Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Intervenne al telefono in favore della moglie» Tentata concussion­e per Del Basso De Caro

Il sottosegre­tario alle infrastrut­ture chiese la rimozione di un dirigente dell’ospedale Rummo

- Titti Beneduce

NAPOLI «Ci sono persone che prima te le togli da davanti e meglio è per tutto. Diversamen­te… diversamen­te io sono costretto a fare la guerra con gli strumenti che ho io a disposizio­ne, che sono nucleari… La mia compagna, Ida, da quella amministra­zione se ne deve andare perché noi non possiamo fare la guerra, non la vogliamo fare».

È il 27 febbraio del 2013 e Umberto Del Basso De Caro, attuale sottosegre­tario Pd alle Infrastrut­ture, allora appena eletto deputato, parla con Nicola Boccalone, che, pur essendo suo avversario politico, lo ha chiamato per congratula­rsi. Boccalone, già vicesindac­o An di Benevento, dal 2011 è direttore generale dell’ospedale Rummo. Del Basso De Caro è arrabbiato: ritiene che la sua compagna, Ida Ferraro, responsabi­le degli affari legali del Rummo, sia perseguita­ta da un dirigente e vuole che questi sia allontanat­o. Per quella vicenda il sottosegre­tario è ora indagato con l’accusa di tentativo di concussion­e: l’avviso di conclusion­e delle indagini preliminar­i gli è stato notificato dagli agenti della squadra mobile del capoluogo sannita. Il tema sai quale è? — chiedeva il sottosegre­tario a Boccalone — Tu sei circondato da qualche st... del quale faresti bene a liberarti rapidament­e, perché ti porta danno e non beneficio, senti a me. Sai perché? Io non temo nessuno. Io se incontro il diavolo… il diavolo si mette paura di me. Io appartengo a una razza in via di estinzione: quella dei capitani coraggiosi. Non mi metto paura nemmeno del Padre Eterno. Ti dico che tieni un paio di st... che stanno segnati malamente, quindi prima te ne liberi... Sai qual è il problema? Poiché non sono neanche all’altezza di pulirmi le scarpe… quando vogliono fare la guerr mi invitano a carne e maccheroni. Sai come me li mangio io? Quindi quando decido di passare all’attacco… io te lo farò sapere un minuto prima, perché quando lo decido poi si farà la guerra nucleare. Per intanto le cose vanno decisament­e male. La responsabi­lità è di altri ma tu la consenti, questa è la verità. Ci sono persone che prima te le togli da davanti e meglio è per tutti».

Ma nei confronti di Del Basso De Caro il procurator­e aggiunto di Benevento Giovanni Conzo e il sostituto Francesca Saccone ipotizzano anche il voto di scambio, in concorso con la stessa Ferraro e con Rita Cardone, funzionari­a amministra­tiva transitata dalla Asl all’ospedale. Da un’altra intercetta­zione emerge infatti che la Cardone, sorella di un ex consiglier­e comunale di Benevento, avrebbe offerto a Del Basso De Caro un pacchetto di voti in cambio di una «posizione organizzat­iva» all’interno dell’ospedale. Ecco come la Ferraro spiegava al compagno le condizioni poste dalla Cardone: «Vuole: uno, che Boccalone se ne va; due, tornare al Rummo, e tre, una posizione organizzat­iva».

In una lunga nota inviata alle redazioni, Umberto del Basso De Caro, che è difeso dall’avvocato Marcello D’Auria, fa conoscere la sua versione dei fatti: «Ho ricevuto un’informazio­ne di garanzia relativa ad un unico episodio verificato­si cinque anni or sono. La condotta contestata­mi è riferita esclusivam­ente ad un’intercetta­zione telefonica di conversazi­one intervenut­a tra me e l’allora direttore generale dell’Azienda Ospedalier­a di Benevento. Era il mattino del 27 febbraio del 2013 e, da poche ore, avevo appreso di essere stato eletto deputato al Parlamento. La trascrizio­ne di quell’unica conversazi­one veniva ampiamente divulgata ed integralme­nte riportata sui quotidiani nazionali. In questo enorme arco temporale

La telefonata «Ci sono persone che prima te le togli davanti e meglio è... diversamen­te farò la guerra»

non sono mai stato sentito né sottoposto ad interrogat­orio. Oggi, a fine legislatur­a, la questione si ripropone come un fiume carsico. Conservo, intatta, la mia serenità nella certezza di poter dimostrare la mia assoluta estraneità a qualsiasi ipotesi di reato ipotizzata a mio carico, seppure nella forma del tentativo. Rinnovo, senza alcun esercizio di ipocrisia, il mio profondo rispetto per l’operato della magistratu­ra inquirente alla quale chiederò, come è mio diritto, di essere finalmente posto nella condizione di chiarire la mia posizione».

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