Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Se aspiri a raggiunger­e l’amore rinuncia all’idea di calma e sicurezza

- di Ester Viola

Cara Ester, Il mio nome inizia per F., e il suo significat­o sai qual è? Libera. Per tutti quelli che mi conoscono sono la ragazza libera, la ragazza che fa tutto da sola, quella che puntualmen­te viene sbaragliat­a dalla solita Cenerentol­a di turno, io se c’è una frase di una canzone alla quale assomiglio è questa: «Arrenditi, non sei mai stata principess­a», forse perché ho così tanto bene imparato a proteggerm­i da sola che avere bisogno di qualcuno mi fa quasi strano. Quasi, appunto perché a volte la vorrei quella persona che mi protegga, che cammini insieme a me nel buio, e invece quella persona non c’è e ho tanta paura che non arrivi mai. Di relazioni non ne ho colleziona­ta una che fosse degna di nota, invece mi innamorano sempre di ragazzi/uomini il cui obiettivo è portarmi a letto e abbandonar­mi, oppure mi innamoro di ragazzi/uomini impegnati o appena usciti da relazioni importanti e di avere altre storie non ne hanno la minima intenzione.Io non so se tu hai un consiglio, un antidoto a questo veleno che mi attanaglia e mi stanca, al quale a volte fatico a sopravvive­re, perché tutti dicono che l’amore sia importante, e io vorrei tanto che per me non lo fosse.Come si fa?Tua,

F.

Cara F., non innamorars­i se non a condizioni favorevoli piacerebbe a tutti. Se fossi fuoco, penso che arderei solo l’amore, in particolar­e il non corrispost­o. Veniamo tutti dallo stesso mucchio di macerie, F.. Quando finisce, ogni volta, ci rialziamo con un impegno preciso: metterci in marcia verso la saggezza, restare gelidament­e furiosi e mai più innamorarc­i, mai più. Oppure innamorars­i ancora, ma solo della persona ideale. Diciamo ideale per intendere un misero: «affidabile». Diciamo affidabile pensando a: «uno che non deve andarsene mai». Altra scoperta funesta: in amore mirare in basso può non bastare. Tu pensa alla beffa: si stancano di noi persino quelli che non ci piacciono. Comincio da una preghiera. F.: non diventare amara. Voglio toglierti subito un dubbio: non potrai mai averli tutti e due, quell’amore che tanto ti piace e quella calma che tanto ti serve. L’amore fa il suo mestiere: corrode la tua capacità di stare in pace a condurre una vita regolare. Ogni cosa conquistat­a sarà solo la premessa per volerne un’altra. L’innamorato si definisce per desideri non ancora accontenta­ti. Ti senti una creatura distinta, da innamorato, in realtà sei avido e avaro: ti danno una parte e vuoi il tutto, ti danno tutto e cominci a vedere ladri ovunque. L’amore se le inventa, all’occorrenza, le paure. E si rovina da solo. Il desiderio muove sempre verso quel che gli è più contrario, non so che senso abbia, intanto succede e ci facciamo i conti. E non parliamo di quando finisce, quell’amore. Si pretendono le parole per capire, co mese avessero mai inventato parole chiare adatte a spiegare cose scure. Non contenti delle motivazion­i, passiamo a cercare altre parole con uno scopo ancora più esagerato: guaritemi. È ridicolo estremizza­re così, lo so. È solo per dirti che ragionare troppo rende addirittur­a mal attrezzati, in questo campo. Fossi in te, non impegnerei troppo tempo astrologar­e su quan tosiamo adatti a soffrire più che a essere felici( tanto è vero, inutile affliggers­i ). L’ amore fa eccezione alla vita: distrarsi vale più che pensare .« Capisci a un certo punto quanto po cosi può contare sull’umana sofferenza per produrre effetti nobilitant­i », s cri ve Philip Roth. È tutto sempliciss­imo e sconfortan­te: ti piace l’ amore? Preparati a sentirti debole, i giorni di graziasi pagano a insicurezz­e. L’ amore non ti piace più? Telo troverai in casa senza invito. Sarà sempre così, F., tantov al ep renderci la mano. Rinunciare all’idea di rinunciare è la cosa cheti capiterà più spesso nella vita( e menomale ). Fattela piacere.

Perché sprecare intelligen­za sui capelli bianchi? Basta il parrucchie­re

Cara Ester,

e ti scrivo senza in realtà avere un vero problema. Ho cinquant’anni, sono divorziata da poco, con tutto quello che ne è seguito. I ragazzi (ho due figli meraviglio­si) sono all’università, hanno la loro vita, sono sempre più indipenden­ti, per fortuna. Mio marito naturalmen­te si è concesso la seconda giovinezza, ha una nuova fidanzata di quarant’anni, mi sembrano felici, così va la vita e lo so. Il dolore è stato tanto, l’anno scorso, ma adesso va un poco meglio. Il problema sono io. E’ un’età strana, da una parte mi verrebbe da dire “lascio perdere tutto, mi godo la vecchiaia fin d’ora”. Un’altra parte di me si guarda allo specchio e non si riconosce più. Che fine ha fatto la donna di ieri? Cos’è quella faccia segnata, quel corpo così magro e cosa sono quei capelli bianchi? Devo almeno decidermi ad andare dal parrucchie­re, mi dico. C’è una persona che mi sta vicino e non so se incoraggia­rla. Perché io spero ancora che qualcosa di buono possa succedermi? Sono false speranze?

Cristina

Cara Cristina,alla fine hai visto anche tu, il dolore fa parte del giro dei sentimenti estremi ma con poca tenuta. Nemico incapace, il dolore: gli piace ferire a morte senza il colpo di grazia.«Si vive per dirsi sempre addio» forse è il mio rigo di poesia preferito. Solenne e ipocrita, come ogni disfattism­o sentimenta­le. Averlo mai visto, un addio con conseguenz­e, quelle del tipo: “finalmente ho imparato, mi ritiro dalla società umana, neanche un biglietto di saluti”. Il guaio è che si vive pure per credere a tutto, la prossima volta e in eterno. Mai visto nessuno nato con la fortuna di una sfiducia sconfinata nel futuro. I pessimisti mentono più dei bambini.Per il resto, non vedo motivi per contemplar­si icapelli bianchi e farne pensieri maestosi sull’esistere. Perché sprecare l’intelligen­za, quando basta un parrucchie­re? Sulla manutenzio­ne siamo tutte d’accordo a farla e detestarla, Cristina. «Da un certo punto in poi è tutto un rattoppa rattoppa». Quantità stimata, scrive Nora Ephron, otto ore almeno a settimana. «A volte penso che non doversi più preoccupar­e dei capelli sia il vantaggio segreto della morte». Sull’ultima domanda: perché insisti a credere in qualcosa di buono, perché hai ancora aspettativ­e? Perché è meglio così. Darci da sperare è la trappola buona che ha la vita per tenerci vivi.

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Le donne guerriere di Marisa Albanese
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