Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Da «Centovetrine» alla sfida a Equitalia
L’attore salernitano: da 10 anni combatto con gli errori del Fisco
Dai fotoromanzi alla telenovela legale con Equitalia. Non è più «Centovetrine» a cui ha partecipato nel ruolo del cattivo.
Dai fotoromanzi alle telenovele anche se non si tratta di «Centovetrine» a cui pure in passato ha partecipato nel ruolo del cattivo Leonardo Valli. L’incubo seriale di Pascal Persiano, ex divo di «Lancio» e «Grand Hotel», si chiama Agenzia delle Entrate. E’ da oltre un decennio infatti che l’attore salernitano combatte contro quelli che definisce i «macroscopici errori» di Equitalia sui suoi compensi professionali. Una vera e propria guerra, senza esclusione di colpi, che non solo gli ha procurato gravi danni economici («ho un’iscrizione ipotecaria sulla casa per circa 400 mila euro») ma lo ha fortemente minato anche dal punto di vista psico-fisico. «Sono entrato in analisi», inizia a raccontare, seduto al tavolino di un bar. Qualche giovane donna lo riconosce e gli si avvicina per un autografo, mangiandoselo con gli occhi. Lui sorride piacione ma poi, quando la fan si allontana, torna serio: «Ancora oggi mi sveglio di soprassalto alle tre di notte e mi vado a rileggere le carte. Se non avessi avuto vicino la mia famiglia l’avrei già fatta finita». Tutto ha avuto inizio nel gennaio 2006 quando a Persiano viene notificato un accertamento dell’Agenzia delle Entrate relativo all’anno 2000 in cui si presume che abbia evaso circa 80 mila euro di compensi professionali regolarmente percepiti. «Non mi fu difficile impugnare l’atto, dimostrando il contrario, e vincere in primo grado». Era però solo l’inizio di un’odissea: «qualche mese più tardi mi arriva un’intimidazione al pagamento di una cartella di Equitalia relativa all’anno 1999 con cui mi chiedevano 96.400 euro per studi di settore. Rispetto però al precedente accertamento, l’intimidazione non viene preceduta dalla notifica né da nessun altro atto prodromico relativa alla stessa. Io non ricevo assolutamente nulla». Persiano impugna la cartella ritenendola «inammissibile ed improponibile oltreché infondata in fatto e in diritto». Attraverso una serie di accessi all’Agenzia delle Entrate il divo dei fotoromanzi che presto vedremo al cinema nel film horror «Notte nuda» di Lorenzo Lepori, entra in possesso degli avvisi di accertamento mai notificati, «anzi delle loro fotocopie» precisa, e scopre una serie di presunte irregolarità che successivamente denuncia ai carabinieri della stazione di Roma-San Giovanni e alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Roma. «Tutte le notifiche – spiega – sono prive del numero civico, condizione questa che, secondo la Cassazione, le rende non correttamente effettuate. Equitalia deve accertarsi che l’atto pervenga nella sfera di conoscenza del destinatario pena la nullità dell’atto stesso». Ma c’è di più: «Le notifiche risultano tutte in un modo o nell’altro incomplete, prive di timbro dell’ufficio postale o di numero cad (comunicazione di avvenuto deposito) o del bollo o della firma del messo notificatore. In un caso è stata prodotta persino la fotocopia di una busta che riporta delle evidenti manomissioni, strappata lungo la linea posteriore dell’apertura”. Neanche il tempo di organizzare il ricorso in commissione tributaria che sull’ormai tartassato Pascal si abbatte un’altra intimidazione di pagamento relativa all’anno 1998 per 101 mila euro, sempre per presunti compensi maggiori di quelli dichiarati. E anche in questo caso senza che venga annunciato da alcun atto prodromico. Stessa trafila a caccia della documentazione mai ricevuta, identica constatazione di “gravi omissioni ed incongruenze”. “Se gli atti mi fossero arrivati in modo tempestivo e corretto – insiste l’attore - non avrei avuto motivo per non impugnarli. E avrei dimostrato, come ho fatto per l’accertamento relativo al 2000, che la cifra che mi chiedevano era errata”. In primo e secondo grado Pascal Persiano non ha visto riconosciute le sue ragioni. E ha perso anche nel grado straordinario della revocazione ad istanza di parte. “Ora sono in attesa che mi fissino le date dei due processi in Cassazione. Nel frattempo mi hanno ipotecato casa per 400 mila euro mentre sono riuscito a sbloccare il fermo amministrativo dell’auto. Io però non mi arrendo, inizio un nuovo procedimento in sede civile visto che dopo quello in sede penale non è successo niente». L’uomo ha carattere e non vuole darsi per vinto. Anche se, al momento del commiato, ammette la sua fragilità: «So bene che la mia è una lotta contro i mulini a vento, purtroppo, mi sento come una bomba che cammina, negarti l’evidenza è un sopruso troppo forte. Ora comprendo tutti quei piccoli imprenditori che, attaccati dal fisco nei loro beni, hanno preferito togliersi la vita».