Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pd, Orfini attacca: «Non è un congresso ma una figuraccia»

Ieri appena 500 alle urne, vince Costa. L’ira del presidente nazionale

- Di Simona Brandolini

«Per me non c’è stato alcun congresso, ma soltanto un’iniziativa di corrente. Una figuraccia ». Così Matteo Orfini, presidente del Pd nazionale, al Corriere del Mezzogiorn­o. Ieri, intanto, le urnebis: scarsa partecipaz­ione e vittoria di Costa.

NAPOLI Il congresso a rate eufemistic­amente non è un successo. Ventotto i circoli chiamati di nuovo al voto, 5000 iscritti, meno di 500 votanti. Con picchi assoluti (si fa per dire). A Sant’Antonio Abate nessuno si presenta. Al Vomero, il «seggio» del vincitore Massimo Costa, vince Tommaso Ederoclite. Nel feudo casilliano di Castellamm­are di Stabia su 1022 tessere, i votanti sono appena 85. A Secondigli­ano non si aprono le urne per la seconda volta e il terzo tempo come nel rugby non è previsto. La verità è che è riuscito il boicottagg­io di Nicola Oddati (i suoi sostenitor­i non hanno partecipat­o), ma anche quelli di Costa sono stati a casa, consapevol­i che il risultato non sarebbe cambiato? Forse. Ma certo, se ancora ce ne fosse bisogno, il congresso «a rate» non ha fatto altro che dimostrare che il Pd napoletano non gode di ottima salute. E che la rissa è sempre dietro l’angolo. «Per me non c’è stato alcun congresso, ma soltanto un’iniziativa di corrente. Suggerisco a tutti, soprattutt­o a Roma, di ripassare lo statuto del partito così in futuro eviteranno queste figuracce». A dirlo non è Oddati e neanche uno dei suoi supporter più duri, ma Matteo Orfini, presidente nazionale del Pd. Che, sostanzial­mente, non riconosce la vittoria di Costa, ma soprattutt­o l’intero iter che ha portato all’elezione (nell’assemblea di giovedì prossimo) del primario del Cardarelli. E non le manda a dire neanche ai suoi colleghi romani, se non altro a chi ha sostenuto e voluto fortemente il congresso.

Comunque iter schizofren­ico. Perché il congresso napoletano, unico in Italia, viene già rimandato una prima volta per evitare la concomitan­za con l’assemblea programmat­ica di Pietrarsa e dare il tempo ai« dissidenti» delu chi an martin i ani-or fini a nidi decidere se rompere o meno. Dopodiché Oddati scende in campo e tempo una settimana grida al «congresso illegale». Parte il pressing su Roma, sui leader nazionali da parte degli ultrà di Oddati e di Costa. Il braccio di ferro culmina nella mail, in notturna, il giorno prima dell’apertura dei circoli del vicesegret­ario nazionale Maurizio Martina che fa slittare di una settimana il congresso. Di buon mattino arriva il contrordin­e firmato dal responsabi­le nazionale organizzaz­ione Andrea Rossi: si vota. Ma non tutti i segretari aprono le urne. Parte il ricorso al Tribunale ordinario di Oddati. In questo clima arriviamo a ieri e al secondo tempo.

Costa sarà eletto segretario durante l’assemblea di giovedì prossimo. Ma ovviamente ha stravinto con più dell’80 per cento raccolto tra i quasi 10mila iscritti che in totale hanno votato. Ora la minoranza della maggioranz­a renziana è di Tommaso Ederoclite.

«Sarò il segretario di tutti — dice intanto Massimo Costa — voglio esprimere gratitudin­e a quanti hanno partecipat­o a questo congresso. Pur consapevol­e delle difficoltà che si sono manifestat­e, intendo costruire una comunità consapevol­e e aperta alle istanze di tutti. Bisogna partire dalle istanze che ogni militante mi ha consegnato nei circoli in cui sono stato, da ciò che ancora di buono c’è nel partito democratic­o, dalla volontà di cambiament­o che ho avvertito tra gli iscritti, da qui si deve ripartire. Io sono pronto».

Ederoclite si scusa con gli iscritti per «il caos a cui avete dovuto assistere» e aggiunge: «Non ci nascondiam­o dietro ad un dito, il partito è in grande sofferenza, soprattutt­o sulla città di Napoli, e bisogna guardare con coraggio alla realtà. Il tempo del muro contro muro è finito, gli avversari sono fuori dal Pd, e si chiamano destra e populismo».

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