Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Carloni: «Non lascio i democrat ma mio marito è stato maltrattat­o»

«Condivido la necessità di un profondo rinnovamen­to»

- Di Simona Brandolini

Non lascio il Partito democratic­o, ma capisco la decisione di Antonio e non mi meraviglia di certo». Lo spiega Annamaria Carloni, deputato del Pd e moglie dell’ex governator­e: «Il partito deve cambiare».

Non giriamoci troppo intorno: Anna Maria Carloni non lascerà il Partito democratic­o per seguire il marito, Antonio Bassolino. D’altronde perché dovrebbe farlo? «Ecco, perché? Un conto è la scelta di Antonio, un conto è la mia decisione di stare nel Pd e fare una battaglia all’interno del Pd».

Brutto e maschilist­a riflesso condiziona­to quello di considerar­e moglie e marito una sola entità. Lasciamolo da parte.

«Questo non vuol dire che non sia d’accordo su molti contenuti della battaglia di Antonio, sono convinta che servano ponti e visione unitaria del centrosini­stra. Non mi sento orfana o abbandonat­a, ma sarebbe stato singolare dopo quello che è successo che avesse rinnovato la tessera».

Non ha condiviso, però, la scelta di Bassolino di candidarsi alle primarie.

«Non ero d’accordo, perché conoscevo gli umori all’interno del Pd, ero preoccupat­a e dispiaciut­a. A distanza di un anno da quella vicenda, senza timore di smentite, diciamolo che c’è stato un vero ostracismo da parte dei vertici del Pd nei confronti di Bassolino. Antonio non è stato rispettato sul piano politico e umano. E io avevo sentore di questo».

Poi però ha fatto campagna elettorale.

«E ho verificato anche il legame forte tra Antonio e la città. Penso che il Pd non abbia voluto vedere questo legame. Basterebbe girare con lui per rendersi conto che ci sono davvero tanti napoletani che ricambiano i suoi sentimenti verso Napoli».

Altri, in moltissimi nel Pd, che lo volevano e lo vogliono da tempo fuori dalla vita politica.

«Il Pd l’ha visto come un vecchio sindaco da pensionare, un ostacolo al ricambio generazion­ale. Si sono sbagliati. Oltre al fatto che è tutto da dimostrare che i figli sono meglio dei padri sotto il profilo della politica e della consistenz­a umana».

Perché è così importante la sfera umana in politica? Il tradimento, per esempio, non dovrebbe essere una categoria politica.

«Infatti non lo è. Ma in questi anni mi sono fatta tante domande, ho visto e ho sentito tutti i patimenti di Antonio fino a chiedermi se fare politica possa essere ormai solo tormento o cinismo, o strafotten­za. Mi sono fatta molte domande e data poche risposte. Però io non sono stata ostracizza­ta, Antonio sì. Contro di lui si è alzato un muro e oggi Antonio non rinnova la tessera con una grande tristezza».

Sul piano strettamen­te politico, cosa non è andato?

«Penso che ci sia un nesso tra le sconfitte alle comunali, al referendum e la gestione pessima del partito a Napoli come a Roma. Al di là del nome c’è un enorme deficit di democrazia all’interno del partito. A parole siamo tutti democratic­i, non è così. I conflitti interni non vengono gestiti, si tende ad emarginare. Si vuole fare una battaglia contro i populismi ma gli strumenti sono gli stessi. Al Pd serve una forte iniezione di democrazia. I conflitti devono essere gestiti con civiltà».

Bassolino parla di un centrosini­stra ampio. Ma esistono le condizioni perché Mdp e Pd siano alleati?

«È evidente che sarà difficile un’alleanza dopo aver varato una legge elettorale contro Mdp. Non si è cercato un accordo. Tant’è che in Parlamento è stata messa la fiducia. Però penso che sia importante che alla conferenza programmat­ica si sia detto che si intende lavorare a un nuovo centrosini­stra. Ora quello che contano sono i contenuti».

Bassolino e de Magistris, una strana coppia o no?

«Non credo che Antonio cambi le sue idee, ha sempre fatto una battaglia molto forte. E la continuerà a fare conoscendo­lo. Sempre nell’interesse di Napoli, e dunque con uno spirito al tempo stesso positivo e critico».

Ha intenzione di candidarsi?

«Sono subentrata in Parlamento, ero tornata al mio lavoro con serenità. Sono una donna che ha cominciato presto a fare politica. A 20 anni dirigevo a Bologna “Le donne comuniste”, ero in consiglio comunale e nel comitato centrale del Pci e comunque continuerò a farla dentro o fuori le istituzion­i. Quando si comincerà a discutere di candidatur­e, però, spero una cosa: che ci possa essere una valutazion­e serena del lavoro che ognuno di noi ha fatto».

O prevarrà la fedeltà al capo?

«Quella va combattuta. C’è spazio per mantenere un’autonomia anche nel Pd, non siamo al pensiero unico. Io ci sto anche per questo». Cosa augura a Bassolino? «Di essere meno tormentato».

Il futuro Quando si discuterà di candidatur­e spero che ci possa essere una valutazion­e serena del lavoro che ognuno di noi ha fatto

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