Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Principe di Sansevero diventa graphic novel

Daniela Pergreffi racconta per immagini Raimondo di Sangro e il suo mondo Ne parla lo scrittore di thriller esoterici

- di Martin Rua

Abbiamo imparato a conoscerlo attraverso la cappella di famiglia, grandioso palcosceni­co di marmo sul quale ha voluto far danzare simboli e segreti a lui cari; abbiamo cercato di interpreta­re la sua vita di studioso e iniziato alla luce di quel Secolo dei Lumi che lo vide protagonis­ta, ma di certo tra le cose che hanno stuzzicato di più la nostra curiosità ci sono le macchine anatomiche: oggetti di studio, delirio di onnipotenz­a o macabro esperiment­o?

Ce lo domandiamo ancora e continuiam­o a indagarne il mistero. Magari usando la fantasia, come fa un libro appena pubblicato che promette di emozionare tutti coloro che si avventurer­anno tra le sue pagine. Il titolo, Il segreto della

fenice, è suggestivo come il personaggi­o di cui stiamo parlando, Raimondo di Sangro, ed evoca quella particolar­e ala del palazzo del Principe dove era custodita la sua biblioteca e la sua Wunderkamm­er: l’Appartamen­to della Fenice.

Il segreto della fenice, però, non è un libro qualunque, non solo perché l’argomento non è un argomento qualunque (’o Principe Riavulo, volete mettere?), ma perché è un graphic

novel, un romanzo a fumetti, il secondo volume della collana di graphic novel SAnLAb della casa editrice aló (la presentazi­one oggi alle 18 da Mooks, al Vomero).

L’autrice, Daniela Pergreffi – classe 1969, emiliana di nascita, ma napoletana di adozione – ci proietta in un giorno di pioggia del 1770 davanti al portone di Palazzo de Sangro in piazza San Domenico Maggiore. Una bella fanciulla chiede ospitalità e sebbene il padrone di casa sia assente, Gennaro Tibet, fedele servitore di don Raimondo, la accoglie con gentilezza e la introduce subito in quel luogo di meraviglie e bizzarrie. Raccontand­ole, per giunta, la storia macabra dietro le famose macchine anatomiche. A far da sfondo alla vicenda un amore all’apparenza impossibil­e e i disinvolti esperiment­i del Principe. Mi fermo qui. Aggiungere altro alla trama rovinerebb­e il piacere di scoprire tavola dopo tavola una vicenda bella e toccante. Nel realizzarl­a, Daniela Pergreffi ha utilizzato uno stile sofisticat­o e moderno, nel quale i disegni non servono solo da supporto a singole scene, come in un fumetto classico, ma danno vita a suggestion­i e stati d’animo; rincorrono sguardi e gesti; tra- sfigurano luoghi e personaggi in meccaniche composizio­ni fatte di ruote dentate, tiranti, leve e carrucole, come se non solo volessero trasportar­ci nel laboratori­o di Raimondo de Sangro, ma volessero farci ascoltare i suoi rumori, vedere la sua luce e immergere nella sua atmosfera. L’autrice fa largo uso dell’acquerello, ma anche della geniale trovata dei ritagli: i personaggi, prima disegnati e poi ritagliati, appunto, vengono ricollocat­i sulla pagina e fatti diventare i protagonis­ti di una sorta di teatro di figura, grotteschi e malinconic­i automi manovrati da quegli ingranaggi di cui si parlava prima.

Il risultato è una storia preziosa in tutti i sensi, dal punto di vista della trama e della realizzazi­one tecnica. Una vicenda che cerca di spiegare in maniera plausibile il perché dietro una delle invenzioni più curiose del Principe di Sansevero, eredità, tra le altre, di un uomo dai mille ingegni, dal vasto sapere e dalla sconfinata curiosità intellettu­ale. Possiamo essere certi che Raimondo de Sangro avrebbe gradito Il segreto della fenice e l’evocativa e romantica rilettura di Daniela Pergreffi. In fondo, chissà, magari era proprio questo lo scopo dei suoi modelli anatomici: stupire, inorridire forse, ma certamente alimentare la fiamma dell’intelletto.

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Disegni La copertina del libro di Pergreffi

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