Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Clochard picchiata di notte dalla baby gang: aiutatemi

- Es. Vi.

NAPOLI La notte è diventata un incubo per Tiziana, una senzatetto che vive nella Galleria Umberto I, pieno centro di Napoli, in un giaciglio sporco di sangue e di cibo, che allestisce ogni sera e che il mattino dopo il personale dell’Asia rimuove. Una baby gang dei Quartieri spagnoli l’ha presa di mira da mesi. «Arrivano all’ improvviso - racconta - e mi riempiono di botte, mi urinano e mi defecano addosso». Poco più che 40 enne, di corporatur­a minuta, madre di due figlie, Tiziana è tossicodip­endente. Parla strascican­do le parole, a fatica, con il viso gonfio dalle ultime percosse ricevute ed i pochi denti rimasti in bocca. Una volta i ragazzini l’ hanno sollevata di peso e gettata nella vicina fontana di piazza Trieste e Trento, il «salotto buono» della città. Ormai è un bersaglio fisso. Lo sanno anche i commercian­ti ed i residenti della Galleria Umberto, ai quali chiede di giorno soldi, stazionand­o nei pressi di un piccolo negozio di dolci. Anche ieri notte per Tiziana sono state botte. «L’ hanno massacrata», conferma un passante impietosit­o, che le allunga qualche spicciolo. E questo l’ha fatta crollare. La Galleria Umberto I è la sua «casa». Qui tentando piccoli furti nei negozi e chiedendo elemosine sopravvive. Ma adesso non ce la fa più. «Portatemi via - dice disperata - in un ospizio, in qualunque posto e chiamate mia figlia». Piange a lacrime copiose e supplica. Quasi sempre è sotto effetto di farmaci sedativi. Se non ha assunto una dose di droga riesce a farsi somministr­are sedativi, che le rallentano l’ uso della parola. Diventa perfino difficile capirla, e solo chi la conosce da tempo decifra le sue frasi. «È una mamma - racconta un residente della Galleria Umberto ha due figlie, che però si sono arrese. Chiunque parli di lei, ne dice male, perché per comprare la droga tenta di rubare nei negozi. Ma si può abbandonar­e così un essere umano?». L’assessore Roberta Gaeta spiega: «Il suo caso è seguito dagli assistenti sociali. Ma ha sempre rifiutato il nostro aiuto. Ma se ha cambiato idea interverre­mo».

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