Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«L’albero sulla fontana? Indica il degrado»

Mirella Barracco e la pianta cresciuta sul monumento del Gigante: troppi siti trascurati

- Anna Paola Merone

«Ci sono molti disastri più gravi in tutta la città. E parlare dell’alberello che ha messo radici nel marmo della fontana del Gigante ha senso solo se lo si considera come un simbolo ”gentile” del diffuso degrado urbano». Mirella Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanov­e, parla della fontana del Gigante, aggredita dalle radici di una pianta che si è trasformat­a in albero. Ma anche del degrado che che aggredisce molti altri monumenti di Napoli.

NAPOLI «Ci sono molti disastri più gravi in tutta la città. E parlare dell’alberello che ha messo radici nel marmo di un monumento ha senso solo se lo si considera come un simbolo ”gentile” del diffuso degrado urbano».

Mirella Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanov­e, parla della fontana del Gigante, aggredita dalle radici di una pianta che si è trasformat­a in albero. «È una sorta di ciliegina sulla torta di una città che tutto trascura e dove l’attenzione per i monumenti è davvero relativa — aggiunge —. È una piccola cosa, certo, che può assurgere tuttavia al ruolo di simbolo. Un monito per ricordare a tutti che non ci si deve dimenticar­e di coltivare una dimensione civica, di essere attenti e vigilare. Che non bisogna trascurare alcun dettaglio. Quello che fa la differenza è proprio un amore per il patrimonio comune che sembra mancare».

Le cose che a Napoli non vanno, sul fronte della tutela dei beni d’arte, sono tante. «Ed io ritengo siano sostanzial­mente ascrivibil­i, prima che a tutto il resto, alla disattenzi­one — sottolinea Barracco—. Il caso del furto della statue da Palazzo Maddaloni, ad esempio, per quanto datato, fa riferiment­o proprio ad un certo tipo di incuria che poi porta a conseguenz­e molto gravi».

C’è un altro fatto, che qualcuno potrebbe definire minimo rispetto a vicende più rilevanti, che ben racconta le coordinate di una città distratta e indolente e che è sotto gli occhi di tutti. «Un po’ di tempo fa — ricorda la presidente di Napoli Novantanov­e — un albero nella villa comunale è caduto su una statua, spaccandol­a. Da moltissimi mesi nulla è accaduto. La statua è rimasta in pezzi, abbandonat­a, e chissà se sarà mai rimessa insieme. E neanche il patrimonio arboreo della villa è stato messo sotto una lente di ingrandime­nto, dal momento che solamente pochi giorni fa — a causa del maltempo — la villa è rimasta c hi usa a l pubblico propri o perché c’era pericolo per gli alberi».

Piccoli particolar­i di una città disattenta e negletta. «Ciascuno potrebbe diventare un piccolo logo, un promemoria, per insegnare che qualsiasi cosa trattata con superficia­lità è destinata a perdersi. Anche l’alberello — osserva Barracco — che è certamente una piccola cosa, potrebbe mettere radici e spaccare il marmo. La chiamiamo incuria urbana, disattenzi­one, ma è il segno di una città che non sa prendersi cura di se stessa».

In compenso notizie curiose, come quelle dell’albero che mette radici in una statua, diventano virali sul web. Un movimento virtuale che potrebbe alimentare una presa di coscienza anche nella realtà e smuovere reazioni e coscienze. «I Monuments boys and girls, gli studenti delle scuole che da tutta Italia hanno adottato un monumento rispondend­o al bando di Napoli Novantanov­e — ricorda Barracco — hanno scelto non solo palazzi, castelli, siti archeologi­ci, monumenti, musei e piazze, ma anche fontane, bibliotech­e, parchi, fiumi, canali, strade, ponti, sentieri, grotte, alberi, spiagge, baie, torri, edicole votive, che sono diventati oggetto di conoscenza e amore».

È incuria urbana ma anche il segno di un posto che non sa prendersi cura di se stesso Il caso del furto delle statue di Palazzo Maddaloni, per quanto datato, fa riferiment­o a questo

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L’attrazione Una turista fotografa il monumento e l’alberello
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