Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sequestrata la Solfatara: è pericolosa
Dopo la morte, lo scorso settembre, di tre turisti. Interdetti da ieri anche il campeggio e il campo di calcetto Il gip: sigilli all’intera area. «Rischi vulcanici collegati ai gas velenosi e problemi idrogeologici»
Rischio vulcanico collegato ai gas velenosi, rischio struttu- rale, rischio geomorfologico, rischio idrogeologico: sono le quattro ragioni per cui da ieri l’intera area della Solfatara, compresi campo di calcetto e campeggio, è sotto sequestro preventivo. É la svolta dell’inchiesta dopo la tragedia dello scorso 12 settembre, quando padre, madre e figlio morirono davanti agli occhi dell’altro bambino. In sei pagine il gip Claudia Picciotti ha analizzato i rischi indicati dal geologo Balestri, a cominciare da quello vulcanico. In questo caso sono i gas che possono dare problemi: «La fuoriuscita avviene non solo attraverso le numerose fumarole presenti nella zona, ma soprattutto attraverso il fenomeno di degassamento diffuso.
NAPOLI Rischio vulcanico, rischio strutturale, rischio geomorfologico, rischio idrogeologico: sono le quattro ragioni per cui da ieri l’intera area della Solfatara è sotto sequestro preventivo. Dopo la tragedia dello scorso 12 settembre, quando padre, madre e figlio morirono davanti agli occhi dell’altro bambino, era scattato il sequestro probatorio solo dell’area caratterizzata da attività vulcanica; a quella si aggiungono ora gli annessi campeggio e campo di calcetto. Arriva dunque a una svolta l’inchiesta dei pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano, le cui attività sono coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio: esaminata la relazione del consulente Giovanni Balestri, hanno chiesto e ottenuto dal gip Claudia Picciotti il sequestro della struttura; resta un unico indagato, il gestore Giorgio Angarano. Alle verifiche hanno collaborato il commissariato di Pozzuoli, i carabinieri della tutela del lavoro, i vigili del fuoco e l’Asl Na 2.
In sei pagine il gip analizza i rischi indicati dal geologo, a cominciare da quello vulcanico. In questo caso sono i gas che possono dare problemi: «La fuoriuscita avviene non solo attraverso le numerose fumarole presenti nella zona, ma soprattutto attraverso il fenomeno di degassamento diffuso; tra i gas rilevati, particolare allarme ha destato la presenza in elevata concentrazione di H2S, valutato quale letale già a basse concentrazioni». Si tratta probabilmente proprio del gas che ha ucciso Massimiliano Carrer, Tiziana Zaramella e il loro figlio tredicenne Lorenzo: nell’aria in qualche modo si disperde, ma sotto terra (i tre erano caduti in una voragine provocata dalle forti piogge) resta in concentrazioni altissime. Il rischio strutturale ha a che fare con il gas, ma anche con l’acqua che ribolle nel sottosuolo e con la pioggia abbondante: si tratta di fattori che sgretolano il materiale vulcanico «sottostante a una piccola crosta, mediamente spessa 20 o 30 centimetri, che rappresenta il fragilissimo piano di calpestio che sostiene i visitatori». Tutta l’area, secondo il consulente, «ha una pericolosità di crollo uguale a quella del 12 settembre».
Gli altri due rischi, quello geomorfologico e quello idrogeologico, non sono al momento stati analizzati a sufficienza, spiega il gip, ma lo saranno poiché lo stesso esperto lo suggerisce.
Ma non è tutto: da un’altra consulenza, commissionata stavolta all’ingegnere Boccia per gli aspetti legati alla salubrità dei luoghi di lavoro, emergono ulteriori problemi. A cominciare dal rischio di frane e alluvioni «con possibile trascinamento di massi di notevole consistenza verso valle». Anche gli incendi rendono pericolosa la solfatara: ce ne sono stati nei mesi scorsi, ricorda il gip, sulle pendici interne del cratere e nelle zone intorno ai punti di ristoro. E non è finita, perché il consulente ha riscontrato anche «la pericolosità nei percorsi attraverso i quali transitano anche i turisti, connotati da escavazioni ed incanalamenti causati dalle acque piovane, non adeguatamente gestiti». Inoltre il Documento di valutazione rischi (Dvr) era fermo al 2009: dopo di allora non era stato rivisto nè aggiornato; «è stata rilevata la presenza di fori che possono diventare voragini; è stata riscontrata l’inidoneità del varco di ingresso all’accesso di mezzi per il soccorso ed alle eventuali operazioni di rapida evacuazione dell’area in ipotesi di emergenza; è stata rilevata l’insussistenza di percorsi guida per i visitatori: nella zona sono presenti soltanto delle recinzioni tra le quali la più estesa circonda la zona centrale del cratere, la fangaia». E pure la recinzione dà problemi: «La zona della bocca grande, nella quale insistono le fumarole di maggiori dimensioni, non risulta assolutamente interdetta da alcuna forma di protezione: alle fumarole, pertanto, può avvicinarsi chiunque, anche a distanza molto ridotta rispetto alle fonti di emissione dei gas». Infine i vulcanelli, cavità in cui c’è fango ribollente: sono schermati «da due grate metalliche sulla cui idoneità a scongiurare rischi di caduta all’interno il consulente nutre seri dubbi».
Le indagini Svolta nell’inchiesta sulla morte dei tre turisti del 12 settembre Indagato il gestore