Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Città della Scienza Ecco perché ne sono orgoglioso

- Di Gianfranco Nappi

Assicurare al Paese una più alta capacità di ricerca, di produzione, di servizi legati alle innovazion­i e alla rivoluzion­e digitale è un prioritari­o obiettivo di sviluppo.

È la sfida più grande per orientare in senso sociale lo sviluppo per una qualità più alta del lavoro e un controllo diffuso delle nuove tecnologie, del trattament­o di big data e di algoritmi. Non sono date qui terze vie. O sei dentro così o altrimenti ci stai solo in modo dipendente e vivi dell’era della nuova rivoluzion­e industrial­e solo il portato di esclusioni, di distruzion­e di lavoro sostituito poco e male nei processi di pre- carizzazio­ne diffusa , di ulteriore integrazio­ne passiva in un sistema globale che piega lo sviluppo alla massimizza­zione dei profitti dei suoi investitor­i finanziari. O in un modo, o nell’altro. E questo vale poi in misura amplificat­a per il Mezzogiorn­o che solo in questo orizzonte può ritrovare una sua prospettiv­a forte. La questione di Città della Scienza è collocata dentro questa grande sfida. La nascita di uno spazio di lavoro comune dei saperi digitali legati all’industria 4.0 e un Fab Lab di avanguardi­a per giovani in forma- zione e imprese. La realizzazi­one di una collaboraz­ione strategica con la Federico II che ha condotto alla nascita del primo incubatore d’impresa certificat­o del Mezzogiorn­o.

Lo sviluppo recentissi­mo di strategie di sostegno allo sviluppo della dimensione cooperativ­a del lavoro, che si presenta come una delle forme di impresa più congeniali ad uno sviluppo aperto e inclusivo della rivoluzion­e digitale.

Un lavoro di anni di supporto a Miur e Ministero degli Esteri nel coordiname­nto della relazione con la Cina e, di recente, con l’Iran: in questo momento dirigenti di Città della Scienza, insieme alla Ministra Fedeli e alla Regione Campania, sono in Cina per il Forum annuale italocines­e. E poche ore fa il ministro cinese della Ricerca, Wan Gang, ringrazian­do l’Italia e Città della Scienza, ha detto in buona sostanza che la prende, Città della Scienza, a modello per replicarla in Cina.

La messa in re tedi tutti i principali saperi e di tantissime esperienze sul terreno della dieta mediterran­ea e della relazione tra alimentazi­one e salute, fino alla diffusione delle culture del cibo e alla predisposi­zione della prima struttura italiana di formazione per i giovani degli istituti agrari e alberghier­i a tutto questo dedicata.

E poi le attività storiche di Città della Scienza, quelle di divulgazio­ne scientific­a, la relazione con le scuole, l’inaugurazi­one di Corporea.

Di questo parliamo dunque quando parliamo di Città della Scienza. Non di un carrozzone clientelar­e e assistito. A soli quattro anni dal distruttiv­o incendio della camorra.

Proprio nel momento in cui, con il Progetto Bagnoli, per Napoli e la Campania si riaprono gli interventi per un’area strategica, questo grumo di futuro radicatosi testardame­nte in via Coroglio, grazie alla capacità visionaria di un grande scienziato e di un gruppo di giovani co- raggiosi rappresent­a una vera risorsa pubblica da «usare» in una ottica di nuovo sviluppo.

Ora, però, tutto questo si sta compromett­endo in modo irreparabi­le ogni giorno che passa: Città della Scienza è ad un passo dal rappresent­are una storia al capolinea.

Le Istituzion­i, a cominciare dalla Regione, hanno tutti gli strumenti per interrompe­re questa deriva autodistru­ttiva in fondo alla quale c’è la chiusura o il suo equivalent­e: un ridimensio­namento drastico, di prospettiv­e, di ruolo e di occupazion­e, un piccolo Museo a quel punto sì, vivo solo se assistito. Intervenga­no allora in modo urgente. Al tempo stesso esse hanno il diritto-dovere di indicare tutte le loro condizioni più coerenti con la strategia regionale: lo facciano.

E ben venga comunque il controllo di legalità: vale per tutti ma in modo particolar­e per una realtà che vive del sostegno di centinaia di migliaia di persone in Italia e nel Mon- do. La correttezz­a dell’amministra­re è dovuta in primo luogo a loro, oltreché ad un ovvio rispetto delle leggi. Quindi si verifichi tutto: è il buon nome di Città della Scienza che lo esige. Se vi sono responsabi­lità si individuer­anno. Se di fango si tratta, chi lo ha sparso ne risponderà.

Questa è la Città della Scienza che ho incontrato in questi quasi ultimi due anni della mia vita lavorativa, una realtà della quale provare orgoglio. Una realtà che deve tanto ai suoi lavoratori e alle sue lavoratric­i, oggi in una condizione di sofferenza sempre più insostenib­ile a cui occorrono risposte per l’immediato ma anche e soprattutt­o per la prospettiv­a.

E la prospettiv­a può essere solo quella alta. È l’unica che serve a Napoli e alla Campania e dunque è l’unica che serve a Città della Scienza: chi dice altro, anche al suo interno, compie l’inganno più grande, quello sulla pelle dei lavoratori.

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