Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La legge approvata dà di certo valore alle comunità Ma per i piccoli comuni servono politiche efficaci
Caro Direttore, il Parlamento ha scritto una bella pagina con l’approvazione della legge per i Piccoli Comuni, dopo che nelle tre precedenti Legislature la proposta dopo il via libera della Camera si era sempre arenata al Senato. È una legge importante perché esprime un valore preciso: il valore delle radici, del legame con la propria terra, ma anche il valore della comunità che nei Piccoli Comuni è più avvertito. E difatti in tali territori più immediate e intense sono le relazioni fra le Persone, il sentirsi parte di una unica famiglia quella del proprio Municipio, più diretto il rapporto fra Autorità e Popolo. Ma questa Piccola Grande Italia ha risorse e potenzialità spesso non utilizzate, ma preziose per la bellezza del paesaggio, la cura del territorio, la tradizione enogastronomica, il senso naturale di accoglienza e ospitalità.
Tuttavia tanti piccoli Centri sono in pesanti difficoltà per lo spopolamento, l’innalzamento dell’età media dei residenti, la riduzione dei servizi pubblici, la contrazione delle attività economiche e dei livelli occupazionali, il degrado idrogeologico. Questa consapevolezza ispira la legge, proposta da Ermete Realacci e della quale sono stato relatore alla Camera. Se i Piccoli Comuni rappresentano una realtà rilevante, vanno sostenuti con politiche efficaci.
La Legge introduce un principio nuovo e vincolante: nel sistema degli Enti Locali tali Comuni sono riconosciuti come realtà autonoma e peculiare e devono ricevere un trattamento differenziato nella normativa, nel riparto delle risorse, nell’organizzazione dei servizi, andando ben al di là della fredda logica dei numeri. La nuova legge contiene norme per la semplificazione amministrativa, il mantenimento di servizi postali, attività scolastiche e presidi sanitari, la realizzazione della rete a banda ultra larga, la riqualificazione dei centri storici e la promozione di alberghi diffusi, il recupero di case cantoniere Anas abbandonate e stazioni ferroviarie disabilitate, la vendita di prodotti a chilometro zero o da filiera corta e di tipicità locali. Basti pensare che il 93% dei prodotti Dop, il 79% dei vini Doc si ricollegano a questi territori ! Ed è previsto nel bilancio dello Stato un Fondo permanente con una prima dotazione di 100 milioni di euro per finanziare progetti per lo sviluppo economico e sociale. In Campania i Piccoli Comuni sono ben 335 su un totale di 550, di cui 103 su 118 nell’Avellinese, 70 su 78 nel Sannio, 106 su 158 nel Salernitano, 48 nel Casertano, 10 nel Napoletano. La legge rappresenta un punto non di arrivo, ma di partenza per il rilancio di questa Italia vera e profonda, che sa mettere insieme storia, tradizioni, cultura e mestieri antichi con innovazione, green economy e nuove tecnologie; tutela dell’ambiente con valorizzazione delle produzioni di eccellenza e sviluppo sostenibile.
Un punto di partenza che richiede negli Amministratori coraggio, spirito innovativo e proficua collaborazione fra Piccoli Comuni e le altre Istituzioni ed un’azione sinergica di Stato e Regioni. Con la legge, come giustamente afferma il professore Galasso, l’Italia scommette su se stessa, sulla grande attrazione e uno dei punti di forza per il Paese, che possono derivare dalla Piccola Grande Italia.