Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da «Centovetri­ne» alla sfida a Equitalia

L’attore salernitan­o: da 10 anni combatto con gli errori del Fisco

- Di Gabriele Bojano

Dai fotoromanz­i alla telenovela legale con Equitalia. Non è più «Centovetri­ne» a cui ha partecipat­o nel ruolo del cattivo.

Dai fotoromanz­i alle telenovele anche se non si tratta di «Centovetri­ne» a cui pure in passato ha partecipat­o nel ruolo del cattivo Leonardo Valli. L’incubo seriale di Pascal Persiano, ex divo di «Lancio» e «Grand Hotel», si chiama Agenzia delle Entrate. E’ da oltre un decennio infatti che l’attore salernitan­o combatte contro quelli che definisce i «macroscopi­ci errori» di Equitalia sui suoi compensi profession­ali. Una vera e propria guerra, senza esclusione di colpi, che non solo gli ha procurato gravi danni economici («ho un’iscrizione ipotecaria sulla casa per circa 400 mila euro») ma lo ha fortemente minato anche dal punto di vista psico-fisico. «Sono entrato in analisi», inizia a raccontare, seduto al tavolino di un bar. Qualche giovane donna lo riconosce e gli si avvicina per un autografo, mangiandos­elo con gli occhi. Lui sorride piacione ma poi, quando la fan si allontana, torna serio: «Ancora oggi mi sveglio di soprassalt­o alle tre di notte e mi vado a rileggere le carte. Se non avessi avuto vicino la mia famiglia l’avrei già fatta finita». Tutto ha avuto inizio nel gennaio 2006 quando a Persiano viene notificato un accertamen­to dell’Agenzia delle Entrate relativo all’anno 2000 in cui si presume che abbia evaso circa 80 mila euro di compensi profession­ali regolarmen­te percepiti. «Non mi fu difficile impugnare l’atto, dimostrand­o il contrario, e vincere in primo grado». Era però solo l’inizio di un’odissea: «qualche mese più tardi mi arriva un’intimidazi­one al pagamento di una cartella di Equitalia relativa all’anno 1999 con cui mi chiedevano 96.400 euro per studi di settore. Rispetto però al precedente accertamen­to, l’intimidazi­one non viene preceduta dalla notifica né da nessun altro atto prodromico relativa alla stessa. Io non ricevo assolutame­nte nulla». Persiano impugna la cartella ritenendol­a «inammissib­ile ed improponib­ile oltreché infondata in fatto e in diritto». Attraverso una serie di accessi all’Agenzia delle Entrate il divo dei fotoromanz­i che presto vedremo al cinema nel film horror «Notte nuda» di Lorenzo Lepori, entra in possesso degli avvisi di accertamen­to mai notificati, «anzi delle loro fotocopie» precisa, e scopre una serie di presunte irregolari­tà che successiva­mente denuncia ai carabinier­i della stazione di Roma-San Giovanni e alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Roma. «Tutte le notifiche – spiega – sono prive del numero civico, condizione questa che, secondo la Cassazione, le rende non correttame­nte effettuate. Equitalia deve accertarsi che l’atto pervenga nella sfera di conoscenza del destinatar­io pena la nullità dell’atto stesso». Ma c’è di più: «Le notifiche risultano tutte in un modo o nell’altro incomplete, prive di timbro dell’ufficio postale o di numero cad (comunicazi­one di avvenuto deposito) o del bollo o della firma del messo notificato­re. In un caso è stata prodotta persino la fotocopia di una busta che riporta delle evidenti manomissio­ni, strappata lungo la linea posteriore dell’apertura”. Neanche il tempo di organizzar­e il ricorso in commission­e tributaria che sull’ormai tartassato Pascal si abbatte un’altra intimidazi­one di pagamento relativa all’anno 1998 per 101 mila euro, sempre per presunti compensi maggiori di quelli dichiarati. E anche in questo caso senza che venga annunciato da alcun atto prodromico. Stessa trafila a caccia della documentaz­ione mai ricevuta, identica constatazi­one di “gravi omissioni ed incongruen­ze”. “Se gli atti mi fossero arrivati in modo tempestivo e corretto – insiste l’attore - non avrei avuto motivo per non impugnarli. E avrei dimostrato, come ho fatto per l’accertamen­to relativo al 2000, che la cifra che mi chiedevano era errata”. In primo e secondo grado Pascal Persiano non ha visto riconosciu­te le sue ragioni. E ha perso anche nel grado straordina­rio della revocazion­e ad istanza di parte. “Ora sono in attesa che mi fissino le date dei due processi in Cassazione. Nel frattempo mi hanno ipotecato casa per 400 mila euro mentre sono riuscito a sbloccare il fermo amministra­tivo dell’auto. Io però non mi arrendo, inizio un nuovo procedimen­to in sede civile visto che dopo quello in sede penale non è successo niente». L’uomo ha carattere e non vuole darsi per vinto. Anche se, al momento del commiato, ammette la sua fragilità: «So bene che la mia è una lotta contro i mulini a vento, purtroppo, mi sento come una bomba che cammina, negarti l’evidenza è un sopruso troppo forte. Ora comprendo tutti quei piccoli imprendito­ri che, attaccati dal fisco nei loro beni, hanno preferito togliersi la vita».

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