Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Capisco Paola, vi racconto i miei sacrifici per lavorare»

Il vigile Minichini, padre di un disabile: si scambiano diritti per favori

- Mirella Armiero

NAPOLI Daniele Minichini ha un figlio autistico di 24 anni, un ragazzone di un metro e novanta dal sorriso dolce, appassiona­to di puzzle e capace di completarn­e anche uno molto difficile in poco tempo. Ma è un ragazzo che ha bisogno di tanta attenzione. Per il padre, gestire la situazione facendo il poliziotto municipale non è certo facile.

Minichini si batte da sempre per i turni programmat­i, per la cui mancanza si è dimessa la poliziotta Paola Carotenuto, come ha raccontato questo giornale nei giorni scorsi. Minichini porta avanti la sua lotta anche attraverso la sigla sindacale Unipol. «La mia ex collega ha ragione», osserva il vigile. «È assurdo non poter decidere mai nulla della propria vita, se non all’ultimo minuto. Ho sempre cercato di ottenere i turni programmat­i, a prescinder­e dalla mia situazione personale».

Che comunque non è facile...

«Fin da quando mio figlio era piccolo mia moglie ed io ci siamo alternati nel badare a lui. Il ragazzo richiede particolar­i cure, non parla, non è del tutto autonomo. Soffre anche di crisi epilettich­e. Anche mia moglie è nella polizia municipale, ora è stata trasferita a Marano, più vicino a casa». Lei come si è organizzat­o? «Io chiedevo l’esonero per i giorni festivi, durante i quali stavo con lui. All’improvviso è stata emessa una disposizio­ne per cui chi non effettua i festivi deve accettare per forza i turni fissi e perde così ticket e soldi. Io non me lo posso permettere. E poi non riesco più ad alternarmi con mia moglie. Inoltre nel nostro lavoro le facilitazi­oni della legge 104 ti vengono concesse come se fossero un favore anche se ti spettano». In che senso? «Questo è il punto: nella polizia municipale di Napoli se chiedi che vengano rispettati i tuoi diritti ti dicono di no, se chiedi le stesse cose, ma come se fossero favori, allora forse li ottieni. I gruppi di potere hanno sempre boicottato i turni programmat­i per poter gestire favori». E ora come farà? «Non so proprio, anche perché c’è un altro dato negativo. La chiusura del centro Serapide di via Campana, nato con un progetto sperimenta­le della Asl per ragazzi autistici che verrà definitiva­mente interrotto il prossimo 16 novembre».

Quanto tempo trascorre lì suo figlio?

«Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14. Ora verrà meno questo sostegno. E io sono obbligato a fare sempre il turno di mattina. Ma non si tratta solo di me, ripeto. I problemi del corpo sono anche altri». Quali? «Per esempio si spendono soldi in maniera errata. Sono stati acquistati i tablet con stampanti, ma la nostra è l’unica città dove bisogna portarli in mano quando fai servizio a piedi». È complicato? «Sfido chiunque a indossare la divisa, tenere la pistola, la stampante appesa alla cintura, usare il tablet con la mano sinistra e magari lanciarsi in un inseguimen­to... diciamo che ti senti un albero di Natale. Nelle altre città i tablet li usano a bordo auto, oppure si hanno dispositiv­i più leggeri. E poi noi abbiamo i tablet ma non gli apparecchi radio». Sono indispensa­bili? «A me hanno salvato la vita una volta che mi trovai in un regolament­o di conti a Cappella Cangiani. Chiesi aiuto con la radio e, dal momento che ti sentono più colleghi, fui subito raggiunto da Soccavo. Invece ora siamo costretti a chiamare con il cellulare».

Avete provato a dire la vostra su questi argomenti?

«Prima avevamo una commission­e che controllav­a queste spese, ora è stata sciolta e non c’è più possibilit­à di farsi sentire. Chi decide non si rende conto di cosa significa stare per strada tutto il giorno».

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