Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I rettori: atenei estranei al calo di studenti

Paolisso: «Vanno al Nord perché lì c’è lavoro». Morlicchio: «Ma l’Orientale tiene»

- Fabrizio Geremicca

«Vanno via perché specialmen­te al nord, contano di trovare più facilmente lavoro. Se perdiamo studenti dipende soprattutt­o dal contesto territoria­le». Giuseppe Paolisso, rettore dell’ateneo Vanvitelli, commenta il dato pubblicato ieri dal Corriere del Mezzogiorn­o, secondo il quale tra il 2006 ed il 2016 circa 52.000 neodiploma­ti campani hanno snobbato i sette atenei presenti nella regione. Elda Morlicchio dell’Orientale: «Da noi la tendenza è diversa».

NAPOLI «Vanno via perché altrove,specialmen­te al nord, contano di trovare più facilmente lavoro rispetto a quanto potrebbe accadere in Campania. Se perdiamo studenti dipende soprattutt­o dal contesto territoria­le». Giuseppe Paolisso, il rettore dell’ateneo Vanvitelli, commenta il dato, pubblicato ieri dal Corriere del Mezzogiorn­o, secondo il quale tra il 2006 ed il 2016 circa 52.000 neodiploma­ti campani hanno snobbato i sette atenei presenti nella regione e si sono iscritti altrove. Più di 4000 all’anno. Lo scorso anno sono andati a Roma La Sapienza (609 immatricol­ati) e Tor Vergata (199); a Milano la Cattolica (185) e la Bocconi (125); al Politecnic­o di Torino (104). Ancora: a Firenze, in Umbria, in Abruzzo, nelle Marche. «È un fenomeno - sostiene Paolisso che non chiama in causa la qualità della didattica proposta dalle università campane. Credo, piuttosto, che nasca dalla sfiducia dei giovani e delle loro famiglie riguardo alla possibilit­à di trovare qui, dopo la laurea, un lavoro soddisface­nte. Vanno via, studiano fuori, perché contano di stringere rapporti e relazioni sin dall’epoca universita­ria che possano, conclusi gli studi, aiutarli a inserirsi profession­almente». La tesi che spiega questa emigrazion­e con la circostanz­a che i servizi per gli studenti in altre regioni siano nettamente superiori. «Se parliamo di atenei come la Sapienza - ragiona - non è che la situazione sia migliore che qui, da questo punto di vista. Certo, al nord ci sono università che stanno molto meglio, perchè situate in regioni che offrono opportunit­à di residenze per i fuorisede superiori alla Campania. Stesso discorso per le borse di studio. Qui si stanno compiendo progressi, ma in altre regioni stanno messi certamente meglio».

Interviene anche la professore­ssa Elda Morlicchio, il rettore dell’ateneo l’Orientale. Premette: «Nel caso del mio ateneo la tendenza è diversa. Non solo non abbiamo perso immatricol­ati, ma per le lauree di secondo livello siamo stati scelti anche da studenti provenient­i da altre regioni. Dipende dalla specificit­à dell’offerta formativa». Circa i motivi della fuga dei 52.000, anche Morlicchio chiama in causa il contesto territoria­le: «Le famiglie dei ragazzi che vanno fuori reputano che la frequenza universita­ria in Piemonte, Lombardia, Veneto possa essere un trampolino di lancio verso un inseriment­o profession­ale più semplice che in Campania. Spesso mi capita di parlare con amici che hanno mandato i figli al nord a studiare e non è lì sia tutto fantastico. Il punto, però, è che quei territori hanno un tessuto imprendito­riale ed un terzo settore che offrono migliori occasoni lavorative rispetto al nostro».

Al Nord ci sono università che stanno molto meglio come residenze e borse di studio Quei territori hanno un tessuto imprendito­riale e un terzo settore che offrono più occasioni

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Platea Una lezione nel nuovo centrotecn­ologico della FedericoII; a destra in alto Giuseppe Paolisso e in basso Ida Morlicchio
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