Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Croce e Madame de Staël Liberal e scrittrice geniale
Inizia oggi all’Università Suor Orsola Benincasa il convegno Germaine, ou l’Europe: nuove letture e nuove prospettive. Ad aprire i lavori con il rettore Lucio d’Alessandro, la preside della facoltà di Lettere Emma Giammattei che domani terrà l’intervento Madame de Staël e Benedetto Croce di cui pubblichiamo una sua sintesi. di Croce una franca ammirazione per la mente «forte e perspicace», per la protagonista del proprio tempo, una «donna storica» la quale, come si legge nell’aureo racconto del 1917 La Signora di Staël e la regina Maria Carolina di Napoli, incontrò e conversò da pari a pari nel 1805 a Napoli con la sovrana. Qui emerge la figura della oppositrice di Napoleone che sa osservare l’altra, la Regina, e ne offre, agli interlocutori epistolari, il giudizio complesso, centratissimo, sebbene troppo compassionevole, quasi di cieco strumento della Storia. Né mancano nel racconto i riferimenti al viaggio in Italia, viaggio di natura politica e relazionale della scrittrice, la quale riverserà le impressioni napoletane nel romanzo-saggio Corinna o l’Italia: opera ritenuta da Croce fallimentare per l’eterogeneità dei materiali che vi convergono, soprattutto per il carattere effusivo di una confessione personale non veramente trascesa. D’altra parte, a considerare il ruolo catalizzatore del romanzo staëliano nello Zibaldone del Leopardi, si può meglio intendere la natura intimamente frammentaria e soggettiva del modello moralistico, tale da attraversare i generi — tra diario, narrazione di viaggio, riflessione — e spesso risultante in testi di confine, irriducibili ad una definizione precisa. Leopardi dichiarava in una nota del 1821 che solo dopo avere letto le opere della de Staël aveva potuto credersi filosofo.
Ma ciò che Croce intende mettere in luce di quell’itinerario molteplice è la concezione dell’indole teoretica dell’arte, della sua forza cognitiva attraverso le immagini e quindi la proposta del giudizio critico delle opere della poesia e dell’arte quali «viventi valori spirituali, e ciascuna in relazione col tempo e con la società in cui nacque». Di quella aurorale ed efficace storiografia sociologica era da riformare la prospettiva, spostata da Croce, si sa, sul testo poetico in sé, dotato di una legislazione interna e non estrinseca; anche se su questo versante la de Staël risulta più sensibile, rispetto agli ideologi tedeschi, al nesso essenziale e reciproco fra letteratura e libertà.
Accanto alle pagine puntuali dedicate alle questioni estetiche e storiografiche affrontate dalla de Staël in De la littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales (1800), e De l’Allemagne (1813), vanno inoltre considerate le tante citazioni di giudizi e pensieri accolti con consenso dal filosofo nel tessuto delle proprie argomentazioni. C’è l’omaggio frequente alle acute o assennate osservazioni di lei, che Croce preleva e discute, ad esempio la nozione di «classico» contro quella di «romantico» o del «carattere» di un popolo e della sua letteratura. Del resto la produzione staëliana si prestava particolarmente a questa forma di uso.
Non sfuggiva certo al provvedutissimo lettore che nei testi della «figlia di Necker» e «figliuola ideale di Rousseau» — altri epiteti crociani — persisteva come deposito stilistico del genere conversativo, la tensione all’aforisma, al motto conclusivo di un ragionamento che di per sé — e ciò si vede bene nella Littérature considérée dan ses rapports… — poteva risultare faticoso e difficile da ricordare. È un tratto comunicativo che a Croce non dispiaceva, allergico come egli era al gergo filosofico e lui stesso versato nella conversazione critica. È lecito chiedersi se proprio questa piacevolezza e artisticità della scrittura non abbia finito per penalizzare, nella società dei filosofi, l’immagine della teorica, titolare consapevole «d’une importune superiorité», alla quale riconoscere insieme con Croce l’invenzione, e non solo il servizio di divulgazione e mediazione, di idee fondamentali nella storia culturale e politica dell’Europa moderna.