Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fondazione Banco di Napoli, Padoan ha inviato gli ispettori Investimenti, cambio di rotta
Venerdì in Consiglio d’indirizzo nuove indicazioni per la gestione
Il ministero dell’Economia ha avviato l’ispezione sulla gestione della Fondazione Banco di Napoli in seguito agli esposti inviati nei mesi scorsi. Gli ispettori di Pier Carlo Padoan sono arrivati a Napoli a fine luglio, ma la notizia è trapelata solo ieri. Sulla scrivania del capo dell’ufficio Vigilanza, Alessandro Rivera, dovrà arrivare la relazione dei delegati, poi il ministero prenderà le eventuali decisioni. Intanto, per venerdì prossimo è fissata la riunione del Consiglio d’indirizzo della Fondazione con all’ordine del giorno i criteri per gli investimenti.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha autorizzato l’ispezione sulla Fondazione Banco di Napoli dopo gli esposti di due consiglieri generali, le polemiche dei mesi scorsi e l’articolato documento di rilievi inviato a luglio da Alessandro Rivera, il capo dell’ufficio vigilanza.
Così, mentre si attendono gli sviluppi dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli, con l’ipotesi di abuso d’ufficio per gli investimenti decisi nel 2016 in banche private, ora viene fuori la decisione ministeriale. L’avvio dell’ispezione risale all’estate scorsa ma la notizia è trapelata solo ora. Nel mese di luglio sono arrivati nella sede della Fondazione due ispettori inviati dal Mef e hanno richiesto alcune informazioni ai responsabili della gestione della Fondazione, soffermandosi anche ad esaminare documenti. Gli ispettori, come prevede la procedura, hanno poi preparato una relazione per il capo della Vigilanza, il quale dovrà assumere le decisioni previste dalla legge. Va detto che sia il cda della Fondazione, sia il collegio sindacale, avevano già provveduto a rispondere con una propria memoria ai rilievi avanzati nel documento del ministero.
Tra i punti sui quali erano state evidenziate criticità, l’investimento in Banca regionale di Sviluppo per oltre sei milioni di euro, e l’aumento della partecipazione in Banca del Sud. Decisioni che hanno provocato un durissimo scontro all’interno della Fondazione (con le critiche dei professori Abbamonte e Palmieri e gli esposti del professor Fimmanò). Nel documento del Mef veniva sottolineato che le decisioni sugli investimenti bancari dovevano essere sottoposte all’organo di indirizzo, cioé al Consiglio generale. Mentre un capitolo a parte riguarda la complessa vicenda di Francesco Fimmanò, il giurista indicato dalla Regione Campania ed estromesso con una votazione durante l’ultima seduta di Consiglio generale del 27 aprile scorso. Il Ministero dell’Economia aveva invitato la Fondazione a soprassedere al rimpiazzo, «in attesa di un definitivo pronunciamento di questa autorità sulla vicenda». Il posto di Fimmanò insomma dovrebbe restare congelato. Alla Fondazione e al Collegio sindacale era stato chiesto di riferire su tutti gli aspetti della complessa vicenda.
Sempre l’estate scorsa, un gruppo di sei consiglieri contrari alla linea seguita dal presidente Marrama (Andrea Abbamonte, Rosella Paliotto, Orazio Abbamonte, Vincenzo Di Baldassarre, Rossella Paliotto, Francesco Caia, Antonio Baselice e Donato Pessolano) aveva a sua volta inviato al ministero dell’Economia un documento di replica nel quale, in buona sostanza, si condividevano i rilievi ministeriali e si prendevano le distanze dalle scelte del cda. Il consiglio d’indirizzo in quell’occasione si divise letteralmente a metà tra favorevoli e contrari alle scelte del board.
Intanto nei giorni scorsi è stata presa anche un’altra importante decisione: nell’ordine del giorno della prossima seduta, fissata per venerdì, è stata inserita la «definizione delle linee generali della gestione del patrimonio e delle politiche degli investimenti». Era quello che da tempo chiedevano i consiglieri del dissenso. Per i sei si tratta di una svolta perché c’è la possibilità di riscrivere le regole e magari sancire formalmente il divieto per il cda di deliberare decisioni rischiose. Ovviamente a patto di trovare una difficile intesa in consiglio.