Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bimba down affidata a un single Le storie dei genitori coraggiosi
I papà e le mamme che hanno scelto figli con disabilità: «Ci danno gioia»
La scelta del tribunale per i minori di Napoli ha pochissimi precedenti. Quella di affidare una bambina affetta dalla sindrome di down, abbandonata dalla mamma in ospedale alla nascita, a un aspirante papà single, è una decisione più unica che rara. Dopo diversi dinieghi a causa del suo handicap da parte di sette coppie che volevano diventare genitori, il tribunale per i minori di Napoli ha deciso di sfruttare la legge 184 del 1983 che prevede alcuni casi, tra i quali quelli di bambini disabili, la possibilità di effettuare «adozioni speciali».
Ora per la piccola e l’aspirante papà inizia un periodo di prova, il preaffidamento, al termine del quale i giudici valuterannol’ inserimento definitivo della bambina nella nuova famiglia. Una storia bella, raccontata dal «Mattino», che ha toccato i cuori di tante persone e che ha aiutato a far emergere una realtà triste, ma assolutamente attuale. La scelta di adottare un bambino con disabilità è una decisione as- solutamente coraggiosa. Ne sa qualcosa Sara, mamma di Maria, una ragazza disabile adottata più di dieci anni fa, quando la piccola era affidata a un istituto. «È stata la scelta più bella della mia vita — ha spiegato Sara —. Io e mio marito eravamo volontari in una casa famiglia e Francesca era stata affidata al centro perché allontanata dalla sua famiglia di origine. Ogni volta che qualcuno veniva in istituto e vedeva le sue difficoltà andava via. Così decidemmo di chiederla in affido e dopo un lunghissimo iter abbiamo ottenuto l’adozione. All’epoca Maria aveva tre anni, ora è una bellissima ragazza».
Una scelta coraggiosa che non è stata mai rinnegata da Sara. «Maria ci dona una gioia infinita — continua la mamma —. Lei ha un forte ritardo cognitivo e motorio che, secondo i medici che la seguono e l’hanno seguita, si è aggravato a causa delle mancate cure e dei continui rifiuti ricevuti in tenerissima età».
Sara è preoccupata per il futuro della sua piccola e di quello che sarà quando lei e suo marito non ci saranno più. Ha paura di altri rifiuti che Maria potrebbe ricevere, ha paura che la sua bambina viva gli stessi traumi subiti da piccolissima.
«Al papà che ha deciso di intraprendere questa strada— consiglia Sara — dico solo di amare tanto. Sembra una frase fatta, ma l’amore che si riesce a dare a questi bambini speciali ti torna indietro e ti dona una gioia infinita».
La stessa gioia che ha provato Olga che ha avuto il coraggio e la consapevolezza di adottare un altro bimbo con gravi disturbi cognitivi, Michele. Ora Michele è un uomo, ma quando fu affidato alla sua nuova famiglia aveva solo 5 anni.
«Quandoci chiamarono andammo lì senza alcuna esitazio ne—racconta Olga —. Non è come quando vai al mercato e scegli la frutta. Andammo lì e tornammo a casa con Michele. E’ stato bellissimo, il regalo più grande che potessimo ricevere, certo le difficoltà ci sono e sono tante, ma la gioia che riesce a darci nostro figlio è indescrivibile. Ora speriamo solo che quando non ci saremo più, Michele riceva lo stesso affetto che proviamo a dargli noi».