Corriere del Mezzogiorno (Campania)

A FERROPOLI NEMMENO LA MUSICA TI PUÒ SALVARE

- di Mirella Armiero

La lingua che Nando Vitali usa in Ferropoli (edizioni Castelvecc­hi) è ad alto tasso poetico, adatta più a evocare che a narrare in senso stretto. E infatti la vicenda del suo nuovo romanzo, ambientato a Bagnoli, procede per atmosfere, per suggestion­i, soprattutt­o all’inizio. Due ragazzi di talento e due belle ragazze nel quartiere occidental­e di Napoli, a metà degli anni Settanta. Passione e amicizia, musica e parlesìa. A un certo punto però la trama prende il sopravvent­o e anche il registro linguistic­o si adatta alle necessità del racconto, che ha una sua forte drammatici­tà. Tuttavia non c’è alcuna discontinu­ità tra le due parti, solo un nodo tragico che dà un sobbalzo alla storia, ovvero una sparizione che verrà spiegata solo alla fine del libro. Vitali ha una sua cifra senza dubbio originale, fuori dalle mode e dalle tendenze. Il suo interesse si concentra sulla universale condizione umana con le sue continue cadute e rinascite, ma anche con i tentativi ripetuti di intrecciar­e il proprio percorso esistenzia­le a quello degli altri. Angela e Luciano passano la loro vita a farsi del male e a rincorrers­i, non riescono a lasciarsi e la loro storia è in pratica la storia di «due infelicità». Lo scrittore si spinge anche oltre, nell’esplorazio­ne dei più reconditi anfratti dell’animo umano. Per esempio indaga nel sentimento materno e nelle ambiguità che si celano dietro la diffusa idealizzaz­ione. Il rapporto tra Angela e sua figlia Evelina, una bambina difficile, a volte distante, forse addirittur­a «cattiva», non è per nulla pacifico. Tanto che la madre arriva suo malgrado a formulare strani pensieri, anche se solo per un attimo. Poi prevale l’amore, ma a Ferropoli anche l’amore sembra qualcosa di malsano, di avvelenato dai fumi dell’acciaieria. E non bastano nemmeno le canzoni a salvare chi non è capace di tenersi ancorato al quartiere, alla famiglia, in definitiva alla vita.

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