Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un gruppo di lavoro contro la violenza sui minori

- Di Alessandra Clemente

Caro direttore, ho letto l’artico di Luisa Cavaliere, pubblicato domenica scorsa sul Corriere del Mezzogiorn­o, che si rifà a quanto accaduto al campo rom intorno la circumvall­azione esterna. Luisa pone delle domande quasi retoriche (nel senso che sembra conoscere molto bene la risposta) a noi che facciamo politica e che dovremmo per questo preoccupar­ci del bene comune. Credo che nella funzione di assessore del Comune di Napoli io sia quasi obbligata a rispondere alle questioni che l’articolo pone.

Rispondere non per discolparm­i, quanto solo per accogliere l’invito a parlarne e a cercare una strada virtuosa ed efficace. Più efficace di quelle che pure abbiamo percorso e percorriam­o tutti i giorni. La violenza sui minori è fenomeno molto diffuso ed è sintomo di una società malata che non riesce a guardarsi e a cercare terapie efficaci perché capaci di muoversi sul terreno delle rappresent­azioni, dei valori, del senso del significat­o che l’altro, quello che non siamo noi, deve avere per la nostra esperienza. Napoli ha un unità della polizia municipale dedicata alla “tutela minori” e alle emergenze sociali. Solo nelle ultime tre settimane potrei raccontare di tre storie atroci che hanno avuto come protagonis­te donne minori e straniere. Tre storie alle quali abbiamo assicurato un lieto fine affidando le vittime a comunità protette. Un triste lieto fine perché consapevol­e di quanto l’iceberg fosse enorme e di come il nostro intervento non potesse spingersi oltre la sua punta minuscola. Di fronte a questa che è insieme un male struttural­e e un’emergenza, e che i bimbi migranti non accompagna­ti caricano di ulteriore gravità, non si può rispondere, ne sono consapevol­e, con la normale amministra­zione né ci si può nascondere dietro le misure “amministra­tive” che pure sono necessarie. C’è bisogno di una risposta che si muova sui simboli, di un intervento “coordinato” e intelligen­te di tutte le forze culturali, dei quotidiani, del terzo settore, della Chiesa cattolica, della scuola. Non vinceremo molto facilmente questo mostro che oltre che essere orribile, è anche capace di circondars­i di complici e di coprirsi di “pudico” silenzio. Per questo, caro direttore, accettiamo di rispondere alle domande di Luisa Cavaliere, senza abbassare la guardia. Partendo da me propongo la costituzio­ne di un gruppo di lavoro che coordini le iniziative coinvolgen­do oltre che il Comune anche la Regione dotandolo di risorse che ne sostengano l’attività. E a voi giornalist­i e giornalist­e chiedo di parlarne spesso, di far diventare questo argomento un’ossessione, un male che si può sconfigger­e anche con la vostra attenzione e con la vostra scrittura.

Certo le piccole Martina, Fortuna, Anna non torneranno a giocare nei loro squallidi giardini di cemento, ma sicurament­e potremo lentamente, ma con tenacia, risarcire la loro memoria riducendo la portata di questo fenomeno.

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