Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il Comune licenzia sei «furbetti del cartrellino»
Con altri tre dipendenti finirono in un’inchiesta dei carabinieri
NAPOLI Per la prima volta a Napoli scattano le norme particolarmente severe contro i furbetti del cartellino che furono introdotte nel 2016 dal decreto Madia e sei dipendenti di Palazzo San Giacomo sono licenziati in tronco. Erano stati coinvolti in una inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, con l’ausilio dei carabinieri, su un episodio di malcostume nella pubblica amministrazione. I militari, infatti, tra maggio e novembre 2016 avevano filmato nove tra impiegati e funzionari della II Municipalità mentre, in orario di lavoro, erano dal parrucchiere, in vari negozi per scegliere vestiti o provare scarpe, in farmacia, a fare la spesa al supermercato, all’enoteca a degustare vini, seduti per strada accanto a furgoni per piccoli traslochi in attesa di clienti. Secondo l’ipotesi della Procura - che naturalmente troverà conferme o smentite nel prosieguo della vicenda giudiziaria - si coprivano l’uno con l’altro usando registrazioni di presenza «multiple e di comodo» con i badge elettronici in assegnazione che passavano di mano in mano. Ad inizio giugno 2017 le nove persone che erano finite nel mirino degli investigatori erano state raggiunte da un avviso di conclusione delle indagini e per due di esse erano state disposte anche misure cautelari. Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata e continuata ai danni dell’Ente pubblico e di false attestazioni o certificazioni della propria presenza in servizio mediante modalità fraudolente. La vicenda giudiziaria, si diceva, è ancora in corso, ma intanto sei tra gli indagati ed imputati perdono il lavoro. Il provvedimento di licenziamento disciplinare senza preavviso, contro il quale potranno presentare ricorso, risale al 28 settembre ed è firmato da Carmela Olivieri, la dirigente del settore del Personale.
Arriva all’esito di una istruttoria nel corso della quale l’amministrazione comunale, oltre ad acquisire gli atti in possesso della Procura, comprese due richieste di rinvio a giudizio che risalgono a luglio, ha effettuato autonomamente accertamenti e controlli relativamente ai giorni nei quali, secondo l’ipotesi accusatoria, i dipendenti avrebbero simulato di essere al lavoro. Impiegati e funzionari sono stati convocati dall’amministrazione, che li ha invitati a presentare elementi a propria discolpa. Secondo quanto si apprende dai provvedimenti adottati per ciascuno dei sei, tuttavia, « la linea di difesa del dipendente, …omissis… non riesce esaustivamente a motivare e giustificare quanto addebitatogli in sede di contestazione».
L’istruttoria interna che è stata svolta dall’amministrazione, dunque, come scrive la dirigente del settore personale, «ha incontrovertibilmente consentito di accertare i comportamenti contestati, che si evidenziano in modo plastico ed evidente». Proprio l’elemento della flagranza del reato, argomentano i provvedimenti assunti da Palazzo San Giacomo, consente di far valere le nuove norme previste dal «decreto fannulloni», varato dal Consiglio dei ministri il 15 giugno 2016, dopo alcuni casi eclatanti di pubblici dipendenti sorpresi ben lontano dai luoghi di lavoro nei quali avrebbero dovuto essere. Quello, per esempio, che si era verificato a Sanremo. La norma ha inasprito le sanzioni ed ha reso per la pubblica amministrazione più facili i licenziamenti a danno dei dipendenti che sono coinvolti in indagini per assenteismo. Si vedrà ora se anche gli altri tre presunti furbetti della II Municipalità seguiranno la sorte dei loro compagni e saranno cacciati dal Comune.