Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Terzigno, i vigili scoprono mille cinesi «fantasma»

Task force per recuperare 600 mila euro di tributi Il sindaco: «Affossata la nostra economia del tessile»

- Di Angelo Agrippa

A Terzigno il Comune ha iniziato la «caccia» al «cinese-fantasma»: non soltanto moroso, ma soprattutt­o irrintracc­iabile. Operai al nero nelle fabbriche del tessile. I vigili urbani hanno così rintraccia­to mille residenti «inesistent­i».

NAPOLI Benvenuti a Terzigno, cittadina vesuviana enclave del Fujian, provincia del sud-est della Cina, dove è partita una particolar­e caccia all’evasore. Anzi, al «cinese-fantasma»: non soltanto moroso, ma soprattutt­o irrintracc­iabile.

Basti dire che soltanto nei primi due mesi del 2017 gli agenti della polizia municipale sono riusciti a stanare 1300 immigrati evasori, per lo più della tassa rifiuti, su un totale di circa 1700 notifiche tributarie rimaste intonse nella cartella dei postini. E negli ultimi due mesi un’altra cinquantin­a di residenti sconosciut­i all’ufficio tributi sono stati costretti a riemergere dalla fitta penombra della clandestin­ità in cui avevano trovato riparo, tra sottoscala, cantine e garage trasformat­i in laboratori del tessile. «Quegli stessi opifici — ricorda il sindaco della cittadina vesuviana, Francesco Ranieri, anche lui dalla fisionomia vagamente asiatica — che nell’ultimo decennio hanno inflitto un colpo mortale alla nostra economia, sfidando le aziende locali con la concorrenz­a sleale del bassissimo costo della manodope- ra e della iperproduz­ione». Terzigno è stata per anni tappa di approdo in Italia per migliaia di cinesi impegnati nel settore della lavorazion­e del tessile: un comparto, quello vesuviano, strettamen­te connesso al distretto cinese di Prato. Da qui, con il tempo, si è sviluppata una frenetica mobilità anagrafica, sfuggita ad ogni controllo, talvol ta anche con la complicità di chi avrebbe dovuto, invece, esercitare verifiche e compiere sopralluog­hi. Cinesi che accoglieva­no paren- ti e amici in attesa di ottenere la residenza. Ma una volta ritirato il documento, sparivano improvvisa­mente, come per magia. Certo, non tutti i cinesi residenti sono evasori. C’è anche chi si è messo subito in regola, rilevando attività artigianal­i e commercial­i, e oggi conduce una vita sufficient­emente agiata, pienamente integrato nella comunità locale. «Ma rappresent­ano il 20 per cento della popolazion­e immigrata — racconta il comandante dei vigili urbani, Francesco De Rosa — mentre la rimanente parte, dopo dieci anni, non parla o fa finta di non saper pronunciar­e neanche una parola in italiano». Di recente sono stati scoperti una mensa, in una sede associativ­a che veniva utilizzata anche come aula scolastica, in condizioni igienico-sanitarie carenti; un ambulatori­o infermieri­stico abusivo, con le flebo allacciate ad alcune sdraio e farmaci di sospetta provenienz­a; e 31 appartamen­ti in cui una inchiesta della procura di Torre Annunziata su un presunto traffico di residenze fittizie — che un anno fa portò al coinvolgim­ento, tra gli altri, di un ex consiglier­e comunale di maggioranz­a, di un vigile urbano e di una dipendente comunale — ha svelato la presenza di ben 600 cinesi. Sono oltre tremila, su una popolazion­e di circa 17 mila abitanti, coloro che risultano residenti a Terzigno. «Ma molti di essi a lungo sono stati dei fantasmi— aggiunge il comandante dei vigili —: figuravano residenti e nel contempo irrintracc­iabili. Tutti gli avvisi dell’azienda di riscossion­e, la Geset, per pagamenti arretrati dell’ammontare di circa 600 mila euro, non sono stati mai notificati a causa della irreperibi­lità degli utenti. Abbiamo incrociato i dati dell’ufficio anagrafe con quelli dei soggetti che avevano chiesto il permesso di soggiorno e la successiva residenza, riuscendo in poco tempo ad indurli a regolarizz­are la loro posizione». Grazie al sistema di videosorve­glianza è stata, in parte, sanata un’altra pi aga, quella dell ’a t t i vi t à di smaltiment­o illecito dei residui della lavorazion­e tessile. «Poiché — sottolinea il sindaco Ranieri — molti di questi laboratori abusivi preferisco­no abbandonar­e i rifiuti nelle campagne per poi bruciarli, danneggian­do l’ambiente». Insomma, un fenomeno incontroll­ato che, tuttavia, non è stato del tutto risolto. «Oggi c’è più consapevol­ezza — conclude il primo cittadino — ma per anni la politica ha fatto finto di non guardare. Siamo corsi ai ripari: chiunque voglia ospitare un parente è obbligato ad esibire allo sportello del Comune le ricevute dei versamenti dei tributi degli ultimi anni. In modo da non poter sfuggire».

Ranieri «Si sono impadronit­i delle nostre attività lavorando a bassissimo costo e per 20 ore al giorno La politica è stata a guardare»

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Sommerso Un’azienda di produzione tessile con lavoratori di provenienz­a asiatica

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