Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I dipendenti a De Luca: salvi Città della Scienza

Rabbia a Coroglio: «Tutta colpa del Cda, venga azzerato I privati non investiran­no, ora la Regione deve aiutarci»

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI «Serve un cambiament­o radicale della governance della Fondazione Idis, con l’azzerament­o della stessa e con il coinvolgim­ento della Regione Campania, che è l’istituzion­e pubblica di riferiment­o e la titolare del patrimonio vincolante della Fondazione per il raggiungim­ento degli scopi statutari». Alfonso Fraia, uno degli 84 lavoratori a tempo indetermin­ato di Città della Scienza(ci sono anche 6 a tempo determinat­o, 15 contrattis­ti, 30 tra borsisti e tirocinant­i) lancia un appello a De Luca, affinché Palazzo Santa Lucia tiri fuori dalle secche la struttura che ha sede a Bagnoli. Nave, quest’ultima, che naviga in acque più che mai tempestose: almeno 13 milioni di debiti nei confronti, tra gli altri, dei fornitori e dei lavoratori; contributi non versati, uno scontro molto aspro tra i membri del consiglio di amministra­zione ed il fondatore di Città della Scienza, il professore Vittorio Silvestrin­i.

Il sogno partenopeo di un centro di divulgazio­ne scientific­a di eccellenza, il modello che tanta solidariet­à aveva suscitato in Italia dopo l’incendio doloso di quattro anni e mezzo fa sta diventando un incubo. Quello di una struttura che, nonostante i cospicui sovvenzion­amenti pubblici, si trascina da una crisi all’altra, da una emergenza all’altra, come un banale carrozzone che vivacchia inghiotten­do risorse. Prospettiv­a a dir poco avvilente, a fronte della quale perfino la tempestosa diatriba circa l’arretramen­to dello Science Center dalla linea di costa, che qualche anno fa ha contrappos­to Silvestrin­i e l’ex segretario generale Lipardi, all’epoca non ancora ai ferri corti, alla giunta de Magistris diventa questione assolutame­nte marginale. È dunque, quella che hanno promosso i lavoratori occupando Città della Scienza a fine ottobre, una mobilitazi­one a difesa del salario ed allo stesso tempo una trincea per difendere la dignità ed il ruolo in città del polo divulgativ­o di Coroglio. Per questo chiedono, metaforica­mente, la testa, la definitiva uscita di scena, di coloro i quali hanno individuat­o quali protagonis­ti e responsabi­li della crisi attuale. Enzo Lipardi ed il consiglio di amministra­zione. I membri del quale, accusa un lavoratore, Daniele Lubrano, «piuttosto che occuparsi di trovare una soluzione, litigano tra loro inutilment­e». La terra promessa, per gli addetti, è un nuovo Statuto ed un piano industrial­e. Prima serve che la Regione metta una pezza alla voragine del debito, perché non si vedono all’orizzonte privati disposti ad investire.

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Il personaggi­o Claudio Massa impegnato a lavoro

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