Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pescatori indennizzati per fine attività Una frode da 3 milioni con 75 indagati
Finanza e Corte dei conti chiudono le verifiche. Coinvolti due dirigenti regionali
NAPOLI Settantacinque indagati, un danno erariale di oltre 3 milioni di euro. La frode dei pescatori di Napoli è molto più grande di quella che si ipotizzava in prima battuta. Ieri la Guardia di Finanza di Napoli, su ordine della Procura della Corte dei Conti della Campania, ha notificato gli inviti a dedurre e disposto anche un sequestro preventivo ai danni dei due dirigenti della Regione ritenuti responsabili del «disastro economico» che pesa sulle casse dello Stato, di Palazzo Santa Lucia e della comunità europea.
Ogni pescatore ha ottenuto 40mila euro per riconvertire la microazienda di pesca in altre attività. Un disincentivo a continuare a saccheggiare i mari e in molti hanno accettato, ma truffando lo Stato. Come? Incassavano i soldi e poi continuavano tranquillamente a pescare nel golfo di Napoli. Addirittura è stato scoperto «Fep», uno strumento finanziario voluto dalla Comunità europea per riconvertire le attività di pesca nel Mediterraneo. Avevano avuto 40mila euro grazie a pratiche presentate nei Caf con molte attestazioni mendaci e si sarebbero obbligati a non pescare più. Quando gli uomini del «Roan» della Guardia di Finanza con le motovedette entrarono in mare a pattugliare le coste capirono che quasi nessuno aveva smesso di pescare. Il «Fep» è entrato in vigore a settembre del 2006 e, dal primo gennaio del 2007 fino al 31 dicembre del 2013, ha finanziato nelle città costiere milioni di euro per incentivare la sostenibilità economica, ambientale e sociale del settore della pesca. Solo a Napoli e provincia sarebbero arrivati almeno 20 milioni di euro. È