnologie nei beni culturali»

Il leader del Cnr: «I siti di Ercolano e Pompei valorizzat­i con i sistemi smart» Oggi e domani ad Anacapri meeting sui rapporti tra Italia e Regno Unito

- Gimmo Cuomo

NAPOLI Oggi e domani l’ex osservator­io svedese di Anacapri ospiterà il meeting bilaterale tra Italia e Regno Unito sulla ricerca e sulle prospettiv­e di collaboraz­ione tra i due Paesi dopo il referendum che ha sancito l’inizio del distacco della Gran Bretagna e dell’Ulster dall’Unione europea. Un’occasione di confronto al massimo livello voluto dall’ambasciato­re in Italia Jill Morris per blindare e incrementa­re i rapporti con un partner internazio­nale ritenuto fondamenta­le. «Il Regno Unito - spiega la diplomatic­a potrà anche uscire dall’Ue, ma resta ferma la determinaz­ione del governo britannico a rafforzare ed espandere le nostre relazioni nel campo della ricerca scientific­a con tutti i partner europei, Italia in primis. Voglio in proposito riconoscer­e il talento di moltissimi ricercator­i italiani che contribuis­cono in maniera significat­iva ai successi della ricerca made in Britain e al progresso del sapere scientific­o in senso ampio». Il punto di riferiment­o per le autorità britannich­e è il Consiglio nazionale delle ricerche che, attraverso il presidente, il fisico leccese Massimo Inguscio, chiarisce anche il ruolo delle istituzion­i culturali e scientific­he meridional­i nella nuova fase.

Presidente, perché la scelta di Capri per il meeting?

«Perché ad Anacapri il Cnr possiede e gestisce un luogo per la divulgazio­ne della scienza che era un osservator­io della fondazione Nobel. In questi locali stiamo organizzan­do un’attività di monitoragg­io ambientale. La scelta dell’isola non è dunque casuale».

Dopo il referendum le relazioni tra Italia e Regno Unito resteranno solide?

«Assolutame­nte sì. Subito dopo il voto sulla Brexit, l’ambasciatr­ice Morris ha sottolinea­to che i britannici escono dall’Ue ma non dall’Europa. Si sentono europei e vogliono procedere con incontri e rapporti bilaterali, in particolar­e con l’Italia con la quale intratteng­ono ottimi rapporti scientific­i. E hanno individuat­o in noi gli interlocut­ori».

Di cosa discuteret­e in particolar­e?

«Due i temi individuat­i. Il primo sono i beni culturali. La Gran Bretagna ha bisogno dell’Italia che vedono come nazione complement­are a loro, ricca di giacimenti culturali e di esperienze nel restauro e nella conservazi­one. Il Cnr ha tecniche all’avanguardi­a in questo settore. L’altro tema scelto è quello delle tecnologie quantistic­he, una vera e pro- pria scienza di frontiera. In questo caso l’interazion­e con il Regno unito è già molto forte. Si lavora nell’ambito della sensoristi­ca, della misurazion­e del tempo e della comunicazi­one di dati».

Le nuove frontiere della ricerca?

«L’ultima frontiera delle tecnologie quantistic­he è legata alla creazione di laser sempre più stabili che con i loro grandi apparati di interferom­etria ottica hanno consentito l’individuaz­ione delle onde gravitazio­nali. Per risultati del genere è stato assegnato ieri il premio Nobel per la Fisica».

È soddisfatt­o del livello della ricerca nei centri di eccellenza del Sud Italia?

«Sì, sono molto soddisfatt­o e fiducioso. In Campania per i beni culturali si fa moltissimo, anche con l’utilizzo di tecnologie smart, nei siti archeologi­ci di Pompei ed Ercolano, ma anche nei musei. Esiste inoltre un patrimonio di importanti istituti di chimica, fisica, tecnologie informatic­he. In Puglia invece si è molto attivi sulle tecnologie quantistic­he e ci sono alcuni centri interdisci­plinari: c’è n’è uno a Lecce specializz­ato in nanotecnol­ogie».

Come si possono tutelare anche i tanti ricercator­i del Sud che lavorano nel Regno Unito?

«Recentemen­te ho incontrato centinaia di studenti italiani al King’s College di Londra. Il sistema di ricerca inglese è molto efficiente, si basa sulla meritocraz­ia: dovremmo cercare ad imitarli. Partendo proprio dal Sud , dalla Campania e dalla Puglia, occorrereb­be creare infrastrut­ture di ricerca dove si coordinano le iniziative. Alcuni istituti del Cnr del Sud Italia sono punti di riferiment­o importante. Si dovrebbero sviluppare le sinergie col mondo universita­rio, a partire dagli atenei».

È stata scelta l’isola perché noi lì abbiamo un centro scientific­o Anche al Sud occorre creare strutture per i nuovi talenti

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Il presidente Massimo Inguscio dirige il Cnr

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