Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UN‘INTESA SENZA FUTURO
L’accordo stipulato ieri tra il Comune di Napoli, l’Anm e i sindacati tutto può rappresentare fuorché uno strumento idoneo a evitare il fallimento dell’azienda di trasporto pubblico della città. Difatti, al netto della solita, e abusata, enfasi che circonda ogni atto della giunta de Magistris, va detto con chiarezza che questa «ipotesi di protocollo» (sic!) non risolve, né potrebbe, nessuno dei problemi che hanno condotto l’Anm in stato d’insolvenza. E che si traducono nella carenza di liquidità necessaria a fronteggiare la massa debitoria pregressa, in primis nei confronti dei dipendenti. Di contro, questa ipotesi di accordo, da sottoporre poi al consenso dei lavoratori e nel quale si ipotizza la predisposizione di un nuovo piano industriale da realizzarsi nell’arco temporale di cinque anni da oggi, è lo sciroppo a base di acqua fresca con cui si pensa di curare una polmonite. Non serve a nulla. Anzi, serve solo a dimostrare la volontà e la disponibilità dei lavoratori a cercare soluzioni tese a superare la drammatica crisi in atto, ma non prevede alcuna seria risposta alle esigenze finanziarie dell’azienda. È inutile prendersi in giro. L’Anm vive una crisi di liquidità che solo il Comune, o qualcuno per esso, può risolvere con una iniezione di risorse fresche attraverso cui fornire la società dei mezzi idonei a ripianare le perdite, saldare i debiti e rilanciare la funzione produttiva. Nell’accordo non c’è nulla di tutto ciò. Non c’è nemmeno il più lontano indizio di un impegno finanziario del Comune. Ci sono le solite petizioni di principio: lotta all’evasione, riorganizzazione di alcune mansioni, revisione degli orari.
Belle parole di cui sono pieni gli armadi del politichese. Buone solo a evidenziare e fare emergere la preoccupazione, il disagio, l’angoscia dei lavoratori per la soluzione di una crisi che, si ripete, non è nella disponibilità di questa «ipotesi di protocollo» o di come altro si voglia chiamarlo. Questo preaccordo, o preannuncio di accordo, o speranza di un futuro accordo, serve forse a testimoniare l’esistenza di briciole di buona volontà disseminate qua e là, ma nulla di più. Se il salvataggio dell’Anm dipende da questo documento, l’Anm è spacciata. Nuova capitalizzazione, seria e concretamente valutabile, immediata liquidità, abbattimento nel breve della massa debitoria. Atti e interventi concreti, straordinari e urgenti. Questo serve. Qui e ora. Tutto il resto è fuffa. Chiacchiere ben impacchettate, da spendersi forse nella quotidiana retorica che vorrebbe vendere al mondo la cartolina di una Napoli città modello, ma che non hanno alcun riscontro nella realtà dei fatti. Ovviamente, serve anche programmare un rilancio dell’azienda che passi attraverso una razionalizzazione e una riorganizzazione dell’azienda. Ma non è questa la priorità. Infatti, è una contraddizione in termini pensare di evitare il fallimento imminente con la previsione di un piano quinquennale, ancora tutto da scrivere! Affrontare in questo modo il tragico epilogo del sistema pubblico di trasporto urbano di una città come Napoli significa non avere (ancora?) maturato la piena consapevolezza degli esiti disastrosi cui si andrà incontro senza l’immissione di sufficienti risorse finanziarie. O, peggio, che pur avendo quella consapevolezza si continua a camminare, fischiettando, sull’orlo del burrone, nella vana e illusoria speranza che il luminoso sole della rivoluzione arancione domani sorgerà comunque.