Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Franceschini: Pompei al Madre è la mostra più importante dell’anno
De Luca: scambi con musei stranieri. Osanna: opere mai viste prima
NAPOLI Scatta foto con il suo cellulare, si sofferma su ogni reperto che dialoga con le opere contemporanee, interroga i curatori sulle scelte. Quindi, con convinzione, il ministro Dario Franceschini dà il viatico a Pompei@Madre. Materia Archeologica che ha inaugurato ieri al Museo di via Settembrini: «È la mostra più importante dell’anno in Italia, un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni che mette assieme Pompei e il Madre, l’antico con il contemporaneo. E lo dico con la consapevolezza che qualcuno si sentirà offeso». Gli fanno da ciceroni eccellenti Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Andrea Viliani che guida il Madre (curatori) e il presidente della Fondazione Donnaregina Pierpaolo Forte. Con loro Luigi Gallo, responsabile del coordinamento della sezione moderna «per la quale, gran parte delle opere, proviene dal museo di Capodimonte» ha ricordato il suo direttore Sylvain Bellenger.
Il presidente della Regione Vincenzo De Luca, altro protagonista istituzionale della mostra, ha rilanciato. «Se per un ministro sta dando un impulso straordinario ai beni culturali questa è la mostra più importante d’Italia, allora la Campania è la terra dei primati. Li potenzieremo con una politica di scambi con i musei di tutto il mondo per garantire esposizioni di assoluto livello senza spendere ma prestando nostre opere. Come stiamo cercando di fare con Amsterdam per avere i cieli stellati di Van Gogh».
Antonio Bottiglieri, presidente di Scabec, la società in house della Regione che ha realizzato la mostra ideando anche un’Artecard ad hoc (dura due giorni e consentirà con visite agli Scavi di Pompei e al Madre) ha consegnato primo ticket integrato lo proprio al ministro. «Non è secondario — ha commentato Franceschini — che questa mostra sia frutto di una sinergia tutta pubblica, “repubblicana” come dice Forte, perché mette insieme vari pezzi dello Stato».
Non si tratta solo di innesti archeologici nel museo ma, ha spiegato Viliani «di un’ideale trasformazione delle sale in una domus contemporanea». Così l’ingresso già ridisegnato da Daniel Buren diventa un atrium con un’antica porta estratta dai depositi e mai esposta, come la quasi totalità dei reperti selezionati «perché — ha precisato Osanna — lo scopo è anche questo, estrarre e rendere fruibili mosaici, bronzi deformati dall’eruzione o dal bombardamento della seconda guerra mondiale, pavimenti appena restaurati come quello della Casa del Bracciale d’oro: tutto materiale mai visto o esposto solo all’estero».
Risalendo al primo piano, le sale site-specific esaltano la contaminazione dialogante tra antico e contemporaneo: la stanza di Francesco Clemente diventa fulcro con tablinum e triclinium, ambiente di rappresentanza del dominus, mentre l’Ancora di Kounellis si specchia in un mosaico (mai visto prima) con creature marine; nella stanza di Mimmo Paladino si ritrova la sospensione onirica del cubiculum con il calco di padre e figlio che la scultura dell’artista sannita sembra piangere ancora.
«Le sale sono una più spettacolare dell’altra — ha continuato Franceschini — e testimoniano che è questa la strada da percorrere in tutto il Paese, facendo ammenda di un grave errore del passato quando si riteneva che la tutela dell’immenso patrimonio già esistente fosse troppo assorbente per investire nel contemporaneo. Al ministero abbiamo già invertito la rotta e il dialogo tra gli oggetti pompeiani, le collezioni del Madre e le tante opere prestate da altri musei testimonia che quest’idea è fertile e va sviluppata. Anzi, suggerisco di percorrere anche l’iter inverso, portando l’arte contemporanea agli Scavi. Siamo sulla buona strada, dobbiamo continuare a investire per far crescere Napoli e il Paese intero».
L’esposizione — in parte fino al 30 aprile, in parte fino a settembre 2018 — prosegue al terzo piano con il racconto delle eruzioni e altri dialoghi inediti. Colpiscono due grandi vasche colme di frammenti di «materia archeologica», pezzi di colonne e vasi che saranno il punto di partenza per nuove opere di artisti grazie a un progetto che ha appena vinto un bando del Mibact.
Tra i primi visitatori c’erano Paolo Giulierini, direttore del Mann, e Antonio Bassolino, «padre» del Madre, con la moglie e parlamentare Annamaria Carloni. Antichi e nuovi dialoghi, appunto.
Bellezza Sale una più bella delle altre proprio per il valore di ciò che è stato esposto
Oggetti Bracciali d’oro, mosaici interi, Bronzi appena restaurati dopo l’eruzione del 79 d.C.