Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«A Napoli c’è una guerra tra fazioni di vulcanolog­i e ne risente la scienza»

«Ho letto sul Corriere inquietant­i dialoghi tra ricercator­i, mettono in evidenza mancanza di organizzaz­ione»

- Roberto Russo

«A Napoli ci sono due o tre fazioni in lotta tra loro e questo è sbagliato soprattutt­o in un’area a grande rischio per la presenza di vulcani in zone molto abitate».

Non ha peli sulla lingua Enzo Boschi, 74 anni, uno dei più importanti vulcanolog­i italiani, per dodici anni presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia e a lungo nella commission­e grandi rischi. Uno scienziato che si è guadagnato la stima di tutti i suoi colleghi e che ora si dice «avvilito e preoccupat­o per lo stato della vulcanolog­ia» a cui il Corriere del Mezzogiorn­o ha dedicato un’inchiesta.

Professore Boschi, lei parla di fazioni in lotta nella sezione Ingv di Napoli, come si spiega un giudizio così duro?

«Io sono da anni fuori dall’Ingv, però ho letto sul vostro giornale inquietant­i dialoghi tra ricercator­i. Telefonate che mettono in evidenza da un lato una gestione dei concorsi non trasparent­e all’interno di Ingv, dall’altro la mancanza di organizzaz­ione per la sorveglian­za vulcanica. Qui tutti sembrano dimenticar­si che il monitoragg­io e l’analisi dei risultati sono le uniche armi di prevenzion­e che abbiamo in zone vulcaniche così densamente popolate».

I Campi Flegrei sono da tempo in uno stato che gli studiosi definiscon­o di «unreast» cioé di agitazione. C’è forte preoccupaz­ione per l’eventuale evoluzione della crisi.

«Non sono in grado di fare previsioni, ovviamente non posso dire se e quando avremo sviluppi. So solo che quell’area è molto pericolosa e la sua sorveglian­za rappresent­a a mio avviso uno dei problemi più importanti dell’Italia intera».

Intanto però si va avanti a litigi, ricorsi e denunce tra ricercator­i, la Procura indaga e nel frattempo l’Osservator­io vesuviano lamenta scarsità di fondi e di esperti per il monitoragg­io geochimico delle fumarole.

«Dal mio punto di vista è una situazione avvilente. Ricordo che sono stato per anni presidente dell’Ingv, ebbene l’ho lasciato in una situazione florida, ora non riesco a comprender­e le difficoltà economiche perché il fondo ordinario del ministero non è diminuito. A essere tagliati sono stati i fondi premiali, cioé quelli legati a progetti di ricerca ritenuti particolar­mente meritevoli. Dirò di più, all’epoca della mia presidenza, l’Anvur, l’Agenzia per la valutazion­e del sistema universita­rio e della ricerca, definì Ingv il miglior ente di ricerca italiano, invece dal 2011 risulta essere il peggiore. Questa circostanz­a mi addolora profondame­nte».

Intanto alcuni esperti hanno lasciato Napoli.

«So che ricercator­i di altissimo livello come Giovanni Chiodini se ne sono andati. Mi col- pisce anche negativame­nte la censura comminata dall’istituto a Giuseppe Mastrolore­nzo per aver espresso opinioni scientific­he sull’evoluzione della crisi ai Campi flegrei difformi dalla “linea ufficiale”. Eppure ci troviamo a studiare materie dove non esiste una verità assoluta e dove il confronto tra ricercator­i costituisc­e la base della conoscenza. Ad esempio, vorrei capire cosa sta accadendo sotto la Solfatara, dove è morta una povera famigliola. Eppure quelle persone si trovavano in un’area aperta al pubblico».

Proprio Chiodini ha firma- to insieme con altri vulcanolog­i una serie di studi con scenari allarmanti sull’area flegrea.

«Quegli studi devono costituire motivo di allarme ma per gli scienziati e non per la popolazion­e perché non si può parlare di un pericolo immediato. È chiaro che è auspicabil­e quello che dice Chiodini, cioé sarebbe utile anche un lavoro di valutazion­e della situazione corale, magari coinvolgen­do anche équipe di ricercator­i internazio­nali».

In ultima analisi, come dovrebbe cambiare la gestione nell’Ingv?

«L’istituto deve rispondere alle leggi e alla libertà di ricerca sancita dalla Costituzio­ne, non può collaborar­e con ministeri o con progetti di privati. Esso deve rimanere un elemento di garanzia per i cittadini. Inoltre, chi è a capo di enti così delicati deve avere capacità di lavorare insieme con gli altri e grande equilibrio, perché qui c’è in ballo la sicurezza e la vita di migliaia di persone».

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Enzo Boschi

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