Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tante guerre tra scienziati Enzo Boschi ha ragione
Sento il dovere di intervenire nel dibattito sulle guerre tra fazioni di studiosi, dopo aver letto le inchieste del Corriere del Mezzogiorno e l’intervista al professor Enzo Boschi. Ho conosciuto nella mia vita due generi di boiardi di stato-baroni-manager della scienza del monitoraggio dei rischi geologici: quelli che si rivolgevano a statisti, ironizzando sui politicanti, al fine di accrescere i loro enti di ricerca e dipartimenti universitari e quelli che per decenni – senza mai avere la dignità di dimettersi, neanche di fronte al crollo di cattedrali con morti e feriti — sono sopravvissuti per anni alla loro indegna carica pubblica, usata sostanzialmente e ripetutamente per accrescere la propria “dittarella” privata per svolgere geotermia speculativa. È a quest’ultimo tipo di baroni geologici cui si deve una devianza scientifico-morale-manageriale, soprattutto nelle aree vulcaniche campane. Mentre il primo tipo di “scienziati statisti” - per quanto scaltri – puntavano a complessi ed utili sistemi di monitoraggio, i secondi si son circondati per l’appunto da eredi geologi, che hanno come scopo principale agevolare mediocri che non «obnubilino la loro comunicazione mediatica». Oppure allo scopo di agevolare le società co-partecipate della ricerca del monitoraggio, facendo transazioni che si possono fare solo nel privato e non con i soldi pubblici, con dirigenti di ricerca che «hanno fatto cose gravissime», ma ancora vengono piazzati in commissioni geotermiche, geologiche o quanto altro. Le denunce svolte da geologi pubblici che seguono le leggi son definite dai «professori» del secondo tipo - in recenti lettere al Miur - «strumentali e che minano il benessere lavorativo». Solo questo sarebbe da dimissioni immediate.
Vent’anni fa questo secondo tipo di «baroni-politicanti» si appoggiavano ai nascenti socialisti craxiani e adesso si appoggiano alla «marmellata» politica della «poltrona da mantenere a tutti i costi», anche quando la credibilità – sia nel monitoraggio delle zone a rischio geologico che nella politica – una volta persa è persa per sempre.
I cittadini a questo punto si fidano solo di noi senza padrone e senza cariche, perché nei curriculum poi si vede in quale periodo hai preso una carica: se è avvenuto quando il punteggio scientifico Anvur era al massimo o no e se hai avallato o meno convenzioni di ricerca illecite, come avvenuto recentemente negli enti di ricerca e denunciato alle Procure della Repubblica. In questo quadro attuale desolante, negli enti di ricerca e nelle università le strutture di monitoraggio vengono affidate a gente che non ha neppure una pubblicazione sul monitoraggio multi-parametrico complesso o a chi – se ne ha una di pubblicazione – l’ha ottenuta con palese plagio intellettuale oltre che finanziario, verso chi ha avuto l’unica colpa – in realtà un grande onore – di denunciare conflitti di interesse e le prime infiltrazioni “ndranghetare”, come definite dagli stessi mediocri ricercatori omertosi coinvolti nel monitoraggio fasullo.
Tutto questo avviene mentre magari una zona vulcanica si stava deformando da un anno, dati ormai noti acquisiti minuto per minuto, ma era stato meglio andare in televisione a dire che tale una zona a palese rischio geologico era «assolutamente» tranquilla sulla base di dati acquisiti magari ogni 6 mesi, da parte di ricercatori magari situati a 700 km di distanza.
L’importante per questo secondo tipo di «professoroni», è investire di cariche di responsabilità sul monitoraggio delle zone a rischio geologico, persone manipolabili perché devono ancora far concorsi interni agli enti di ricerca e università e non gente alla «pari» loro. Ovvio che in tutto questo meccanismo le commissioni decise dal Miur sono ignare dei risvolti presuntivamente penali pregressi ancora ingiudicati viste le oberate Procure: esse sperano nel ritardo delle Procure invero, per vivere la loro «caricuccia» per tutti gli anni del mandato. Infatti - confidenzialmente - membri di commissioni «etiche» di grandi enti mi han spiegato che non vengono tenute in conto le loro vicende di mala gestio, non scritte nei curriculum consegnati quando fanno il concorso, mentre l’etica dovrebbe essere alla base della managerialità di monitoraggi critici in aree a rischio.