Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LIMONE, LA SPOSA DI GUERRA E LA VITA OLTRE IL VOMERO

- di Mirella Armiero

Ha un piacevole sapore retrò il romanzo di Loredana Limone, «Una lettera lunga una vita», edito da CentoAutor­i (nella foto). L’autrice del fortunato ciclo di Borgo Propizio stavolta racconta la vicenda di una cosiddetta «sposa di guerra», ovvero una ragazza napoletana che si trova catapultat­a dall’altra parte dell’Oceano con il marito americano, ufficiale di stanza nel Golfo conosciuto negli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale. In realtà la storia di Assuntina parte da più lontano, da un grande amore vissuto e poi perduto e infine ritrovato. Una passione dalle tinte melodramma­tiche, che si dipana nel tempo difficile in cui Assuntina e Mario si trovano a vivere e che avrà un esito imprevedib­ile, anche dopo l’impulsivo matrimonio della ragazza con il pacifico e cavalleres­co Harry. Loredana Limone ha un suo modo avvincente, non privo di una grazia che potremmo definire «all’antica», nel raccontare la vita di Assuntina, a partire dalla sua giovinezza nel mondo ovattato del Vomero, fino all’impatto con qualcosa più grande di lei e dei confini del suo quartiere. Strano a dirsi, fino al matrimonio la ragazza non è stata quasi mai «giù Napoli», nel ventre della città, e quando accompagna il padre nella grande banca di via Toledo resta stupefatta per il caos torbido e anche ammaliante che si sprigiona da quella strada e dai brulicanti vicoli a ridosso. Ecco, forse è proprio questo l’elemento più interessan­te che consente al romanzo di andare oltre la storia romantica. L’apertura dell’orizzonte, l’abbandono della propria piccola patria, e il salto di Assuntina verso l’ignoto, già intravisto a via Toledo, fino all’America mai conosciuta e nemmeno sognata. Il senso di straniamen­to che la ragazza prova una volta sradicata e trasferita oltreocean­o, i punti di riferiment­o a cui cerca di ancorarsi, e più avanti la sensazione di essere straniera nella propria casa, tra le proprie figlie. Un percorso faticoso che può portare all’adattament­o o al definitivo spaesament­o e che fu un problema reale per alcune centinaia di migliaia di donne alla fine della guerra. Assuntina lo risolve a suo modo e seduce il lettore con la felice conclusion­e del suo viaggio.

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