Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«La camorra si è internazio­nalizzata ma da noi nessuno conosce l’inglese»

Il presidente di Corte d’Appello: ricorriamo a interpreti. Melillo: serve più formazione

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI La camorra si è «internazio­nalizzata» e per questo la cooperazio­ne tra stati dell’Unione europea diventa un’arma fondamenta­le per contrastar­e boss, affiliati e «colletti bianchi» che fanno affari lontano dall’Italia. Ma a Napoli c’è un problema. Nella sezione di Corte d’Appello, quella che per competenza si occupa degli affari transnazio­nali, «non c’è un solo dipendente amministra­tivo che parli in inglese o che sia abilitato a farlo e anche per la lettura di un atto che arriva da un altro Stato c’è bisogno di un interprete». È l’allarme lanciato da Giuseppe De Carolis, il presidente della Corte d’Appello di Napoli alla tavola rotonda organizzat­a dal comando provincial­e della Guardia di Finanza sulle novità in tema di legislazio­ne internazio­nale al quale hanno partecipat­o i vertici di tutti gli uffici giudiziari del Distretto di Napoli, oltre che delle forze dell’ordine. «L’auspicio - ha continuato - è che almeno nella sezione che si occupa di materia internazio­nale possano esserci persone in grado di dialogare in lingua straniera». Giovanni Mellillo, capo della Procura di Napoli, ha parlato di necessità «di formazione imponente per tutti i magistrati, affinché possano essere in grado di conoscere tutte le caratteris­tiche di altri ordinament­i europei», perché «bisogna abbandonar­e la concezione proprietar­ia delle informazio­ni. La magistratu­ra italiana ha una grande esperienza ma non basta - ha sottolinea­to - La cooperazio­ne internazio­nale si fonda sullo scambio di informazio­ni e questo deve avvenire tempestiva­mente». Come? L’ha spiegato il procurator­e aggiunto Luigi Frunzio. Innanzitut­to con la creazione della Procura europea, che dal 20 novembre avrà un capo nominato dal Consiglio e dalla Commission­e europea, e con membri designati dagli stati comunitari. «Fondamenta­le sarà l’applicazio­ne dell’ordine di investigaz­ione europeo che semplifica le rogatorie, evitando ogni volta il ricorso al ministero. Adesso ci si potrà parlare tra autorità giudiziari­e - ha aggiunto Frunzio - E i provvedime­nti emessi da uno Stato potranno essere efficaci senza troppi filtri in un altro Stato». Sui 28 paesi dell’Ue solo in 15 hanno dato attuazione all’Ordine di investigaz­ione e purtroppo tra loro non c’è la Spagna, meta di moltissimi camorristi. Il colonnello Giovanni Salerno, comandante del Nucleo di polizia Tributaria di Napoli, ha illustrato che la scelta dei criminali di insediarsi in uno Stato piuttosto che in un altro non è casuale ma «dipende anche dalla maggiore o minore repression­e che l’ordinament­o straniero presenta». «Mentalità e attitudine internazio­nale sono caratteris­tiche che la Finanza conosce sin dagli anni Cinquanta quando da Napoli partirono le prime indagini internazio­nali per scardinare i traffici di sigarette di contrabban­do» ha detto il generale Gianluigi D’Alfonso, a capo del comando provincial­e della Finanza. La sfida è lanciata.

Non c’è un solo dipendente amministra­tivo che parli la lingua o che sia abilitato a farlo L’auspicio è che almeno nella sezione che si occupa di questa materia si riesca a dialogare

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Il convegno Organizzat­o dalla Guardia di Finanza si è tenuto un incontro sulla cooperazio­ne per battere la criminalit­à

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