Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nigeriane morte, pool di periti per capire le cause
SALERNO L’ultima parola spetta all’autopsia. Solo l’esame potrà fare luce sulla causa del decesso delle ventisei nigeriane recuperate dalle acque del Mediterraneo mentre, su un gommone, tentavano l’arrivo in Italia. Le sventurate sono state virtualmente abbracciate dai salernitani che hanno visto attraccare, al Molo 3 gennaio, la nave spagnola Cantabria con a bordo circa 400 migranti. Trasportava uomini e donne pieni di speranza, dolore e anche presunti scafisti. Due, per la precisione. La Squadra Mobile di Salerno, coordinata dalla dottoressa Lorena Cicciotti, ha infatti fermato un libico e un egiziano accusati di tratta umana, di aver organizzato il trasporto di circa 150 migranti. Non è possibile, però, imputare loro anche il trasporto delle ragazzine dal momento che si sono avute quattro operazioni di ricerca e soccorso in mare.
Il pool di periti nominati dalla Procura vuole andare fino in fondo e fare chiarezza, sgombrando il campo da ogni dubbio. In campo, quattro medici legali: Giuseppe Consalvo, Giuseppe Raimo, Giovanni Zotti e Luigi Mastrangelo che saranno coordinati dal professore Antonello Crisci. Domenica hanno eseguito un primo, superficiale esame esterno. Ovvero: verificare il genere delle vittime. Non è stato possibile andare oltre. I corpi erano “surgelati” e gli abiti ostacolavano le operazioni. Le salme sono ora poste nel cimitero e con ogni probabilità stamani sarà possibile procedere ulteriormente. Ma non fare l’autopsia. Sarà la Procura a decidere quando procedere. Il resto è congettura, ipotesi, teorie non avvalorate da prova alcuna. Almeno per il momento. Parallelamente si lavora sui pesanti indizi di colpevolezza su due giovanissimi presunti scafisti. Sono di origine egiziana e di nazionalità libica, alla cui identificazione si è giunti grazie alle dichiarazioni di più migranti che viaggiavano a bordo dello stesso gommone.