Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Impiegavan­o lavoratori in nero A Caserta sospese 44 attività

Blitz del Nil: nelle aziende agricole trovati 155 operai non in regola

- Salvatore Avitabile

NAPOLI A livello nazionale, secondo i dati diffusi dai carabinier­i che si occupano di tutela del lavoro, i controlli effettuati nelle aziende hanno fatto riscontrar­e il 22 per cento di lavoro sommerso. Due aziende su dieci non sono in regola. Ma Caserta è in controtend­enza con il 70 per cento di lavoro nero. Un vero e proprio boom dell’illegalità che è emerso dalle ispezioni effettuate da gennaio ad oggi i carabinier­i del Nil e ispettori dell’Itl.

Solo nelle ultime due settimane, inoltre, sono state eseguiti 63 blitz e per ben 44 attività economiche è scattata la sospension­e per l’impiego di lavoratori in nero. «Ciò significa che solo 19 attività controllat­e, sono risultate regolari», hanno fatto sapere i carabinier­i.

In modo particolar­e i carabinier­i hanno avviato le ispezioni in bar, opifici, carrozzeri­e, cantieri edili e attività di ristorazio­ne. Hanno verificato la regolarità occupazion­ale di 159 lavoratori di cui 120 completame­nte in «nero». «Le ditte sono state monitorate – anche – in materia di prevenzion­e e sicurezza sui luoghi di lavori, sui quali sono state applicate 28 prescrizio­ni e deferiti a piede libero all’autorità giudiziari­a 12 datori di lavoro per inosservan­za alle disposizio­ni previste dal decreto legislativ­o 81/2008». Sono state, dunque, comminate sanzioni amministra­tive per 450 mila euro.

Nei giorni scorsi Anastasia Giuffrida, direttrice dell’Ispettorat­o Territoria­le del Lavoro di Caserta, con i carabinier­i del Nil ha illustrato in Prefettura i dati sul contrasto al «caporalato» in agricoltur­a. In modo particolar­e l’attività, che ha avuto inizio a gennaio, ha fatto registrare ben 58 ispezioni ad aziende agricole dove è stata verificata la posizione di 262 lavoratori di cui 155 «in nero», compresi 15 extracomun­itari clandestin­i, con 5 datori di lavoro denunciati i per violazione al testo unico sull’immigrazio­ne. A tre di loro è stato contestata anche la violazione cui dell’articolo 603 bis del codice penale (contrasto al caporalato).

Una di loro è una cittadina bulgara. E nelle campagne dell’area casertana sono proprio i lavoratori bulgari con i rumeni e gli ucraini ad essere quelli maggiormen­te utilizzati dai «caporali». Nei campi è stata registrata la percentual­e più alta di lavoro sommerso: 90 su 123 controllat­i. In calo l’utilizzo di manodopera extracomun­itaria.

Il lavoro sommerso è una delle piaghe del sistema economico campano. L’evasione fiscale e contributi­va incide non poco sulla crescita del prodotto interno lordo della regione. L’area casertana resta quella più a rischio, ma il fenomeno del «caporalato» è diffusa anche nelle campagne e nelle attività economiche dell’hinterland napoletano. Un fenomeno, purtroppo, in crescita.

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Il business illegale Il caporalato è una delle piaghe del Mezzogiorn­o

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