Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Studenti del Nord meglio del Sud Abituati subito a viaggi e cultura»
I dati dell’Ocse certificano un divario fra studenti del Sud e del Nord, che sarebbe a netto vantaggio di questi ultimi. Alessandro Cecchi Paone forte di una quindicennale esperienza di insegnamento universitario nell’ambito della Comunicazione, negli atenei di Milano e Venezia, ma anche in quelli di Napoli e Cassino, possiede una conoscenza diretta e profonda della questione.
In che cosa consiste esattamente questo divario culturale?
«Sono culturalmente lontanissimo, come tutti sanno, da ogni forma di discriminazione, e sono anche per metà napoletano. Ma la differenza c’è ed è sostanziale. I miei studenti del Nord sono più disciplinati e danno mediamente risultati migliori. Il che dipende da due fattori: una più solida preparazione di base, in pratica quella ricevuta alle scuole elementari e medie inferiori, e un contesto culturale circostante più variegato e stimolante. I ragazzi del Nord hanno più occasione di vedere mostre, di assistere a dibattiti o a eventi culturali stracittadini, di fare viaggi culturali e di respirare intorno a sé una realtà professionale più selettiva e agguerrita».
E quelli del Sud?
«Quelli del Sud conoscono male l’italiano, hanno talvolta imbarazzanti carenze nei cosiddetti fondamentali, e vivono in contesti assai meno stimolanti, se non depressi. Napoli, naturalmente, fa in parte eccezione, ma in generale il panorama culturale del Sud è sconfortante».
Ci saranno però aspetti positivi...
«Certo, e fanno doppiamente rimpiangere quella mancanza di occasioni che dicevamo, perché i ragazzi del Sud sono spesso più intelligenti e partecipativi. Le qualità ci sono, ma i risultati no».
Viene in mente la definizione che l’avvocato Agnelli diede di Ciriaco De Mita: un intellettuale del sud di quelli che sembrano appartenere ancora alla Magna Grecia. Nel Sud c’è dunque un problema di eccesso di umanesimo?
«In un’accezione forse meno provocatoria usata da Agnelli, direi di sì. Nel senso che nel Sud prevale l’Italia crociana in cui il sapere vero è letterario e giuridico, mentre il sapere oggi è basato su tecnologia e scienza».
Che cosa bisogna fare, allora?
«Indirizzare le scelte degli studenti verso obiettivi pragmatici. Ingegneria innanzi tutto. Pensate che ci sono più avvocati a Roma che in tutta la Francia! Inoltre la società meridionale non ha recepito ancora l’importanza decisiva della conoscenza di una lingua straniera. Lo vedo nei colloqui di lavoro che faccio con le mie società, dove i candidati spesso vengono dal Sud: “Sai l’inglese?”, chiedo, e quando rispondono “Mi faccio capire”, mi rendo conto che sono ancora incapaci di calarsi nel presente. Naturalmente il problema non è per forza l’inglese: a Napoli c’è una perla come l’Orientale, magari trovare persone che parlino il cinese! Ma devono parlarlo sul serio, però, non a gesti...»
Forse c’è anche un terzo, doloroso punto. La cultura familistica...
«Sì. Molti scelgono una Facoltà per caso o per tradizione di famiglia, senza alcun progetto, convinti che il lavoro arrivi non per le proprie competenze, ma perché qualcuno ti aiuta».
Eppure l’Italia continua a sfornare eccellenze intellettuali, e non certo soltanto dal Nord. Come mai?
«La migrazione è doppia. Ce n’è una interna, dal Sud al Nord, verso atenei migliori (e a dire il vero ce n’è anche una contraria, perché fare l’esame di Stato in certi atenei del Sud conviene...). Poi c’è quella oltreconfine, alla ricerca di opportunità professionali e di meritocrazia. Se ci affermiamo all’estero è ancora perché binomi come quello Liceo classico/Ingegneria sono solidissimi».
Giù le mani dai licei, dunque.
«Certo. Infatti i laureati italiani ottengono risultati straordinari all’estero, così come nelle Università si affermano gli studenti meridionali che hanno l’opportunità di migrare al Nord. Nel Sud invece intelligenza e intraprendenza non solo non vengono valorizzate, ma spesso vengono addirittura mortificate».
Alessandro Cecchi Paone Non è questione di intelligenza ma di opportunità Qui si sceglie la Facoltà universitaria ancora per tradizione familiare