Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I dipendenti a De Luca: salvi Città della Scienza
Rabbia a Coroglio: «Tutta colpa del Cda, venga azzerato I privati non investiranno, ora la Regione deve aiutarci»
NAPOLI «Serve un cambiamento radicale della governance della Fondazione Idis, con l’azzeramento della stessa e con il coinvolgimento della Regione Campania, che è l’istituzione pubblica di riferimento e la titolare del patrimonio vincolante della Fondazione per il raggiungimento degli scopi statutari». Alfonso Fraia, uno degli 84 lavoratori a tempo indeterminato di Città della Scienza(ci sono anche 6 a tempo determinato, 15 contrattisti, 30 tra borsisti e tirocinanti) lancia un appello a De Luca, affinché Palazzo Santa Lucia tiri fuori dalle secche la struttura che ha sede a Bagnoli. Nave, quest’ultima, che naviga in acque più che mai tempestose: almeno 13 milioni di debiti nei confronti, tra gli altri, dei fornitori e dei lavoratori; contributi non versati, uno scontro molto aspro tra i membri del consiglio di amministrazione ed il fondatore di Città della Scienza, il professore Vittorio Silvestrini.
Il sogno partenopeo di un centro di divulgazione scientifica di eccellenza, il modello che tanta solidarietà aveva suscitato in Italia dopo l’incendio doloso di quattro anni e mezzo fa sta diventando un incubo. Quello di una struttura che, nonostante i cospicui sovvenzionamenti pubblici, si trascina da una crisi all’altra, da una emergenza all’altra, come un banale carrozzone che vivacchia inghiottendo risorse. Prospettiva a dir poco avvilente, a fronte della quale perfino la tempestosa diatriba circa l’arretramento dello Science Center dalla linea di costa, che qualche anno fa ha contrapposto Silvestrini e l’ex segretario generale Lipardi, all’epoca non ancora ai ferri corti, alla giunta de Magistris diventa questione assolutamente marginale. È dunque, quella che hanno promosso i lavoratori occupando Città della Scienza a fine ottobre, una mobilitazione a difesa del salario ed allo stesso tempo una trincea per difendere la dignità ed il ruolo in città del polo divulgativo di Coroglio. Per questo chiedono, metaforicamente, la testa, la definitiva uscita di scena, di coloro i quali hanno individuato quali protagonisti e responsabili della crisi attuale. Enzo Lipardi ed il consiglio di amministrazione. I membri del quale, accusa un lavoratore, Daniele Lubrano, «piuttosto che occuparsi di trovare una soluzione, litigano tra loro inutilmente». La terra promessa, per gli addetti, è un nuovo Statuto ed un piano industriale. Prima serve che la Regione metta una pezza alla voragine del debito, perché non si vedono all’orizzonte privati disposti ad investire.