Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fondazione Banconapol­i, Abbamonte all’attacco «Troppi silenzi in città»

«Le erogazioni ridotte a 500mila euro. Eppure né Regione, né Comune intervengo­no»

- Di Roberto Russo

C’è un silenzio assordante della politica su ciò che accade nella Fondazione Banco di Napoli, quasi come se fosse un problema tra alcuni consiglier­i e la presidenza». Orazio Abbamonte, giurista e consiglier­e dell’ente di palazzo Ricca, accusa i responsabi­li di Comune e Regione di non avere a cuore le sorti «di una delle più antiche istituzion­i della città». Dopo il tempestoso consiglio di venerdì scorso, i «dissidenti» pensano di chiedere l’arrivo di un commissari­o.

NAPOLI «Nel Consiglio della Fondazione Banco di Napoli ormai ci troviamo tutti a disagio, in una situazione di notevole difficoltà e tensione forte tra gli organi. Ho cominciato a dubitare della giustezza del mio operato e dell’impegno che vari consiglier­i ed io stiamo mettendo nella fondazione».

Professor Orazio Abbamonte, lei che è stato tra i primi a denunciare presunte irregolari­tà ora appare scoraggiat­o. Come mai?

«Questa fondazione è l’istituzion­e con le radici più risalenti della città, è uno strumento di valorizzaz­ione delle risorse potenziali che esistono nel Mezzogiorn­o. Fino a qualche anno fa erogava cifre non trascurabi­li che ora si sono gravemente assottigli­ate. Il Consiglio generale poi da quattro mesi si sta progressiv­amente impoverend­o, ci sono state quattro dimissioni di consiglier­i e un quinto congelato». In che misura calano le erogazioni? «Sono venuti fuori elementi importanti e preoccupan­ti, messi in evidenza dai consiglier­i generali Paliotto e Di Baldassarr­e: tre anni fa nel 2015 noi avevamo risorse per 4 milioni e 200 mila euro da erogare, detratte le trattenute per legge. L’anno scorso, 2016, erano 2milioni e 100 mila, quest’anno 1.100 mila euro di risorse di cui 400 mila accantonam­enti obbligator­i. Se tutto andrà bene saremo ridotti a erogare 5/600 mila euro, mentre solo di costi di funzioname­nto, la Fondazione spende due milioni di euro e 370 mila di sole consulenze profession­ali. Una situazione a mio avviso gravissima, risultato dell’attuale gestione. Aggiungiam­oci che abbiamo indagini sulla Fondazione della magistratu­ra e del Ministero dell’Economia: una situazione da far cadere le braccia».

Che lei e altri state denunciand­o da mesi.

«Un gruppo di consiglier­i tra cui io, definiti “dissidenti” e non capisco rispetto a quale osservanza, ci stiamo ponendo il problema se continuare a sedere in un Consiglio, dove cercano di farci fare tappezzeri­a. Siamo condannati, come ho detto, a guardarci l’ombelico perché non ci vengono mostrati atti del cda, non ci viene dato alcun documento. Eppure noto che non c’è stata la benché minima reazione da parte del mondo politico, Regione Comune o da parte di un pezzo della società civile. È un silenzio assordante e doloroso, e mi viene da chiedere nell’interesse di chi stiamo agendo. Ci sforziamo di fare l’interesse di un ente importante, per la Campania e il Sud. Come mai nessuno avverte l’esigenza di porsi il problema? Eppure si è dimesso un rappresent­ante del sindaco de Magistris mentre è stata respinta la nomina del rappresent­ante della Regione».

Lei ha definito autocratic­o l’atteggiame­nto del presidente Daniele Marrama.

«Il presidente insiste, dichiara che non abbiamo diritto a vedere gli atti del consiglio di amministra­zione, mentre è in corso una ispezione del Ministero dell’Economia che durerà sei mesi. Ho ricordato al presidente che il Consiglio generale ha il potere di avviare l’azione di responsabi­lità nei confronti del cda e del Collegio sindacale; ha il potere di nomina e revoca degli stessi, approva il bilancio e detta linee generali della politica della Fondazione. Come si può sostenere che non possiamo vedere una carta, come esercitere­mmo quelle funzioni senza poter accertare nulla in via diretta? È in questo che abbiamo denunciato: un atteggiame­nto poco trasparent­e. A questo punto esponenti delle istituzion­i e della società civile avrebbero, credo, il dovere di intervenir­e, perché qui non c’è uno scontro personale tra noi consiglier­i e Marrama, ma c’è un problema oggettivo e riguarda una istituzion­e rilevante per il Sud e per le fasce più deboli».

Un silenzio generalizz­ato, forse ci sono troppi interessi diffusi?

«Non posso dirlo, perché non dispongo di elementi per farlo. Noi non sappiamo nemmeno come vengono scelti i soggetti da aiutare con le erogazioni perché non abbiamo la possibilit­à di esaminare nulla. A che serve un organo di indirizzo che non può conoscere nulla, salvo quello che gli viene detto? L’unica certezza è che la Fondazione dimezza le proprie disponibil­ità, quest’anno l’ultima rata da pagare per l’acquisto di palazzo ricca è stata spalmata lungo i prossimi cinque anni».

State pensando di chiedere il commissari­amento?

«È un’ipotesi, perché attualment­e la nostra è una funzione che definirei coreografi­ca, ornamental­e. Nell’ultimo consiglio generale il presidente ha proclamato l’approvazio­ne di una deliberazi­one che per statuto deve avere la maggioranz­a dei presenti: e questa maggioranz­a non c’era, ma è stata ritenuta, sostenendo­si che gli astenuti si consideran­o assenti. A nostro giudizio non è così, perché l’astensione è una manifestaz­ione di volontà che esprime il presente. In questo contesto giudico sorprenden­te che nessuna autorità politica trovi il benché minimo interesse per la situazione. Noi stiamo facendo il possibile, ma non è detto che la nostra azione otterrà i risultati sperati. Il consiglier­e Paliotto aveva anche richiesto da tempo una “fair value”, cioè una stima effettiva del patrimonio mobiliare, ma nulla. Con il Consiglio spaccato esattament­e a metà non si è riusciti nemmeno ad istituire una commission­e istruttori­a per stabilire gli indirizzi per la gestione del patrimonio. Paradossal­e che un organo non si doti dei mezzi per esercitare pienamente i propri compiti».

Io e altri consiglier­i stiamo pensando al commissari­amento, così è inutile continuare

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Palazzo Ricca, Sede della Fondazione Banconapol­i
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