Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il baby killer di Genny in aula «Sono stato manipolato»
Luigi Cutarelli, quattro omicidi in pochi mesi, piange al processo
NAPOLI Giubbotto blu elettrico. Occhiali da vista, capelli rasati. Lo sguardo fiero e glaciale. Si sentiva invincibile Luigi Cutarelli quando il 15 aprile del 2016 fu arresto dalla Squadra Mobile di Napoli per il primo dei quattro omicidi che gli avrebbero contestato. In meno di sei mesi aveva ucciso tre persone. Un anno prima, esattamente due giorni dopo il suo diciottesimo compleanno, per «festeggiare» il boss lo mandò a strozzare con un fil di ferro il figlio di un pentito che fu poi sotterrato in una campagna di Chiaiano. E siamo a quattro. Dall’esaltazione intercettata dalle microspie nella casa del capoclan Carlo Lo Russo: «Per te farei anche il kamikaze»; alla disperazione infinita nella confessione in aula di ieri mattina: «Sono stato manipolato, chiedo perdono». L’ascesa e il crollo della «paranza dei bambini» in meno di un anno. Il destino di chi sceglie la malavita è racchiunato sa tutta nella storia di Luigi Cutarelli, nipote di Egidio, il boss ammazzato davanti al carcere di Poggioreale il 16 febbraio del 1998, che a soli 22 anni ha già due ergastoli da scontare e altri due processi per omicidio. Uno di questi è quello di Genny Cesarano, un ragazzo di 17 anni del rione Sanità che il 6 settembre del 2015 fu colpito da un proiettile vagante mentre provava a scappare da una sparatoria che il boss Carlo Lo Russo aveva ordinato direttamente dalla poltrona in pelle del suo appartamento di Miano. «Lo Russo lo vedevo come un idolo e qualunque cosa diceva io facevo. Chiedo perdono per quello che ho fatto quella sera», ha detto Cutarelli dimostrando tutta la fragilità dei suoi venti anni. Si è commosso, ha abbassato la testa, ha pianto, mentre in aula è calato il silenzio. Una vita da ricostruire, come quella di Mariano Torre, altro imputato, anche lui già condan- ad un ergastolo per un altro omicidio, che ieri ha deciso come Cutarelli di confessare l’agguato costato la vita a Genny. «Sì, c’ero anche io quella sera. Ammetto di aver partecipato all’agguato». Nell’udienza precedente era stata la volta di Ciro Perfetto che aveva invece inviato una lettera alla famiglia del ragazzino chiedendo di essere perdonato. Resta un altro imputato del commando di killer, Antonio Buono, che per ora ha deciso di tacere. Tutti e quattro rischiano l’ergastolo come ha chiesto il pubblico ministero della Dda Enrica Parascandolo che della morte di Genny conosce tutti i retroscena. Si è imbattuta nell’omertà di tutti i ragazzi presenti in piazza San Vincenzo quella srammatica alba. Poi il muro si è sgretolato grazie alla confessione fiume di Carlo Lo Russo che ha deciso di pentirsi.
La verità Anche l’altro imputato ammette: sì, c’ero anche io quella sera e ho partecipato all’agguato