Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Città della Scienza Ecco perché ne sono orgoglioso
Assicurare al Paese una più alta capacità di ricerca, di produzione, di servizi legati alle innovazioni e alla rivoluzione digitale è un prioritario obiettivo di sviluppo.
È la sfida più grande per orientare in senso sociale lo sviluppo per una qualità più alta del lavoro e un controllo diffuso delle nuove tecnologie, del trattamento di big data e di algoritmi. Non sono date qui terze vie. O sei dentro così o altrimenti ci stai solo in modo dipendente e vivi dell’era della nuova rivoluzione industriale solo il portato di esclusioni, di distruzione di lavoro sostituito poco e male nei processi di pre- carizzazione diffusa , di ulteriore integrazione passiva in un sistema globale che piega lo sviluppo alla massimizzazione dei profitti dei suoi investitori finanziari. O in un modo, o nell’altro. E questo vale poi in misura amplificata per il Mezzogiorno che solo in questo orizzonte può ritrovare una sua prospettiva forte. La questione di Città della Scienza è collocata dentro questa grande sfida. La nascita di uno spazio di lavoro comune dei saperi digitali legati all’industria 4.0 e un Fab Lab di avanguardia per giovani in forma- zione e imprese. La realizzazione di una collaborazione strategica con la Federico II che ha condotto alla nascita del primo incubatore d’impresa certificato del Mezzogiorno.
Lo sviluppo recentissimo di strategie di sostegno allo sviluppo della dimensione cooperativa del lavoro, che si presenta come una delle forme di impresa più congeniali ad uno sviluppo aperto e inclusivo della rivoluzione digitale.
Un lavoro di anni di supporto a Miur e Ministero degli Esteri nel coordinamento della relazione con la Cina e, di recente, con l’Iran: in questo momento dirigenti di Città della Scienza, insieme alla Ministra Fedeli e alla Regione Campania, sono in Cina per il Forum annuale italocinese. E poche ore fa il ministro cinese della Ricerca, Wan Gang, ringraziando l’Italia e Città della Scienza, ha detto in buona sostanza che la prende, Città della Scienza, a modello per replicarla in Cina.
La messa in re tedi tutti i principali saperi e di tantissime esperienze sul terreno della dieta mediterranea e della relazione tra alimentazione e salute, fino alla diffusione delle culture del cibo e alla predisposizione della prima struttura italiana di formazione per i giovani degli istituti agrari e alberghieri a tutto questo dedicata.
E poi le attività storiche di Città della Scienza, quelle di divulgazione scientifica, la relazione con le scuole, l’inaugurazione di Corporea.
Di questo parliamo dunque quando parliamo di Città della Scienza. Non di un carrozzone clientelare e assistito. A soli quattro anni dal distruttivo incendio della camorra.
Proprio nel momento in cui, con il Progetto Bagnoli, per Napoli e la Campania si riaprono gli interventi per un’area strategica, questo grumo di futuro radicatosi testardamente in via Coroglio, grazie alla capacità visionaria di un grande scienziato e di un gruppo di giovani co- raggiosi rappresenta una vera risorsa pubblica da «usare» in una ottica di nuovo sviluppo.
Ora, però, tutto questo si sta compromettendo in modo irreparabile ogni giorno che passa: Città della Scienza è ad un passo dal rappresentare una storia al capolinea.
Le Istituzioni, a cominciare dalla Regione, hanno tutti gli strumenti per interrompere questa deriva autodistruttiva in fondo alla quale c’è la chiusura o il suo equivalente: un ridimensionamento drastico, di prospettive, di ruolo e di occupazione, un piccolo Museo a quel punto sì, vivo solo se assistito. Intervengano allora in modo urgente. Al tempo stesso esse hanno il diritto-dovere di indicare tutte le loro condizioni più coerenti con la strategia regionale: lo facciano.
E ben venga comunque il controllo di legalità: vale per tutti ma in modo particolare per una realtà che vive del sostegno di centinaia di migliaia di persone in Italia e nel Mon- do. La correttezza dell’amministrare è dovuta in primo luogo a loro, oltreché ad un ovvio rispetto delle leggi. Quindi si verifichi tutto: è il buon nome di Città della Scienza che lo esige. Se vi sono responsabilità si individueranno. Se di fango si tratta, chi lo ha sparso ne risponderà.
Questa è la Città della Scienza che ho incontrato in questi quasi ultimi due anni della mia vita lavorativa, una realtà della quale provare orgoglio. Una realtà che deve tanto ai suoi lavoratori e alle sue lavoratrici, oggi in una condizione di sofferenza sempre più insostenibile a cui occorrono risposte per l’immediato ma anche e soprattutto per la prospettiva.
E la prospettiva può essere solo quella alta. È l’unica che serve a Napoli e alla Campania e dunque è l’unica che serve a Città della Scienza: chi dice altro, anche al suo interno, compie l’inganno più grande, quello sulla pelle dei lavoratori.