Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pagano: «Nicola e soci vogliono far saltare il banco sperando nel commissario»
NAPOLI Graziella Pagano ex senatrice del Pci, colonna del Pd. Domenica era al suo posto a Miano, circolo di cui è commissario. «Perché esistono le regole e il voto democratico e libero».
È una vicenda triste quella del Pd. Un vicesegretario nazionale, Maurizio Martina, sconvoca il congresso il sabato notte. La domenica mattina il responsabile nazionale-organizzazione, Rossi, lo smentisce con un contrordine.
«Il male di tutta la vicenda è che non c’è un confronto di partito, ma di componenti. Martina ha fatto una riunione con la sua corrente e ha proposto il rinvio. Tant’è che Rossi ha risposto che non c’era nessun motivo ostativo. Mi fa specie che uno come Martina non abbia avuto la sensibilità di parlarne con i vertici: vuol dire che c’è uno scollamento nel Pd nazionale. È il frutto di un partito inteso come somma di componenti e non di sensibilità».
Le componenti c’erano anche nel Pci e nella Dc.
«Certo, ma poi c’era la sintesi. E a proposito di Pci, basta con la retorica del partito perfetto. All’epoca
i congressi si decidevano a tavolino. E i pacchetti di tessere venivano consegnate ai vari compagni che li distribuivano palazzo per palazzo. Non erano imbrogli allora, non lo sono ora».
Ma esistevano i partiti, le strutture.
«Questa è la vera differenza. Oggi su cosa si scontrano? Non si sa. Io sono libero di non andare a votare, ma un segretario di un circolo non può impedire a qualcuno di non votare. Oddati si può anche incatenare, ma nessuno può impedire a un altro di non farlo. Questo mi fa imbestialire. È in piccolo la riproduzione miserabile di quel che accade in direzione nazionale. Si decide poi la minoranza esce e fa quello che vuole. Noi eravamo il partito di Berlinguer, ma nessuno ha mai pensato che fosse un partito personale».
Quindi ha torto solo Oddati?
«È vero che c’è stata una rigidità da parte della maggioranza renziana. Ma alla fine dovevamo votare e votiamo allora».
Ma una parte dice che è un congresso illegittimo.
«Significa che non abbiamo seguito tutti i passi? La linea non è chiara. Tra i sostenitori di Oddati c’è chi non ipocritamente ha cercato una conciliazione e una mediazione. Però c’è qualcuno che la manda in vacca perché vuole il commissariamento del partito. Una concezione borbonica, il facimm ammuina. Così si umiliano tanti militanti». A chi si riferisce? «Ad Oddati e a chi lo sostiene. Dentro la maggioranza c’è chi non vuole cedere, ma dall’altra parte vogliono far saltare il banco. La platea è stata certificata per Renzi, ha eletto Renzi, Martina e Orfini. Mi meraviglio che Nicola, che è un dirigente politico, voglia risolvere tutto con il giudice ordinario. Il direttore d’Errico ci ha chiamati Partito defunto. Per me ha esagerato. Ma comprendo l’amarezza di fondo dinanzi a questo spettacolo».
Il male di tutta la vicenda è che non c’è un confronto di partito, ma di componenti Martina ha fatto una riunione con la sua corrente