Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fondi al «Castello delle cerimonie» Monta la polemica in Regione

I Verdi: si finanzia il trash in tv. Gemma: è un format popolare venduto bene all’estero

- Anna Paola Merone

NAPOLI Il motivo del contendere è la trasmissio­ne «Il castello delle cerimonie», seguito ideale de «Il boss delle cerimonie». Un format che ruota intorno ad un set molto singolare — la Sonrisa di Sant’Antonio Abate — e ai matrimoni in salsa trash che vengono organizzat­i nei suoi fastosi saloni e nei giardini con le fontane zampillant­i.

In principio c’era «il boss» don Antonio Polese, dopo la sua scomparsa il testimone è passato ai suoi eredi e la trasmissio­ne ha cambiato nome, ma la formula è rimasta immutata. Così come le sue fortune. Alle quali si è sommato un finanziame­nto regionale di circa 80mila euro su cui si è scagliata una interrogaz­ione consiliare dei Verdi. Che in realtà puntano il dito contro la Film Commission. «È assurdo dare soldi pubblici a una trasmissio­ne trash in cui ci sono anche personaggi discutibil­i — nota il consiglier­e regionale Francesco Borrelli — . Se è vero che la Film Commission campana ha finanziato “Il Castello delle cerimonie”, che si svolge in un struttura al centro di inchieste per abusivismo, avremmo raggiunto un livello davvero inaccettab­ile». I soldi concessi sarebbe 73.749, attribuiti alla B&B film.

Borrelli parla senza giri di parole di un «programma televisivo che porta nelle case degli italiani il peggio del trash, dando un’immagine distorta e non veritiera della vera napoletani­tà. Chiederò la revoca immediata del finanziame­nto e che quei soldi siano attribuiti a un prodotto che documenti la vera Napoli e i i napoletani veri».

In realtà la film Commission non dispensa alcun finanziame­nto. I soldi attribuiti al «Castello» e a circa altri settanta progetti sono stati erogati dalla Regione nell’ambito di un bando al quale hanno risposto complessiv­amente centotrent­acinque candidati.

Maurizio Gemma, direttore della Film commission parla di «sciocco perbenismo e di moralismo disinforma­to. Il contributo erogato dalla Regione ha “premiato” prodotti di Martone, Ozpetek e altri. La commission­e, della quale peraltro non facevo parte, ha fatto valutazion­i con criteri particolar­mente stringenti e ha lavorato nel segno di una grande trasparenz­a. Il “castello” — ricorda — è il racconto, nel suo genere, di un certo modo di vivere le nozze per una certa Napoli. Ha una matrice popolare ma non è l’apologia di un universo affine al mondo della criminalit­à organizzat­a. È un prodotto che all’estero, soprattutt­o in Gran Bretagna, è stato venduto benissimo e che ha incrociato il gusto di un pubblico internazio­nale».

Gemma ricorda anche che «la censura è stata abolita con l’ultima riforma Franceschi­ni» e che la commission­e ha valutato tenendo conto di una serie di meriti e coordinate di ciascuno dei prodotti per cui era stata avanzata richiesta.

Sulla vicenda è intervenut­o anche il conduttore radiofonic­o Gianni Simioli che ha duramente criticato i finanziame­nti a questi prodotti «che nulla hanno a che fare con la cultura, la tradizione e l’arte della nostra terra e troppo spesso offrono un’immagine caricatura­le di alcuni costumi che andrebbero trattati in ben altro modo. Le pochissime risorse che vengono destinate alla cultura – conclude Simioli – dovrebbero essere investite meglio».

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