Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Poche donne
Differenti sono le passioni, le parole per dirle, gli affetti, le culture, le concezioni del mondo, gli stili. Diverse sono le nostre storie individuali, diverso è il tono e il senso del nostro passato e delle tracce che esso ha lasciato al nostro presente segnato dai sentimenti peggiori indotti da un individualismo anemico che rimuove l’altro/a che ha difronte.
A noi donne meridionali è toccato e tocca,tutti i giorni per ragioni che alludono al declino divoratore cui sembra destinata la nostra “civiltà”, di doverci confrontare con quella umanità alla deriva che, soprattutto, l’Africa, spinge verso Nord. Donne e uomini, certo. Disperati e disperate. Una tragedia che non somiglia a nessun’altra tragedia e che ha dimensioni inaudite: 2421 ad oggi le vittime accertate, censite nel 2017 in un macabro conteggio che cresce di ora in ora è ché anche il conteggio della miseria dell’Europa e della sua multiforme incapacità. Di questo dramma, sapete, sappiamo tutto. Conosciamo i dettagli più minuti. Conosciamo le storie. Vediamo le immagini. Sentiamo le voci. Incontriamo i volti nelle nostre città. Ci rammarichiamo. Condanniamo. E...però non riusciamo a trovare la strada per trasformare i nostri sentimenti precari in azioni. Non riusciamo ad attingere in forme adeguate al tempo che ci è dato, al nostro patrimonio culturale che ci vede sapienti nella cura e nell ospitalità per sperimentare una solidarietà radicale, senza paure, capace di mettere in discussione abitudini e paradigmi. E così lasciamo che ventisei donne, ventisei ragazze, vengano sepolte un po’ qui è un po’ là senza che la nostra voce si senta. E senza trovare le parole per questo dolore che quelle bare rappresentano; senza neanche trovare il tempo e la forza di testimoniare andando al funerale (troppe di noi non c’erano). E così siamo apparse avare e abbandonate all’assuefazione. La nostra assenza ha contribuito a rendere di nessuno quelle bare. Di nessun valore quelle vite. A Salerno, care amiche, avremmo dovuto essere tante, tantissime. Tutte le parlamentari, tutte le donne delle istituzioni, del sindacato, dei partiti, delle università. Quelle donne venivano verso di noi. Verso i nostri valori. Verso la nostra società che mostra a tratti ancora il suo volto misogino.
Bisognava dimostrare che in quelle bare non è sepolta (anche) la necessità di un cambio di civiltà.