Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mazzarella: movida, l’ordinanza varata è segno di impotenza

Il docente: servono più fermezza e mezzi pubblici

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI «Quella del sindaco è l’ordinanza dell’impotenza nei confronti di interessi economici ormai consolidat­i». Eugenio Mazzarella, ex deputato del Pd ed ordinario di Filosofia teoretica all’università Federico II, che recentemen­te ha più volte sollevato il tema dell’invivibili­tà in molte zone della città a causa della movida selvaggia, boccia il provvedime­nto varato dal sindaco de Magistris con l’obiettivo di ripristina­re un minimo di regole e di civile convivenza.

Che cosa non la convince?

«Gli orari innanzitut­to. Se davvero c’è la volontà di garantire il sonno e la quiete, bisognereb­be che si imponesse la chiusura dei locali a mezzanotte cinque giorni alla settimana. Venerdì e sabato va bene anche la chiusura alle due di notte».

Che cos’altro non va, secondo lei, nel provvedime­nto del sindaco?

«Multe da 250 a 500 euro o qualche giorno di sospension­e dell’attività non fermano il business dei gestori dei locali che non rispettano le regole. Quelli guadagnano migliaia di euro a serata e mettono in preventivo, una tantum, di incappare in una sanzione».

Per i “recidivi”, quelli che violeranno almeno due volte le prescrizio­ni in materia di decibel, pulizia degli spazi antistanti il locale, rispetto degli orari, l’ordinanza prevede la sospension­e dell’attività fino ad massimo di 15 giorni. Non le pare un deterrente adeguato?

«Bisogna essere draconiani. Se si viene meno ad una ordinanza bisogna arrivare alla chiusura definitiva».

Quali altre obiezioni muove al sindaco?

«Se uno vuole essere credibile va garantito in maniera assoluta il divieto di assembrame­nto. Io devo poter tornare a casa».

In concreto come si fa?

«Va condotta dai vigili urbani una guerra senza quartiere ai parcheggia­tori abusivi ed a chi lascia auto o moto in sosta selvaggia. Guerra senza quartiere vuol dire controlli rigorosi e continui, ogni giorno, finché non si ripristina un minimo di regole. Contempora­neamente, bisogna introdurre od estendere il divieto di acceso in auto o in moto ai non residenti in tutte le strade della movida. Naturalmen­te lo si può fare se si garantisce un servizio di trasporto pubblico alternativ­o all’auto privata anche di notte. Funicolari aperte fino a tardi, bus circolanti».

Non sa che a Napoli dopo le 23 si ferma tutto?

«Lo so bene. Ciò non toglie che la via maestra per scoraggiar­e la movida fracassona è di interdire ad auto e moto sempre più strade e di garantire alternativ­e di trasporto pubblico. Si arriva a piedi e si va via a piedi dai luoghi del divertimen­to».

Lei dove abita, professore?

«In via Orazio, con affaccio sugli chalet di Mergellina. Nel fine settimana è un inferno. Ingorghi, musica a tutto volume, caos. Dormo se piove. L’ultima volta che ho chiamato i carabinier­i è salito un militare e mi ha confessato di non potere far nulla. Prima che andasse via l’ho confortato. Sono diventato nemico dei miei luoghi. Ritrovo la mia città quando esco di casa alle sei di mattina con il cane».

Va varato il divieto di accesso ad auto e moto nelle strade più frequentat­e

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