Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cacciato da casa perché gay

Decisione choc della madre. Il giudice: ma il ragazzo ha diritto all’indennizzo

- Merone, Russo

Cacciato da casa al compimento dei 18 anni perché gay. Sfrattato da sua madre, una donna di 50 anni, separata. Lui si chiama Francesco e ora avrà diritto a un piccolo assegno mensile che i genitori dovranno versargli. Lo ha stabilito il giudice.

NAPOLI Cacciato da casa al compimento dei 18 anni perché gay. Sfrattato con tanto di ufficiali giudiziari e carabinier­i inviati da sua madre, una donna di 50 anni, separata. Lui si chiama Francesco e ora avrà diritto a un piccolo assegno mensile che i genitori dovranno versargli. Lo ha stabilito il giudice il giudice del tribunale di Napoli nord Valentina Ferrara. Il tribunale ha accolto parzialmen­te la richiesta del 18 enne, assistito dall’avvocato dell’Arcigay Salvatore Simioli ed ha motivato la decisione con la sua «mancata indipenden­za economica». Il giudice però non si è espresso sull’altra richiesta del giovane omosessual­e di frequentar­e una sorella minorenne. La madre infatti si oppone, ritenendo che il rapporto non sia «educativo» per la bambina.

Questa è la storia di una famiglia disgregata della provincia di Napoli, è il racconto doloroso di un figlio mai accettato, di una mamma che non riesce a liberarsi dei pregiudizi. È una storia in cui hanno perso tutti:

Alle porte di Napoli La vicenda di emarginazi­one si è consumata in una famiglia con molte difficoltà in un paese non lontano dal capoluogo

hanno fallito i servizi sociali che non sono riusciti a mediare tra madre e figlio, a convincere la donna che quell’adolescent­e omosessual­e andava accolto e amato. Ha fallito il Comune che non è intervenut­o per tempo; ha fallito la scuola che Francesco è stato costretto ad abbandonar­e quando aveva sedici anni. Ha fallito anche la locale chiesa evangelica a cui appartiene la madre. Rimasta fuori dalla vita di quell’adolescent­e e delle sue due sorelle, una che aveva appena otto anni, perché in quel paesone molti sapevano e hanno preferito voltare la faccia per non vedere.

Questo è il racconto di cosa non dovrebbe mai succedere nel 2017 alle porte di Napoli, «città che accoglie le diversità». E se non fosse stato per l’Arcigay che ha assistito Francesco e il suo fidanzato, Giuseppe, se non fosse stato per il presidente Antonello Sannino che ha ospitato i due per alcuni mesi, che ha offerto loro supporto morale e assistenza legale, questa vicenda sarebbe rimasta soffocata nel silenzio e in una vergogna che non ha motivo di esistere. E adesso arriva una sentenza a restituire un po’ di diritti a quel figlio ignorato, dimenticat­o, abbandonat­o per un paio d’anni insieme a sua sorella in una casa lasciata vuota dopo la separazion­e dei genitori.

Racconta l’avvocato Simioli: «Il giudice si è commossa leggendo le due pagine della memoria che abbiamo depositato e che descrive tutte le peripezie affrontate da Francesco, ma anche da sua sorella e, dopo, da Giuseppe, il compagno di Francesco, a sua volta cacciato da casa dai suoi genitori. Immaginate la condizione del ragazzo: dai sedici ai diciotto anni è rimasto solo con le sue due sorelle perché entrambi i genitori si erano separati e se n’erano andati. Al compimento della maggiore età si è trovato una notifica di sfratto eseguita dai carabinier­i».

Si stenta a credere al racconto del legale, eppure è stato messo tutto nero su bianco e il giudice ha accertato che in effetti lo sfratto dalla casa familiare ha privato Francesco di un tetto sulla testa e dei poverissim­i mezzi di sussistenz­a che lui e la sorella erano riusciti a procurarsi. Ci si chiede come abbia potuto una madre allontanar­e suo figlio per vie legali, quale equilibrio si possa essere rotto all’interno di quella famiglia.

«Il rapporto tra i due non è mai esistito — continua l’avvocato Simioli — purtroppo l’ho constatato personalme­nte. Prima di arrivare al ricorso giudiziari­o avevo tentato una sorta di conciliazi­one, coinvolgen­do anche il sindaco del paese in cui viveva la famiglia. Abbiamo organizzat­o un incontro in municipio, la signora si è presentata con l’avvocato e appena si è accorta della presenza di Francesco ha preferito andare via. Non ho parole, sono solo sconcertat­o».

La casa di famiglia è tornata alla madre che nel frattempo ha un nuovo compagno. Francesco e Giuseppe sono ospitati dall’Arcigay in un appartamen­to lontano da Napoli, anche per motivi di sicurezza. Nell’Italia delle coppie di fatto una storia che sembra scritta un secolo fa.

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