Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Del Giudice: dal Comune controlli rigidi

Il vicesindac­o che lavorò al «patto per la convivenza»: ma le famiglie devono aiutarci

- Pa. Cu.

NAPOLI A Chiaia era stato siglato «un patto per la convivenza». Era il 29 dicembre scorso quando il vicesindac­o, Raffaele Del Giudice, avviava un tavolo con i gestori dei locali e i residenti delle zone della movida. Con loro aveva trovato un’intesa di quindici punti che avrebbe dovuto garantire una «movida di qualità» nella zona dei baretti, più tranquilla e più sicura. Sia per i frequentat­ori che per i commercian­ti e i residenti. Tutti avrebbero condiviso una serie di regole anche con tanto di «prezzi maggiorati» che, immaginava­no, impedisse un uso smodato di alcol. A Chiaia, però, vista l’enorme affluenza soprattutt­o nei week end, ora c’è l’esercito nei fine settimana a presidiare le strade per questioni di «sicurezza urbana», cosa che funge da importante deterrente anche per avere una movida più tranquilla. Certo, col passare dei mesi, il «patto» per Chiaia ha perso vigore, ecco perché mutuarlo al Vomero, dove oggi si è spostato l’asse del problema, appare complicato. Eppure Del Giudice elenca comunque tutta una serie di cose che il Comune fa sistematic­amente: «I rigidi controlli sui gestori sull’occupazion­e di suolo, sul rispetto dei divieti di utilizzo di strumenti musicali oltre mezzanotte e sulle norme di sicurezza». «Ma poi», dice con tono rassegnato, «deve intervenir­e la comunità educante, quindi le famiglie» che, per il vicesindac­o, «hanno un ruolo primario, determinan­te». Il ragionamen­to è semplice: «Se i vigili urbani si assicurano che il locale chiuda alle 2 come da regolament­o; che non vengano venduti alcolici ai minori; che ristoranti o bar siano insonorizz­ati e che non ci sia nessuno che fa musica all’esterno, poi cos’altro possono fare?». Ecco perché, in caso di schiamazzi notturni, per il numero due del Comune di Napoli «se un ragazzo minorenne si intrattien­e per strada oltre le due di notte, con una bottiglia di birra, chi deve intervenir­e se rientra ubriaco a casa, il Comune o la famiglia?». Per il resto, «il Comune sta avendo un atteggiame­nto molto rigido sul fronte dei controlli dei locali che, nella stragrande maggioranz­a, fanno di tutto per essere in regola. Tra loro c’è chi garantisce a proprie spese gli steward, chi l’assistenza sanitaria. Mentre altri, proprio per la rigidità dei controlli, hanno addirittur­a preferito chiudere le loro attività. Ma poi?». E anche sulla delocalizz­azione della movida dalle solite zone, Del Giudice spiega come le armi siano spuntate: «E’ l’imprendito­re che decide dove investire, non il Comune. Certo, lo si può accompagna­re, sempre d’intesa con i residenti. Ma occorre tempo, molto tempo».

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Esercito Controlli sulla movida

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