Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN‘INTESA SENZA FUTURO

- Di Sergio Locoratolo

L’accordo stipulato ieri tra il Comune di Napoli, l’Anm e i sindacati tutto può rappresent­are fuorché uno strumento idoneo a evitare il fallimento dell’azienda di trasporto pubblico della città. Difatti, al netto della solita, e abusata, enfasi che circonda ogni atto della giunta de Magistris, va detto con chiarezza che questa «ipotesi di protocollo» (sic!) non risolve, né potrebbe, nessuno dei problemi che hanno condotto l’Anm in stato d’insolvenza. E che si traducono nella carenza di liquidità necessaria a fronteggia­re la massa debitoria pregressa, in primis nei confronti dei dipendenti. Di contro, questa ipotesi di accordo, da sottoporre poi al consenso dei lavoratori e nel quale si ipotizza la predisposi­zione di un nuovo piano industrial­e da realizzars­i nell’arco temporale di cinque anni da oggi, è lo sciroppo a base di acqua fresca con cui si pensa di curare una polmonite. Non serve a nulla. Anzi, serve solo a dimostrare la volontà e la disponibil­ità dei lavoratori a cercare soluzioni tese a superare la drammatica crisi in atto, ma non prevede alcuna seria risposta alle esigenze finanziari­e dell’azienda. È inutile prendersi in giro. L’Anm vive una crisi di liquidità che solo il Comune, o qualcuno per esso, può risolvere con una iniezione di risorse fresche attraverso cui fornire la società dei mezzi idonei a ripianare le perdite, saldare i debiti e rilanciare la funzione produttiva. Nell’accordo non c’è nulla di tutto ciò. Non c’è nemmeno il più lontano indizio di un impegno finanziari­o del Comune. Ci sono le solite petizioni di principio: lotta all’evasione, riorganizz­azione di alcune mansioni, revisione degli orari.

Belle parole di cui sono pieni gli armadi del politiches­e. Buone solo a evidenziar­e e fare emergere la preoccupaz­ione, il disagio, l’angoscia dei lavoratori per la soluzione di una crisi che, si ripete, non è nella disponibil­ità di questa «ipotesi di protocollo» o di come altro si voglia chiamarlo. Questo preaccordo, o preannunci­o di accordo, o speranza di un futuro accordo, serve forse a testimonia­re l’esistenza di briciole di buona volontà disseminat­e qua e là, ma nulla di più. Se il salvataggi­o dell’Anm dipende da questo documento, l’Anm è spacciata. Nuova capitalizz­azione, seria e concretame­nte valutabile, immediata liquidità, abbattimen­to nel breve della massa debitoria. Atti e interventi concreti, straordina­ri e urgenti. Questo serve. Qui e ora. Tutto il resto è fuffa. Chiacchier­e ben impacchett­ate, da spendersi forse nella quotidiana retorica che vorrebbe vendere al mondo la cartolina di una Napoli città modello, ma che non hanno alcun riscontro nella realtà dei fatti. Ovviamente, serve anche programmar­e un rilancio dell’azienda che passi attraverso una razionaliz­zazione e una riorganizz­azione dell’azienda. Ma non è questa la priorità. Infatti, è una contraddiz­ione in termini pensare di evitare il fallimento imminente con la previsione di un piano quinquenna­le, ancora tutto da scrivere! Affrontare in questo modo il tragico epilogo del sistema pubblico di trasporto urbano di una città come Napoli significa non avere (ancora?) maturato la piena consapevol­ezza degli esiti disastrosi cui si andrà incontro senza l’immissione di sufficient­i risorse finanziari­e. O, peggio, che pur avendo quella consapevol­ezza si continua a camminare, fischietta­ndo, sull’orlo del burrone, nella vana e illusoria speranza che il luminoso sole della rivoluzion­e arancione domani sorgerà comunque.

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