Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La marcia dei «lavoratori fantasma»
La protesta Corteo ai Decumani fino a Napoli Sotterranea
Uno spettro si aggira per i Decumani, area Unesco di Napoli, quella del boom da tre milioni e mezzo di visitatori nel 2016, della triplicazione dei pubblici esercizi e delle associazioni culturali collegate al turismo: lo spettro del lavoratore precario oppure “in grigio” o più buio della notte, in nero. Come annunciato dai ragazzi dell’ex Opg, centro di servizi sociali più che centro sociale tout court, un corteo di lavoratori-fantasma ieri ha attraversato via Tribunali fino a piazza San Gaetano, dove insistono alcune delle principali attrazioni cittadine, obiettivo Napoli Sotterranea.
NAPOLI Uno spettro si aggira per i Decumani, area Unesco di Napoli, quella del boom da tre milioni e mezzo di visitatori nel 2016, della triplicazione dei pubblici esercizi e delle associazioni culturali collegate al turismo: lo spettro del lavoratore precario oppure “in grigio” o più buio della notte, in nero. Come annunciato dai ragazzi dell’ex Opg, centro di servizi sociali più che centro sociale tout court, un corteo di lavoratori-fantasma ieri ha attraversato via Tribunali fino a piazza San Gaetano, dove insistono alcune delle principali attrazioni cittadine, obiettivo Napoli Sotterranea. La protesta che denuncia lo «sfruttamento di precari ingaggiati come volontari» è partita da sei lettere di messa in mora spedite dal pool di avvocati della Camera Popolare del Lavoro dell’Opg, richieste da tre giovani impiegati in Napoli Sotterranea (50-100mila visitatori all’anno) per 4 o 5 euro all’ora, ed altri tre che hanno lavorato invece, raccontano, nell’attigua pizzeria Sorelle Bandiera nelle disponibilità dello stesso presidente di Napoli Sotterranea, Enzo Albertini, pioniere del turismo del sottosuolo e proprietario anche di un B&B e di altre attività commerciali in zona. I giovani fantasmi ripetono alle telecamere quel che è ormai in rete da giorni: nessun contratto dall’associazione che vieta anche le mance «preferendo che i turisti spendano per comprare souvenir», molti dubbi sulla sicurezza e c’è chi racconta di aver lavorato da cameriere anche «otto ore al giorno guadagnando 2,5 euro per ora». Albertini ha già replicato che i ragazzi prestavano servizio in Napoli Sotterranea appunto in qualità di volontari oppure erano stagisti universitari ma gli veniva elargito un piccolo rimborso spese. Per tutta risposta i fantasmi gli consegnano un enorme contratto di lavoro di cartapesta sormontato, a suggello, dalla “capuzzella” che sovrasta l’ingresso di Napoli Sotterranea e che reca: «Enzo Albertini, Patrono del Turismo di Napoli, concede ai viziosi lavoratori la stipula del presente Contratto...».
Strappano qualche sorriso persino agli agenti di polizia schierati all’ingresso, perplessi da questi ragazzi o coetanei dei centri sociali ma dai capelli corti e in ordine, con l’aria di aver avuto già a che fare col mondo del lavoro precario e di avere cognizione di quel che stanno urlando per indicare ai turisti, che continuano ad entrare pagando 10 euro cash, che la bella facciata di Napoli può nascondere sofferenze.
Albertini dal canto suo si è detto pronto a rinunciare a volontari e stagisti e a contrattualizzare. Ma la denuncia si allarga all’intero sviluppo turistico rapidissimo e probabilmente deregolato, se gli stessi assessori al Lavoro, Enrico Panini, e alla Cultura, Nino Daniele, si sono detti dalla parte di questi ragazzi, Panini in particolare. Allora i lavoratori-fantasma invocano l’Ispettorato del Lavoro, i controlli delle Asl e dei vigili ma per l’intero perimetro Unesco. Quando già altri comitati hanno invocato sempre da qui le Soprintendenze per i ripetuti abusi sui monumenti “monetizzati” e le piazze (dai restauri raffazzonati ad opera di enti privati e pubblici alle finestrelle aperte dai ristoratori in palazzi del Sei- Settecento) che invece rivelano alla luce del sole una «deregulation selvaggia e ultra-liberista» che, così ha scritto Nicola Quatrano sul CorrMezz, pur «esaltando la spontaneità delle dinamiche sociali sembra dare dei Beni Comuni un’idea tutt’altro che sociale considerandoli piuttosto come qualcosa che i privati possono liberamente usare per profitto», configurando una sostanziale «ammuina che si colloca nella peggiore tradizione cittadina, che si alimenta di individualismo e di un certo spirito guappo che le istituzioni rischiano di assecondare invece di contrastare». I lavoratori-fantasma si sono dati appuntamento ancora il 17 novembre per la “Marcia degli Esclusi” per le strade della città.