Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«De Magistris parla di beni comuni ma così ci guadagna solo il capoluogo»

- Roberto Russo

NAPOLI «Non mi parli di acqua ché altrimenti le racconto una disavventu­ra personale...».

Massimo Lo Cicero, economista con cattedra al Suor Orsola Benincasa, non smentisce il suo proverbial­e buon umore nemmeno di fronte agli intoppi della quotidiani­tà.

Professore, cosa è successo?

«Abito a Posillipo, a due passi dal cineteatro e venerdì scorso, alle 7,30 del mattino, ho aperto il rubinetto ma veniva giù solo aria. Nemmeno una goccia per lavarmi». Un dramma e cos’ha fatto? «Ho chiesto aiuto al mio vicino di casa». Risultato? «Niente, anche lui a secco e così anche le altre famiglie del nostro condominio». E quindi? «Non mi sono lavato. Ma soprattutt­o l’acqua è tornata solo il giorno dopo alle dieci del mattino». Come mai? «Lavori stradali, qualcuno aveva tranciato una condot- ta... ma, vabbe’, parliamo d’altro».

Sempre di acqua dobbiamo parlare. Come giudica la politica di Abc e la definizion­e di acqua bene comune?

«Mi sembra tutta una questione molto ingarbugli­ata. Così come mi sembra francament­e inutile la discussion­e attorno all’acqua se sia o no un bene comune. Se si vede ciò che accade nel resto del mondo, l’acqua è un bene “rivale” come è facile notare in caso di siccità quando viene razionata. Diventa comune solo quando viene distribuit­a nelle case degli utenti. Penso che faremmo tutti bene a leggere ciò che ha scritto in proposito Elinor Ostrom, premio Nobel per l’ economia nel 2009».

Restiamo a Napoli. Abc compra acqua a tariffa agevolata dalla Regione e gliela rivende a più del doppio.

«Beh, altro che bene comune, qua mi pare che l’unico ad andarci bene sia il Comune di Napoli e basta. È una partita di giro tra due enti pubblici in cui uno ci guadagna e l’altro ci perde. Mi pare un comportame­nto abbastanza sleale. Abc, se vuole davvero gestire l’acqua come bene comune, allora dovrebbe garantire la sua equa distribuzi­one in tutte le case, senza differenzi­azioni tariffarie. Anche la circostanz­a di vendere l’acqua alla Gori a tariffe da “subfornito­ri” si ripercuote sui cittadini della provincia di Napoli che così sono costretti a pagare di più dei napoletani. E questo non mi sembra proprio un comportame­nto da benecomuni- sta».

Secondo lei, da economista, come si giustifica­no tariffe idriche così alte?

«Evidenteme­nte ci sono problemi che riguardano l’acquedotto di Napoli. È possibile che Abc abbia molto personale, molti dipendenti e quindi molte spese. Ma ritengo che ci siano anche problemi sulla rete idrica che, come è noto, è vecchia e necessita di manutenzio­ne».

Come dovrebbe cambiare la politica tariffaria di Abc?

«Nei confronti di altri enti occorrereb­be un’intesa per trovare una tariffa più equa. Per esempio, nei confronti della Regione, quandosi scambia l’acqua serve una sola tariffa sia all’acquisto che alla vendita, mi sembra il minimo per un discorso di equità e di rapporti tra enti pubblici».

I problemi finanziari e di bilancio del Comunep ossono avere un loro peso su questa vicenda?

«Io ho l’impression­e che il sindaco de Magistris sia agli sgoccioli, tanto per restare in tema di acqua. Battute a parte, la situazione finanziari­a del Comune mi sembra adesso davvero delicata, pesantissi­ma. Ritengo che l’errore più grave per i conti pubblici sia stato commesso dal primo cittadino nel 2013, quando si è ostinato a non proclamare il dissesto». E adess0? «La vedo veramente difficile se, come sembra, non arriverann­o aiuti da parte del Governo, dovrà spalmare l’enorme debito comunale prima nell’arco di 20 anni, poi di 40 come sembrano indicare le ultime notizie. Insomma, siamo davvero con... l’acqua alla gola».

È stata creata una partita di giro dove uno ci guadagna e l’altro invece perde Cambiare politica Tra enti pubblici bisognereb­be trovare un’intesa per un prezzo unico e concordato

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In piazza Un corteo degli anni scorsi a Napoli in difesa dell’acqua pubblica A sinistra: Massimo Lo Cicero
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