Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cartellino con le impronte digitali No dai sindacati del Cardarelli

Attacco alla direzione generale: vuole un odioso sistema che non è lecito

- Raffaele Nespoli

NAPOLI Impronte digitali per rilevare le presenze, i sindacati aziendali del Cardarelli dicono no. Quello che potrebbe essere il primo esempio napoletano della rivoluzion­e anti assenteism­o negli ospedali, rischia ora di diventare un caso. Tutto parte da un volantino trasmesso ieri dalle rappresent­anze aziendali della funzione pubblica di Cigl, Cisl, Uil e Fials. Un attacco alla direzione generale rea, dicono i sindacati, di volersi dotare di «un nuovo odioso sistema».

Il riferiment­o è ovviamente ai nuovi marcatempo basati sulla rilevazion­e delle impronte digitali, quelli che tutti avevano invocato all’indomani dello scandalo dei «furbetti» del Loreto Mare ma che, evidenteme­nte, adesso non piacciono più. Va detto che ad opporsi non sono i sindacati medici, bensì quelli del «comparto». In realtà la polemica è ben lontana dalla stragrande maggioranz­a dei camici bianchi che non hanno mai rifiutato l’introduzio­ne del sistema, anzi molti medici sono convinti che possa essere utile ad eliminare il clima di diffidenza alimentato­si nei confronti della categoria. Chi si oppone all’introduzio­ne del sistema, definito «inutile» e «dannoso», parla innanzitut­to di una questione di legittimit­à. «Riteniamo – si legge – che non sia lecita la rilevazion­e delle presenze tramite impronte digitali». Ci si appella al rispetto delle privacy e ci si chiede: «I dati sensibili riferiti alle impronte, dove, quando, come verrebbero gestiti, da chi, con quale garanzia di estrema riservatez­za?». Questo però sembra un falso problema. L’ok del garante della privacy è infatti arrivato su un apparecchi­o di lettura dei dati biometrici che salva le informazio­ni solo sul badge del dipendente. Quindi sarà sempre e comunque il dipendente a possedere le proprie informazio­ni, non esisterà alcun database aziendale costituito ad hoc.Tutto chiarito? Perché, al di là di qualsiasi altra consideraz­ione, i sindacati del comparto scrivono di non ritenere «che nel Cardarelli ci sia una situazione tale da arrivare solo a pensare di far marcare con le impronte». Incalzano anzi che «in questi ultimi giorni, al posto di risolvere i tanti-troppi problemi dell’azienda, ci si esercita in spregiudic­ati modelli per colpire i lavoratori, quali fossero la pietra dello scandalo della sanità e non rappresent­ati a un vero baluardo capace di far andare avanti l’azienda, seppure tra mille difficoltà». Insomma, in un clima che è diventato improvvisa­mente rovente, la polemica sembra essere appena iniziata. Va ricordato comunque che un sistema per le impronte digitali è già da tempo in funzione al Ruggi d’Aragona di Salerno. In quell’ospedale si è partititi già il 28 ottobre 2016 e, allo stato, non sembra ci siano stati problemi per la privacy dei dipendenti. Ben più difficolto­sa la vita per eventuali furbetti, impossibil­itati anche solo a pensare di marcare, o di farsi marcare, il cartellino. Una tecnologia, purché improntata su questo sistema che tutela la privacy, che sembra garantire tutti, in primis la maggior parte dei dipendenti pubblici che a lavoro ci vanno e che si fanno carico delle tante carenze che esistono. Dipendenti che finiscono poi per pagare le colpe di altri.

L’azienda L’ok del garante della privacy è arrivato su un apparecchi­o di lettura dei dati biometrici che salva le informazio­ni solo sul badge del dipendente

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