Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cartellino con le impronte digitali No dai sindacati del Cardarelli
Attacco alla direzione generale: vuole un odioso sistema che non è lecito
NAPOLI Impronte digitali per rilevare le presenze, i sindacati aziendali del Cardarelli dicono no. Quello che potrebbe essere il primo esempio napoletano della rivoluzione anti assenteismo negli ospedali, rischia ora di diventare un caso. Tutto parte da un volantino trasmesso ieri dalle rappresentanze aziendali della funzione pubblica di Cigl, Cisl, Uil e Fials. Un attacco alla direzione generale rea, dicono i sindacati, di volersi dotare di «un nuovo odioso sistema».
Il riferimento è ovviamente ai nuovi marcatempo basati sulla rilevazione delle impronte digitali, quelli che tutti avevano invocato all’indomani dello scandalo dei «furbetti» del Loreto Mare ma che, evidentemente, adesso non piacciono più. Va detto che ad opporsi non sono i sindacati medici, bensì quelli del «comparto». In realtà la polemica è ben lontana dalla stragrande maggioranza dei camici bianchi che non hanno mai rifiutato l’introduzione del sistema, anzi molti medici sono convinti che possa essere utile ad eliminare il clima di diffidenza alimentatosi nei confronti della categoria. Chi si oppone all’introduzione del sistema, definito «inutile» e «dannoso», parla innanzitutto di una questione di legittimità. «Riteniamo – si legge – che non sia lecita la rilevazione delle presenze tramite impronte digitali». Ci si appella al rispetto delle privacy e ci si chiede: «I dati sensibili riferiti alle impronte, dove, quando, come verrebbero gestiti, da chi, con quale garanzia di estrema riservatezza?». Questo però sembra un falso problema. L’ok del garante della privacy è infatti arrivato su un apparecchio di lettura dei dati biometrici che salva le informazioni solo sul badge del dipendente. Quindi sarà sempre e comunque il dipendente a possedere le proprie informazioni, non esisterà alcun database aziendale costituito ad hoc.Tutto chiarito? Perché, al di là di qualsiasi altra considerazione, i sindacati del comparto scrivono di non ritenere «che nel Cardarelli ci sia una situazione tale da arrivare solo a pensare di far marcare con le impronte». Incalzano anzi che «in questi ultimi giorni, al posto di risolvere i tanti-troppi problemi dell’azienda, ci si esercita in spregiudicati modelli per colpire i lavoratori, quali fossero la pietra dello scandalo della sanità e non rappresentati a un vero baluardo capace di far andare avanti l’azienda, seppure tra mille difficoltà». Insomma, in un clima che è diventato improvvisamente rovente, la polemica sembra essere appena iniziata. Va ricordato comunque che un sistema per le impronte digitali è già da tempo in funzione al Ruggi d’Aragona di Salerno. In quell’ospedale si è partititi già il 28 ottobre 2016 e, allo stato, non sembra ci siano stati problemi per la privacy dei dipendenti. Ben più difficoltosa la vita per eventuali furbetti, impossibilitati anche solo a pensare di marcare, o di farsi marcare, il cartellino. Una tecnologia, purché improntata su questo sistema che tutela la privacy, che sembra garantire tutti, in primis la maggior parte dei dipendenti pubblici che a lavoro ci vanno e che si fanno carico delle tante carenze che esistono. Dipendenti che finiscono poi per pagare le colpe di altri.
L’azienda L’ok del garante della privacy è arrivato su un apparecchio di lettura dei dati biometrici che salva le informazioni solo sul badge del dipendente