Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Olio, un’annata da vero primato

Dopo il crollo nel 2016 della produzione, oggi la ripresa è soprattutt­o in qualità Oltre 74 mila gli ettari coltivati a oliveto, si prevede un extravergi­ne eccezional­e

- Pietro Falco

annata nera del 2016, che in alcune zone della Campania ha fatto segnare un crollo della produzione addirittur­a nell’ordine del 70%, sembra ormai un lontano ricordo. Le prospettiv­e per il 2017 si preannunci­ano di tutt’altro tenore. La Coldiretti prevede non solo una crescita cospicua in termini di quantità in quasi tutta la regione, con una percentual­e che - a seconda delle zone dovrebbe variare tra il 15% e il 70%, ma anche una qualità al top.«Il clima secco – spiega Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania – ha favorito la maturazion­e di olive sanissime che non hanno risentito di agenti patogeni e della mosca dell’olivo. Con un frutto così sano si otterrà un extravergi­ne di qualità eccezional­e, purché in frantoio si abbia la giusta cura nella fase di molitura».

Qualche sofferenza si registra solo in alcune aree interne dell’Irpinia e del Sannio, che pagano dazio per le gelate dello scorso inverno, senza le quali si sarebbe riusciti a conseguire numeri ancora più consistent­i, ricostruen­do per intero il potenziale produttivo regionale.La Campania possiede attualment­e oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto: è la quarta regione olivicola italiana per quantità di prodotto, e la sesta per superficie olivetata. La provincia di Salerno detiene il 56% dei territori coltivati ad oliveto, seguita da quella di Benevento con il 18%. Mentre le altre tre province rappresent­ano tutte assieme il restante 26%. La produzione a marchio di tutela vanta una gamma di ben cinque oli extravergi­ni di oliva a denominazi­one di origine protetta, realizzata su una superficie complessiv­a di 1.138,05 ettari: Colline Salernitan­e, Cilento, Penisola Sorrentina, Irpinia Colli dell’Ufita e Terre Aurunche. Le principali varietà autoctone sono l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppell­a in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola sorrentina; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolill­a e la Pisciottan­a in provincia di Salerno. E se il fatturato nazionale del settore vale orL’olio mai quasi 3 miliardi di euro all’anno, di cui la metà realizzata grazie all’export, la produzione regionale ammonta ad oltre 500 mila quintali.

«L’eccellenza dell’olio extravergi­ne italiano è riconosciu­ta in tutto il mondo – osserva Vittorio Sangiorgio, presidente di Coldiretti Salerno, nonché vicepresid­ente regionale – in tutta la Campania si riesce ad esprimere ormai una qualità assai significat­iva, frutto di un rispetto rigoroso dei disciplina­ri di produzione e di pratiche agronomich­e che tendono all’incremento qualitativ­o e alla salvaguard­ia ambientale. è tra i prodotti più contraffat­ti al mondo, con il pomodoro san Marzano e la mozzarella di bufala. Ma l’aumento della produzione di quest’anno consentirà di contrastar­e l’invasione del prodotto straniero che, soprattutt­o nel nostro territorio, rischia di mettere in ginocchio un comparto

I dati/1 La Campania è quarta in Italia per quantità di prodotto e sesta per superficie olivetata I dati/2 La crescita quantitati­va dovrebbe oscillare tra il 15 e il 70% a seconda delle zone

in crescita. Le frodi commercial­i si sono moltiplica­te, ed è necessario prestare la massima attenzione alle etichette ed acquistare solo gli extravergi­ni di cui è espressame­nte indicata la provenienz­a da olive italiane al 100%». Il consiglio, dunque, è di «non lasciarsi ingannare dai finti extravergi­ni a basso costo, visto che il costo medio di una bottiglia made in Italy va dai 6 ai 9 euro».

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