Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«De Magistris parla di beni comuni ma così ci guadagna solo il capoluogo»
NAPOLI «Non mi parli di acqua ché altrimenti le racconto una disavventura personale...».
Massimo Lo Cicero, economista con cattedra al Suor Orsola Benincasa, non smentisce il suo proverbiale buon umore nemmeno di fronte agli intoppi della quotidianità.
Professore, cosa è successo?
«Abito a Posillipo, a due passi dal cineteatro e venerdì scorso, alle 7,30 del mattino, ho aperto il rubinetto ma veniva giù solo aria. Nemmeno una goccia per lavarmi». Un dramma e cos’ha fatto? «Ho chiesto aiuto al mio vicino di casa». Risultato? «Niente, anche lui a secco e così anche le altre famiglie del nostro condominio». E quindi? «Non mi sono lavato. Ma soprattutto l’acqua è tornata solo il giorno dopo alle dieci del mattino». Come mai? «Lavori stradali, qualcuno aveva tranciato una condot- ta... ma, vabbe’, parliamo d’altro».
Sempre di acqua dobbiamo parlare. Come giudica la politica di Abc e la definizione di acqua bene comune?
«Mi sembra tutta una questione molto ingarbugliata. Così come mi sembra francamente inutile la discussione attorno all’acqua se sia o no un bene comune. Se si vede ciò che accade nel resto del mondo, l’acqua è un bene “rivale” come è facile notare in caso di siccità quando viene razionata. Diventa comune solo quando viene distribuita nelle case degli utenti. Penso che faremmo tutti bene a leggere ciò che ha scritto in proposito Elinor Ostrom, premio Nobel per l’ economia nel 2009».
Restiamo a Napoli. Abc compra acqua a tariffa agevolata dalla Regione e gliela rivende a più del doppio.
«Beh, altro che bene comune, qua mi pare che l’unico ad andarci bene sia il Comune di Napoli e basta. È una partita di giro tra due enti pubblici in cui uno ci guadagna e l’altro ci perde. Mi pare un comportamento abbastanza sleale. Abc, se vuole davvero gestire l’acqua come bene comune, allora dovrebbe garantire la sua equa distribuzione in tutte le case, senza differenziazioni tariffarie. Anche la circostanza di vendere l’acqua alla Gori a tariffe da “subfornitori” si ripercuote sui cittadini della provincia di Napoli che così sono costretti a pagare di più dei napoletani. E questo non mi sembra proprio un comportamento da benecomuni- sta».
Secondo lei, da economista, come si giustificano tariffe idriche così alte?
«Evidentemente ci sono problemi che riguardano l’acquedotto di Napoli. È possibile che Abc abbia molto personale, molti dipendenti e quindi molte spese. Ma ritengo che ci siano anche problemi sulla rete idrica che, come è noto, è vecchia e necessita di manutenzione».
Come dovrebbe cambiare la politica tariffaria di Abc?
«Nei confronti di altri enti occorrerebbe un’intesa per trovare una tariffa più equa. Per esempio, nei confronti della Regione, quandosi scambia l’acqua serve una sola tariffa sia all’acquisto che alla vendita, mi sembra il minimo per un discorso di equità e di rapporti tra enti pubblici».
I problemi finanziari e di bilancio del Comunep ossono avere un loro peso su questa vicenda?
«Io ho l’impressione che il sindaco de Magistris sia agli sgoccioli, tanto per restare in tema di acqua. Battute a parte, la situazione finanziaria del Comune mi sembra adesso davvero delicata, pesantissima. Ritengo che l’errore più grave per i conti pubblici sia stato commesso dal primo cittadino nel 2013, quando si è ostinato a non proclamare il dissesto». E adess0? «La vedo veramente difficile se, come sembra, non arriveranno aiuti da parte del Governo, dovrà spalmare l’enorme debito comunale prima nell’arco di 20 anni, poi di 40 come sembrano indicare le ultime notizie. Insomma, siamo davvero con... l’acqua alla gola».
È stata creata una partita di giro dove uno ci guadagna e l’altro invece perde Cambiare politica Tra enti pubblici bisognerebbe trovare un’intesa per un prezzo unico e concordato