Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«A Napoli c’è una guerra tra fazioni di vulcanologi e ne risente la scienza»
«Ho letto sul Corriere inquietanti dialoghi tra ricercatori, mettono in evidenza mancanza di organizzazione»
«A Napoli ci sono due o tre fazioni in lotta tra loro e questo è sbagliato soprattutto in un’area a grande rischio per la presenza di vulcani in zone molto abitate».
Non ha peli sulla lingua Enzo Boschi, 74 anni, uno dei più importanti vulcanologi italiani, per dodici anni presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e a lungo nella commissione grandi rischi. Uno scienziato che si è guadagnato la stima di tutti i suoi colleghi e che ora si dice «avvilito e preoccupato per lo stato della vulcanologia» a cui il Corriere del Mezzogiorno ha dedicato un’inchiesta.
Professore Boschi, lei parla di fazioni in lotta nella sezione Ingv di Napoli, come si spiega un giudizio così duro?
«Io sono da anni fuori dall’Ingv, però ho letto sul vostro giornale inquietanti dialoghi tra ricercatori. Telefonate che mettono in evidenza da un lato una gestione dei concorsi non trasparente all’interno di Ingv, dall’altro la mancanza di organizzazione per la sorveglianza vulcanica. Qui tutti sembrano dimenticarsi che il monitoraggio e l’analisi dei risultati sono le uniche armi di prevenzione che abbiamo in zone vulcaniche così densamente popolate».
I Campi Flegrei sono da tempo in uno stato che gli studiosi definiscono di «unreast» cioé di agitazione. C’è forte preoccupazione per l’eventuale evoluzione della crisi.
«Non sono in grado di fare previsioni, ovviamente non posso dire se e quando avremo sviluppi. So solo che quell’area è molto pericolosa e la sua sorveglianza rappresenta a mio avviso uno dei problemi più importanti dell’Italia intera».
Intanto però si va avanti a litigi, ricorsi e denunce tra ricercatori, la Procura indaga e nel frattempo l’Osservatorio vesuviano lamenta scarsità di fondi e di esperti per il monitoraggio geochimico delle fumarole.
«Dal mio punto di vista è una situazione avvilente. Ricordo che sono stato per anni presidente dell’Ingv, ebbene l’ho lasciato in una situazione florida, ora non riesco a comprendere le difficoltà economiche perché il fondo ordinario del ministero non è diminuito. A essere tagliati sono stati i fondi premiali, cioé quelli legati a progetti di ricerca ritenuti particolarmente meritevoli. Dirò di più, all’epoca della mia presidenza, l’Anvur, l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, definì Ingv il miglior ente di ricerca italiano, invece dal 2011 risulta essere il peggiore. Questa circostanza mi addolora profondamente».
Intanto alcuni esperti hanno lasciato Napoli.
«So che ricercatori di altissimo livello come Giovanni Chiodini se ne sono andati. Mi col- pisce anche negativamente la censura comminata dall’istituto a Giuseppe Mastrolorenzo per aver espresso opinioni scientifiche sull’evoluzione della crisi ai Campi flegrei difformi dalla “linea ufficiale”. Eppure ci troviamo a studiare materie dove non esiste una verità assoluta e dove il confronto tra ricercatori costituisce la base della conoscenza. Ad esempio, vorrei capire cosa sta accadendo sotto la Solfatara, dove è morta una povera famigliola. Eppure quelle persone si trovavano in un’area aperta al pubblico».
Proprio Chiodini ha firma- to insieme con altri vulcanologi una serie di studi con scenari allarmanti sull’area flegrea.
«Quegli studi devono costituire motivo di allarme ma per gli scienziati e non per la popolazione perché non si può parlare di un pericolo immediato. È chiaro che è auspicabile quello che dice Chiodini, cioé sarebbe utile anche un lavoro di valutazione della situazione corale, magari coinvolgendo anche équipe di ricercatori internazionali».
In ultima analisi, come dovrebbe cambiare la gestione nell’Ingv?
«L’istituto deve rispondere alle leggi e alla libertà di ricerca sancita dalla Costituzione, non può collaborare con ministeri o con progetti di privati. Esso deve rimanere un elemento di garanzia per i cittadini. Inoltre, chi è a capo di enti così delicati deve avere capacità di lavorare insieme con gli altri e grande equilibrio, perché qui c’è in ballo la sicurezza e la vita di migliaia di persone».