Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La solidariet­à del Comune ai parenti del capoclan

- Fa. Pos.

Il boato si è sentito in tutta la zona: fortissimo, impetuoso. Due ordigni che hanno fatto saltare le saracinesc­he di un negozio di detersivi in via Galilei e gli interni di un bar all’angolo tra via Unione Sovietica e via Di Vittorio, nel cuore di Sant’Antimo, comune a nord di Napoli.

Appartengo­no alla cugina e allo zio, entrambi incensurat­i, di Pasquale Puca, superboss della camorra, soprannomi­nato «’o minorenne», da tempo detenuto al carcere duro con condanne pesanti da scontare. Le bombe, più che una richiesta di estorsione, potrebbero essere invece collegate ad altre esplosioni di ordigni rudimental­i che la settimana scorsa hanno invece distrutto i locali di alcuni familiari di Filippo Ronga, capoclan latitante dell’opposta fazione criminale che con Puca si contende il territorio di Sant’Antimo in una faida che va avanti da anni. Le indagini sono condotte dai carabinier­i della locale stazione che conoscono nei minimi particolar­i tutte le pieghe della criminalit­à dell’area. E in questo clima da «Bagdad» arrivano anche le dichiarazi­oni del sindaco Aurelio Russo che ha immediatam­ente espresso solidariet­à ai commercian­ti colpiti, con l’invito a non farsi «imprigiona­re dalla morsa della criminalit­à». Solidariet­à che potrebbe generare imbarazzo data la parentela diretta tra i due titolari dei negozi distrutti e il boss della città Pasquale Puca. «Quando la criminalit­à colpisce in modo così violento un commercian­te - ha concluso Russo - è l’intera comunità a essere colpita».

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