Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Roberto Pontecorvo, «civic leader»
Con un altro italiano è tra i «civic leaders» selezionati in oltre 60 Paesi Il suo museo diffuso ha conquistato anche l’America
«Io, selezionato da Obama a Chicago per il progetto d’arte di Praiano»
Roberto Pontecorvo è nato a Praiano ventisette anni fa. «Non c’è l’ospedale, ma vale lo stesso, è come se fossi nato proprio lì» precisa. E subito capisci che è uno meticoloso. Tanto meticoloso da cambiare il destino di quella «creatività senza progetto», caratteristica che troppo spesso pesa come stigma sui meridionali. Tanto meticoloso da testare nel suo paese un «modello di sviluppo di capitale civico» e di conquistare con questo Barack Obama che con la sua fondazione — l’Obama Foundation appunto — lavora per trovare risposte ai grandi problemi della modernità, dalla riduzione delle disuguaglianze al rafforzamento delle comunità. L’ex presidente degli Stati Uniti d’America, a fine ottobre, ha scelto circa cinquecento giovani da sessanta Paesi del mondo e li ha invitati a un summit a Chicago che aveva come obiettivo radunare i «civic leaders» di tutto il mondo, ovvero i giovani che stanno lavorando sulle loro comunità. Due soli gli italiani selezionati, Pontecorvo e Valentino Magliaro dalla provincia di Milano. «Ma lui aveva già partecipato a un grande evento sul food in cui era stato ospite proprio Obama» precisa.
Parliamone. Qual è questo modello che da un paese puntiforme come Praiano, ha interessato per innovazione un innovatore come Obama?
«L’idea si deve al giornalista Claudio Gatti che ha fatto di Praiano la sua seconda residenza dopo New York dove ora è invia- to. Amando il paese ne aveva riconosciuto tutte le potenzialità. Così, con la consulenza scientifica di un economista come Luigi Zingales, è stato messo a punto un modello di costruzione di sviluppo di capitale civico che poi abbiamo realmente con testato. Serviva un coordinatore territoriale e l’ho fatto io».
Praticamente che avete fatto?
«Ideato e realizzato un museo diffuso nelle strade del paese, coinvolgendo 150 tra artisti ed artigiani campani. Oggi Praiano è un museo a cielo aperto, ma non è tanto questo che conta». Conta il modello. Ma qual è? «Questo: abbiamo creato un’associazione Agenda Praiano manonpe rag ire da soli,pe rattiva re l’ intera comunità. Passo successivo: una cassa. Abbiamo aperto un conto in banca sul quale, in poco tempo, il saldo era di ben 20mila euro».
Non un ormai banale crowdfunding?
«No nessuna campagna. Quindi ci siamo fatti aiutare da professionisti di rango con i quali abbiamo strutturato il progetto finanziano nel 2015 dalla Regio- ne Campania: 250mila euro. Per la verità ci avevamo già provato nel 2014, ma per un vizio di forma era stato respinto. Eravamo lì lì per mollare, ci sentivamo a un bivio: abbatterci o riprovare. Ed è andata bene. In nove mesi, tra 2015 e 2016, abbiamo realizzato NaturArte che si ispira a un concetto preciso». Che è? «Per noi era fondamentale che gli artisti conoscessero Praiano, non ci serviva un’opera già pronta. Avevamo fatto ricerche su antiche tradizioni e miti locali e l’obiettivo era reinventare in chiave contemporanea la nostra identità. Il direttore artistico Gennaro Amendola ha selezionato gli artisti, tra cui Lucio Liguori e Paolo Sandulli e, di fatto, si è creato un collettivo. La cosa più importante, infatti, è l’aver testato il modello di costruzione di sviluppo di capitale civico: è questo che ha colpito Obama». Com’è arrivato a voi? «Abbiamo inviato un’application alla fondazione e sono quattro i punti per cui siamo stati scelti. Uno: creazione di un nucleo civico in un paese; due: collaborazione con le istituzioni locali, ma non come mera richiesta di fondi, un rapporto propositivo; tre: una rete di sopporto ampia di professionalità alte; quattro: una struttura di governance ben precisa». Cosa le ha detto Obama? «Ci ha incoraggiati. E poi ha fatto una cosa molto potente: sulla sedia di ognuno di noi ha lasciato un foglio sul quale ci chiedeva di prendere un impegno con la Fondazione e con gli altri ragazzi. “Quando e se incontrerete ostacoli e vi capiterà di voler mollare tutto — ha detto — proprio in quei momenti potrete contattate la fondazione: noi riattiveremo la macchina organizzativa e vi daremo supporto, ideale e materiale».
Un database delle motivazioni personali? «Sì, una specie». E lei ora cosa farà? «Vivo tra Praiano e Madrid. Ho scelto questa capitale perché è la più vivace in fatto di impresa culturale che è il settore del quale voglio occuparmi. Ho intenzione continuare ad accumulare esperienze, come già in Belgio e Francia, per poi applicarle qui, nel Mezzogiorno».