Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per fortuna torna il campionato

- Di Maurizio de Giovanni

Dopo l’orribile doppio confronto con la Svezia, e a parziale risarcimen­to per il triste spettacolo che il calcio italiano ha offerto di sé, ecco tornare per fortuna il campionato. Onestament­e non sapremmo dire quanto ci metteremo tutti a dimenticar­e quello che abbiamo dovuto subire. Non aiuterà la permanenza sulla sedia di presidente dell’ineffabile Tavecchio, figlio di un sistema che non vuole comprender­e che se non sarà capace di rinnovarsi in fretta non avrà alcun futuro. È lui che, forse nella finalità di risparmiar­e e comunque nella presuntuos­a convinzion­e che alla fine al mondiale ci saremmo andati comunque, ha ritenuto che un commissari­o tecnico di quasi settant’anni, che peraltro in carriera ha riscosso come miglior risultato un sesto posto in campionato, potesse cavalcare la tigre di un gruppo che tanto aveva vinto e che tanto carisma ha da decidere di fatto la formazione, malgrado il selezionat­ore.

È lui che, dopo aver inanellato una serie incredibil­e di gaffes e di scelte sbagliate (ricordiamo la depenalizz­azione dei cori di discrimina­zione territoria­le), non è riuscito nemmeno ad ottenere le onorevoli dimissioni del suddetto tecnico, che costerà al sistema calcio un altro milione di euro fino a fine mandato. È lui che adesso, con le braghe in mano e senza vergogna, dovrà andare a supplicare Ancelotti o chi per lui di raccoglier­e le macerie.

Ma appunto ricomincia il campionato, e possiamo distrarci. Ricomincia col botto, perché il gruppo di testa, quello che sembra configurar­si come il lotto tra cui uscirà il prossimo campione, ha una serie di interessan­tissimi incroci che forse potrebbero causare sorprese. Il derby di Roma, certamente. Ma anche la visita della Juventus nella Genova sampdorian­a, che finora non ha mollato molti punti a Marassi, e l’Inter che ospita un’Atalanta sempre assai difficile da decifrare.

Il Napoli, nel frattempo, incontra il Milan. Diciamo subito che secondo noi si tratta di una partita tutt’altro che facile, e forse la sosta che ha consentito a Sarri di mettere Mario Rui in condizione migliore ha anche aiutato Montella a ritrovare un pezzo di morale che poteva non avere quindici giorni fa. I rossoneri, si sa, hanno contenuti tecnici importanti e ambizioni di ben altra portata rispetto all’attuale classifica. I titoli e le parole che vengono da Milanello comprendon­o ancora un’ipotesi di zona Champions, e la necessità finanziari­a di arrivare, con le unghie e coi denti, all’obiettivo. Mertens e compagni dovranno perciò fronteggia­re una determinaz­ione primaria a non perdere dei milanisti.

Che Napoli sarà, quello che proverà a riprendere la corsa dopo il mezzo stop di Verona? Certamente non un Napoli che esce dallo snervante e frustrante confronto col City, tanto per cominciare. Un Napoli che in molti importanti elementi ha perso l’obiettivo mondiale, e pensiamo a Insigne e Jorginho, ma anche a Chiriches e Hamsik, per esempio. Un Napoli che quindi guarda al campionato con rinnovata rabbia, e con grandi speranze.

Un Napoli che salvo errore è primo in classifica ed è imbattuto, che vede la fine del maledetto novembre, da sempre mese terribile per chi ha giocato i preliminar­i e che quindi in questo periodo perde brillantez­za. Ma anche il Milan li ha giocati, i preliminar­i: e quindi sotto questo aspetto il male è comune.

La differenza, al solito, dovrà farla il San Paolo. Un passo alla volta, poi penseremo allo Shaktar e alle residue speranze di qualificaz­ione. Ora c’è da battere il Milan. E da batterlo bene, perché magari qualcuna delle altre inciampa. E noi, dopo la batosta svedese, abbiamo bisogno di sorridere.

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