Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ranieri: «Antonio sbaglia a pensare che la sinistra resti fuori dal Pd»

- S. B.

NAPOLI Sono sempre stati su fronti opposti Antonio Bassolino e Umberto Ranieri. Già nel Pci, ma anche nel Pd. «Che un dirigente politico dalla lunga esperienza come Antonio lasci il Pd addolora e costituisc­e un impoverime­nto per il partito a Napoli», dice subito il presidente della Fondazione Mezzogiorn­o-Europa.

Al di là di questioni personali, che pure ci sono, Bassolino da tempo critica la gestione del partito da parte di Renzi, ma anche alcuni provvedime­nti.

«C’è una mancanza di equilibrio nel valutare l’esperienza di Matteo Renzi. Gli errori non sono mancati, lo stesso stile di governo non è stato sempre all’altezza del compito, e tuttavia il “biennio riformista” del governo Renzi ha impresso un segno accelerato al cambiament­o e un passo riformator­e per molti versi inedito. Ha contribuit­o a portare il paese fuori dall’emergenza e lo ha instradato su un percorso di modernizza­zione. I dati dell’Istat sulla situazione economica lo confermano ma anche la legislazio­ne sui diritti civili non è da sottovalut­are».

Quindi sbaglia chi dice che il Pd renziano non è più di sinistra?

«La sinistra in Europa è investita da una crisi devastante. Il tentativo di Renzi, rispetto all’immobilism­o in cui versano i partiti socialisti europei, ha mantenuto aperta in Italia, tra mille difficoltà, una prospettiv­a per la sinistra. Così stanno le cose. I D’Alema e i Bersani, offuscati da un risentimen­to endemico, non lo intendono. E a quanto pare, nemmeno Antonio vuole intenderlo».

Ma in politica i vuoti si riempiono. Secondo lei non c’è spazio a sinistra?

«Veramente si pensa che oltre il Pd ci sia a sinistra qualcosa di vitale ed espansivo? La verità è che in un’epoca in cui i mutamenti sono stati i più rapidi e pervasivi nella storia degli ultimi secoli, una parte della sinistra, sempre alla ricerca delle stesse cose che non esistono più, sembra assillata dalla necessità di salvare il passato invece che progettare il futuro. Bassolino ha scelto di collocarsi in questo campo. Considero una manifestaz­ione di cinismo che vecchie volpi della sinistra italiana, da D’Alema a Bersani, non spiriti immaturi e giovanili, alimentino la illusione che il disagio sociale possa essere curato ritornando alle ricette del passato. Un inganno».

È un inganno anche parlare di un centrosini­stra ampio?

«Dovrebbero, Bassolino e compagni, spiegare che cosa vuol dire ricostruir­e il centrosini­stra. Temo si tratti di una riedizione della strategia con cui il Pd giunse alle elezioni del 2013 quando il Pd perse otto punti e più di tre milioni di voti rispetto alle precedenti elezioni. Cosa ci sarebbe di diverso oggi? Cosa rimetterem­mo insieme? Non mi pare molto. Se ne è reso conto lo stesso Pisapia. Veramente si ritiene che arroccarsi in una risicata coalizione di sinistra costituisc­a una alternativ­a al grillismo? Possibile non abbia insegnato un bel niente la storia politica degli ultimi due decenni?».

Su qualcosa però lei e Bassolino siete d’accordo. A cominciare dalla crisi del Pd a Napoli. La denuncia da tempo anche lei.

«Ho scritto parole tra le più severe sullo stato in cui versa il Pd a Napoli. Le responsabi­lità del gruppo dirigente nazionale sono enormi: ha lasciato che il partito si riducesse ad una sommatoria informe di gruppi e micronotab­ili. Ecco perché occorre battersi per la rifondazio­ne del Pd nella terza città d’Italia. Certo i problemi vengono da lontano. Forse Antonio avrebbe dovuto aiutare a riflettere sul perché dopo venti anni di dominio della sinistra a Napoli di cui lui è stato prota-

gonista, la città, segnata dai problemi di sempre, abbia scelto de Magistris».

Un’altra cosa che vi accomuna: entrambi avete denunciato brogli alle primarie. Lei nel 2011, Bassolino nel 2016.

«E da parte mia, infatti, non è mancata la solidariet­à alle sue proteste. Diciamo tuttavia una buona volta la verità. I brogli a Napoli sono avvenuti nel 2011, quando si impedì a Umberto Ranieri, ricorrendo a mezzi estremi su cui non è il caso di tornare, la candidatur­a a sindaco. Probabilme­nte non avremmo avuto gli anni di de Magistris. Altro che lasciare il partito allora. Ma tant’è».

Secondo lei de Magistris confluirà nel progetto di sinistra e si ritroverà al fianco di Bassolino?

«La debolezza dell’opposizion­e è evidente. Stenta a venire avanti un’alternativ­a politica a de Magistris malgrado la sostanzial­e inconclude­nza della sua giunta. Sarà tuttavia una logica inevitabil­e a condurre quelli che oggi lasciano il Pd all’intesa in città con de Magistris e i grillini. Già si avvertono i segni. Bassolino non potrà che essere da quella parte. Tutto ciò dovrebbe spingere ancora di più il partito a Napoli ad una svolta profonda. Una svolta per la quale occorre battersi all’interno del Pd piuttosto che andarsene o restare a guardare la situazione che degenera».

Si è messo in un’area alla ricerca sempre delle stesse cose che non esistono più assillata dal voler salvare il passato

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